NON MI ARRENDO, HO MOLTA FAME
Alle svastiche, croci celtiche e frasi che inneggiano all’odio, lui sostituisce pizze, formaggi o salsicce. Cibo, street artist veronese, non si arrende nemmeno di fronte all’ennesima intimidazione.
È sulla bocca di tutti, e continuare a parlarne è diventato necessario. Perché intimidazioni, ritorsioni, minacce non diventino qualcosa a cui siamo abituati, e le si condanni e soffochi prima che vadano oltre. E perché oltre, a inizio novembre, ci sono andate. Una bomba carta è stata nascosta sotto l’automobile di Cibo, pseudonimo di Pier Paolo Spinazzè, trentasettenne di San Giovanni Lupatoto (Verona), che ha la sola colpa di aver agito contro i messaggi d’odio e vari inneggi al fascismo che imbrattano i muri della città di Romeo e Giulietta e dei suoi dintorni. Fortunatamente, la bomba è scoppiata nella notte, mentre l’automobile era parcheggiata sotto casa. Ma sul suo profilo social, Cibo dimostra di non essersi perso d’animo, anzi: lui non si arrende, ha molta fame.
Da una decina d’anni mi prendo cura della mia città cancellando l’odio di estrema destra che qui a Verona affolla i nostri muri. Così si è presentato ieri sera, ospite del programma Frontiere, condotto da Francesco Di Mare su Rai 1. In un momento storico in cui l’aria sembra farsi sempre più pesante, quella di Cibo è una soluzione semplice e genuina: con l’ingenuità di un bambino toglie voce all’odio a colpi di formaggio. Nella speranza che, come si cancella una svastica da un muro ricoprendola di colore, un giorno si riesca a cancellare anche l’odio dilagante dalla società ricoprendolo di cultura. Perché il cibo, simbolo della tradizione italiana all’estero, rappresenta il piacere, la socialità, la condivisione. È ciò che ci unisce, più di ogni altra cosa.
Più o meno, funziona così: Cibo trova una svastica e la ricopre con un cupcake. Sul suo cupcake ci disegnano una croce celtica. Cibo ricalca i colori del cupcake, e ne aggiunge un altro accanto. Imperterriti, loro proseguono con un’altra croce celtica, questa volta bianca, e due svastiche qua e là. Ma è allora che lo street artist dà il suo meglio: lo sfondo diventa nero, i cupcake si moltiplicano e le tonalità si fanno più marcate. Accanto, sempre la sua firma, con un cuore sopra. Perché chi agisce in buonafede lo fa alla luce del giorno, a volto scoperto, Non vado di notte a disegnare, vado di giorno. Sia perché è importante che gli altri cittadini vedano cosa sta succedendo, sia perché sono i cittadini che sono il mio scudo. Resistere attraverso l’arte. Perché la forza di Cibo non è il murales in sé, quanto la sua costanza nel farli e nel rifarli. La forza di resistere.
E se l’idea di combattere un odio generico non dovesse bastare a spiegarne la persistenza, lo street artist veronese ha una motivazione molto forte: nel 2008, nella sua città è stato ucciso Nicola Tommasoli, un ventinovenne che la sera del primo maggio si rifiutò di cedere una sigaretta a un gruppo di cinque ventenni. Un futile pretesto per scatenare un pestaggio furibondo: tutti gli aggressori erano legati a gruppi di estrema destra.
Gli hot dog “più salsa e meno fascismo”, gli asparagi contro il razzismo, un pandoro contro chi sostiene una Verona di estrema destra, così motivato sul suo profilo Facebook: Pandoro: orgoglio veronese! Leviamoci il saporaccio di fascismo con una paio di fette di pandoro, il dolce tipico di Verona inventato da Domenico Melegatti nel 1894, ma discendente di un dolce che anche Plinio il vecchio citava. VERONA AMA! E sempre con soggetti appartenenti alla sfera alimentare ha risposto ai cori razzisti della curva dell’Hellas-Verona: ricoprendo la scritta Verona a croce celtica con un allegro gruppo di salsicce in fila indiana, che ha battezzato Salam-hellas. Ma il suo attivismo artistico non si limita a combattere odio e violenza: lo street artist si è mobilitato anche contro il cambiamento climatico, come nel caso dei murales che ha voluto regalare alla città di Ancona per la sua sensibilità verso la difesa del mosciolo, un tipo di mollusco riconosciuto quale una delle prime vittime del riscaldamento globale.
Insomma, l’attivismo di Cibo rispecchia perfettamente l’espressione del fare qualcosa nel proprio piccolo, contro un nemico troppo grosso. E poiché la sua azione si è pian piano estesa dal suo comune di residenza a quelli limitrofi, fino a Verona ed altre città d’Italia, Cibo è ormai diventato emblema di una lotta pacifica. Tant’è che sulla sua pagina, a prevalere sui messaggi di odio da parte di chi condivide ottusamente gli ideali racchiusi in una di quelle svastiche, sono le segnalazioni da parte dei suoi followers di luoghi in cui ci sarebbe bisogno di un suo intervento. Richieste a cui lui risponde prontamente, e che soddisfa ove possibile.
Chi vuole supportarlo, oltre a mandargli messaggi di sostegno, può anche aiutarlo nel finanziare i suoi lavori, che nella maggior parte dei casi sono realizzati senza la richiesta di un compenso, ma come volontario soccorso a scuole, cittadini o comitati di quartiere. La pagina di Cibo sulla piattaforma online Patreon esiste per questo: lì l’artista condivide gli ultimi lavori e invita chi ne ha voglia a donare un piccolo contributo in denaro per l’acquisto di colori e materiali da disegno.
Ho imparato a usare l’ironia contro queste persone, perché se tu le porti nel tuo campo loro non vinceranno mai. Non a caso, all’ennesima scritta poco edificante, Cibo sostituisce una caprese: un piatto semplice, italiano, che racchiude in sé tutti i colori della bandiera nazionale: come può un fascista imbrattare un tricolore?