Tra imponenti colonne dorate e linee prospettiche delineate da piastrelle brillanti dai colori cangianti, Elie Tass (Gand, 1981), coreografo e ballerino belga-libanese, porta in scena la performance Entrata d’emergenza negli spazi del Deposito di Fondazione Prada.
Legato alla compagnia Lesballet C de la B, fondata da Alain Platel nel 1984, Tass, Elie Tass riproduce nella sua ricerca personale i principi di comunità popolare, anarchica e impegnata nel sociale che stanno alla base del lavoro del suo mentore Platel e li interseca con il suo particolare linguaggio concentrato sul corpo del performer e il dialogo con lo spazio che lo circonda, dando così vita a una forma espressiva e performativa originale.
Entrata d’emergenza è una performance sviluppata dal coreografo in collaborazione con la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano coinvolgendo quindici neodiplomati e studenti del Corso Danzatore e proposta già questo autunno in occasione della rassegna di prosa e danza, realizzata dalla stessa Scuola, “MORSI 2019”.
Inizialmente concepita per uno spazio circolare, la pièce presentata lo scorso venerdì da Fondazione Prada è stata reinterpretata da Tass in chiave site specific e reimpostata in modo da essere posta in relazione con SunInlays, l’originale e vivace allestimento realizzato da OMA/AMO per lo spazio multifunzionale del Deposito.
Attraverso Entrata d’emergenza, Tass mira a esplorare la dialettica tra il nostro interno e l’esterno, due spazi che sono i soggetti di un processo di continua e reciproca contaminazione, e l’eventuale attraversamento o rottura del confine presente tra questi due spazi, tanto a livello fisico quanto mentale, tanto a livello personale quanto collettivo. Ciò che viene messo in gioco a livello coreografico è quindi la capacità dei quindici corpi, tramite movimenti che portano agli estremi la loro resistenza fisica, di incontrarsi, unirsi e allo stesso tempo dissociarsi, di emettere energia, e di instaurare uno scambio continuo e costante con il loro esterno, sia esso lo spazio in cui sono immersi o il pubblico che li osserva.
Come lo stesso Tass racconta, la coreografia si è rivelata “come una sorta di pellegrinaggio fisico in cui si tenta di sciogliere, gradualmente e a volte con forza, gli strati dei nostri corpi individuali e collettivi, siano essi degli artisti o del pubblico. Incitando il corpo attraverso lo spazio e l’energia attraverso il corpo, la performance punta a diventare un’opera fatta di sovrapposizioni fisiche, emotive ed energetiche, affinchè questi strati possano essere riallineati in modo più vivace e carnale.”
Il momento in cui più è chiaro e diretto l’intento di questa coreografia è sicuramente il momento del vocalizzo. I quindici interpreti sono schierati, compatti, sotto una luce dorata, e una vibrazione modulata, delicata e allo stesso tempo dirompente nasce dalle corde vocali di quel corpo ormai unificato e si fa strada nello spazio così vasto del Deposito per arrivare allo spettatore e, una volta raggiunto, per attraversare la sua “entrata d’emergenza”, penetrando i suoi strati, dall’esterno fino al difficile interno del sensibile.
Tra la vivacità dei colori dell’allestimento di Rem Koolhas, tra momenti di follia, di estasi, tra fremiti, vibrazioni e dolci carezze, come a bordo di una giostra emotiva, Tass è riuscito ad accompagnare i quindici giovani performer e il pubblico nel suo “pellegrinaggio”unico e affascinante alla scoperta dell’incontro con l’umanità.