‘Da Tiziano a Bacon. Dialoghi a Sutri’. Vittorio Sgarbi, sindaco di Sutri, regala, in occasione del Caffeina Christmas Village, l’ingresso gratuito alla mostra da lui curata e ospitata nelle sale dello splendido Palazzo Doebbing appena restaurato. Da vedere, ecco perché.
Tempo di calendari dell’Avvento, addobbi e mercatini. Perfino la nota irriverenza del Professor Vittorio Sgarbi si lascia avvolgere dalla calda atmosfera natalizia. Del resto, il pittoresco borgo di Sutri -del quale lo storico d’arte è sindaco dal 2018- in questo periodo dell’anno sembra un piccolo presepe e non può lasciare indifferente nemmeno chi della bellezza ne ha fatto il proprio lavoro.
Ecco quindi che in occasione del Caffeina Christmas Village– il villaggio natalizio allestito a Sutri fino al 6 gennaio – Vittorio Sgarbi, apre le porte del Museo di palazzo Doebbing che ospita la mostra “Da Tiziano a Bacon. Dialoghi a Sutri”, offrendo l’ingresso gratuito, come regalo di Natale dell’amministrazione, a quanti visiteranno la città. Saranno inoltre sorteggiati ogni mille visitatori 20 cataloghi dell’esposizione: uno ogni 50 nella serie progressiva del biglietti.
L’esposizione è composta da 11 piccole mostre in dialogo tra loro. Il concetto è l’assenza di un concetto che non sia la contemporaneità dell’arte di ogni tempo. Da Tiziano fino a Bacon, l’allestimento della mostra scorre come un flusso continuo. Lo avverti mentre passeggi per le sale del palazzo restaurato. In un’atmosfera sospesa, il flusso continuo ti avvolge, ti guida a inaspettati e sorprendenti accostamenti o affascinanti contrasti.
Suggestioni che consistono in molteplici dialoghi -da qui il nome della mostra- alcuni consolidati (ad esempio, Ligabue e Rousseau, Bacon e Pirandello), altri inaspettati. Tutti intimamente legati tra loro. Come il richiamo della virginale potenza della natura in Rousseau – presente in mostra con un capolavoro assoluto, “La Charmeuse de serpents” – e Ligabue.
Quest’ultimo legato però anche da quel sottile filo rosso della psiche che lo accomuna – soprattutto riguardo al tema dell’autoritratto – al tormento di un Bacon, di un Pirandello o di un Rosai. E quanto a Bacon, scoprire l’influenza esercitata da Ottone Rosai sulla sua vicenda artistica sarà una piacevole sorpresa. L’accostamento tra i due rende evidente quanto aveva del resto ammesso lo stesso pittore di origine irlandese:
“Non esito a fare il nome di Ottone Rosai, uno fra i più grandi pittori di questo secolo: soprattutto gli autoritratti e i nudi che egli ha dipinto, gli uni all’inizio, gli altri alla fine degli anni Quaranta, hanno generato in me profonde riflessioni e non pochi trasalimenti”.
Bacon che condivideva invece con Pirandello il destino segnato da un padre dispotico e ingombrante. Le opere in mostra esprimono la lotta estenuante con i propri demoni interiori seppur con esiti espressivi completamente diversi. Come scrive Sgarbi, riferendosi agli autoritratti presenti in mostra del pittore italiano:
” Sono documenti di una crisi non risolta ma composta, non gridata, all’opposto della devastazione dei volti di Francis Bacon, e piuttosto affine all’umore nero di Lucian Freud, tra malinconia, inquietudine e depressione”
Quanto ai disegni di Bacon che occupano la sala al pian terreno del palazzo, rappresentano una sorta di partita finale dell’artista con se stesso e le sue opere giovanili. Disegni e pastelli di grandi dimensioni non destinati ad essere esposti al pubblico ma come dono dell’amico Lovatelli Rovarino e che, proprio per questo motivo, rappresentano un inedito e importante tassello della vicenda artistica di Bacon.
Del resto ai tormenti di certi artisti ‘maledetti’ come Ligabue, Pirandello e Rosai, possiamo anche accostare le opere forti, intense e drammatiche di Ernesto Lamagna, uno degli scultori contemporanei più importanti del nostro paese, che vanta importanti sculture pubbliche – soprattutto a tema religioso- in tutto il mondo. Sgarbi ha disseminato le sue potenti opere plastiche lungo tutto il percorso di mostra, suggerendo anche inaspettati dialoghi con le opere degli altri artisti.
Sculture fortemente simboliche, dove non manca quasi mai il melograno, simbolo di nuova vita e il tema della maschera di pirandelliana memoria. Una maschera che raffigura anche, appunto, un conflitto interiore dell’artista che rappresenta se stesso nelle viscere delle fragilità e delle miserie umane.
Tuttavia, le suggestioni espressioniste lo accostano anche a Renato Guttuso, presente in mostra con le preziose opere della Collezione Lino Mezzacane che dopo il Guggenheim di New York e il Pushkin di Mosca, approdano al Palazzo Doebbing di Sutri. Tra le opere -splendido il ritratto della moglie di Renato, Mimise- troverete anche il bozzetto della Vucciria.
Dialoghi per accostamenti e suggestioni ma anche per contrasti, Come le due pale francescane messe a confronto, quella di Tiziano (Estasi di San Francesco), di fronte a quella di Scipione Pulzone ( l’Immacolata). La prima di una sconvolgente modernità che apre a El greco e l’altra classicissima e rigorosa.
Impreziosiscono la mostra le fotografie di Carlos Solito, “A chent’annos”, e i dipinti sospesi di Luca Crocicchi ‘Passaggio a Sutri”.
Le mostre non finiscono qui. Ricordiamo infatti che all’apertura della mostra è stato inaugurato anche il Museo di Arte Antica e di Arte Sacra che costituisce la parte espositiva permanente del museo di Palazzo Doebbing, e ospita i tesori dell’antica Sutri. Tra le preziose opera spicca lo splendido Efebo di Sutri, la piccola e incantevole scultura in bronzo del I secolo d.C. ritornata ‘a casa’ nel 2016 dopo essere stata conservata nel Museo Nazionale Romano. Il giovane intento a specchiarsi si confronta divinamente con la giovinetta dai seni acerbi di Lamagna.
La rassegna dell’ingresso gratuito durerà fino al 6 gennaio, la mostra fino al 20 gennaio.