Sublimi Anatomie, a Roma dal 22 ottobre 2019 al 6 gennaio 2020, analizza il corpo umano nel dettaglio con un approccio a cavallo tra arte e scienza.
Ci troviamo nel bel mezzo dell’eclettica Roma umbertina, sul declivio brioso e trafficato di Via Nazionale, esattamente davanti all’ampia scala del Palazzo delle Esposizioni dall’imponente architettura neoclassicheggiante, storica sede delle quadriennali romane, ideato nella seconda metà dell’800 da Pio Piacentini, uno degli architetti più attivi nella neocapitale in quello scorcio di secolo.
La mostra che ci accingiamo a visitare ha un titolo accattivante che ha esercitato un potere vagamente ipnotico sulla nostra curiosità insaziabile: Sublimi Anatomie. Dove quel “sublime” richiama il ricordo delle speculazioni estetiche del ‘700, ma un filosofo dei nostri giorni, Remo Bodei, ne ha tentato una definizione attualizzante:
“Il sublime non è altro che quell’eccedenza di senso, quell’invisibile ultravioletto verso cui ci spostiamo ogni volta che cerchiamo di sporgerci, trasformandoci, verso gli estremi e inesplorati confini della nostra esperienza”
E il trait d’union con il secondo termine dell’accattivante binomio lo rintracciamo in uno dei pannelli di sala che riporta una definizione di Melantone, l’umanista tedesco amico di Lutero: “l’Anatomia è l’inizio della Teologia, è il punto d’accesso all’agnizione di Dio”. Nella rotonda centrale troviamo allestito un teatro anatomico, struttura storicamente adibita alla dissezione di cadaveri a scopo didascalico o spettacolare (sappiamo che la dissezione era, in antico, pratica diffusa tra gli artisti): ma in questo caso i corpi sono vivissimi e si offrono con generosa pazienza a chi del pubblico voglia cimentarsi con il disegno dal vero. Le sei sale che simmetricamente divergono dalla rotonda propongono un dialogo serrato tra arte e scienza medica: antichi atlanti anatomici corredati da incisioni e dipinti; manichini anatomici ottocenteschi in cartapesta; preziose ceroplastiche provenienti dalla Specola, il prestigioso Museo di Storia Naturale di Firenze; opere di artisti contemporanei che si sono confrontati con l’intus anatomico: tra questi Giuseppe Penone, Gastone Novelli, Pino Pascali, il cinese Chen Zhen.
Vagando nel numeroso pubblico della serata inaugurale raggiungiamo uno dei curatori, Laura Perrone a cui chiediamo lumi sugli intenti della mostra. “In un’epoca in cui tutta la realtà è sempre più filtrata da dispositivi tecnologici – ci spiega- abbiamo scelto di rimettere al centro la sensibilità del corpo e quindi la capacità di riguardare dentro la nostra profondità, dentro gli spessori e le superfici del corpo. Il modo migliore per farlo era partire dalla storia dell’anatomia perché l’anatomia è stato quel territorio in cui arte e scienza hanno da sempre trovato un terreno comune, dato che il medico aveva bisogno dell’artista per fissare l’osservazione di ciò che vedeva al momento della dissezione”. La interroghiamo quindi sul criterio di scelta delle opere contemporanee. “Sono artisti che reinterpretano il corpo da prospettive totalmente contemporanee sia nell’aspetto concettuale che nella scelta e nell’impiego dei materiali. Berlinde De Bruyckere, ad esempio, parte dalla tecnica antica della lavorazione della cera, se ne appropria e crea questi corpi che in realtà sono degli universi”.
*Statua femminile giacente che dimostra i vasi lattei delle intestina crasse, del fegato, dell’utero e dei polmoni, XVIII sec., cera, Ph. Saulo Bambi -Sistema Museale dell’Università degli Studi di Firenze
Scheda tecnica
Dal 22 ottobre 2019 al 6 gennaio 2020
Sublimi Anatomie
a cura di: Andrea Carlino, Philippe Comar, Anna Luppi, Vincenzo Napolano, Laura Perrone
promossa da: Roma Capitale, Assessorato alla crescita culturale; Azienda Speciale Palaexpo
organizzata da: Azienda Speciale Palaexpo
Comitato scientifico: Vincent Barras, Massimo Bray, Chiara Cappelletto, Maria Conforti, Ester Coen, Fernando Ferroni, Adelina Cüberyan von Fürstenberg
Palazzo delle Esposizioni
via Nazionale 194, Roma
Info: tel. 06 39967500; www.palazzoesposizioni.it