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Chiara Mu, listen to me. Suggestiva performance asensoriale/ipersensoriale al Macro di Roma

Chiara Mu, listen to me, Macro Asilo, Roma Chiara Mu, listen to me, Macro Asilo, Roma
Chiara Mu, listen to me, Macro Asilo, Roma
Chiara Mu, listen to me, Macro Asilo, Roma

L’artista Massimo Mazzone racconta ad Artslife l’esperienza del progetto di Chiara Mu. Un “viaggio tattile nell’immaginario di chi non vede” con performer cieche che prendono per mano gli spettatori al buio

Esistono molti modi di intendere la performance, molte scuole e stili, molte analisi che tendono a classificare e organizzare questa arte basata sul corpo che non è teatro né rito. Quella che Chiara Mu ha realizzato al Macro Asilo è forse una delle cose – in ambito relazionale – più emozionante e intensa alla quale abbia mai partecipato. Presentato come un “viaggio tattile nell’immaginario di chi non vede”, il progetto ha coinvolto cinque performers cieche dalla nascita (Simona Cassano, Veronica Cosimelli, Rosanna D’Amato, Giuditta Greco, Francesca Inglese): l’artista con loro ha investigato l’immaginario di chi si suppone non conosca immagini, ma che invece possiede intense immaginazioni, e insieme lo hanno trasformato in un linguaggio simbolico tattile e corporeo in grado di restituire ai visitatori un discorso non verbale.

Chiara Mu, listen to me, Macro Asilo, Roma
Chiara Mu, listen to me, Macro Asilo, Roma

Lasciarsi prendere per mano, chiudere gli occhi, affidarsi all’altro senza più vedere, armonizzare nell’oscurità il proprio passo, il proprio respiro a quello altrui e lasciarsi toccare; non è semplice nella vita adulta, lasciarsi prendere per mano, lasciarsi guidare, serve una cornice di fiducia, questa si cieca. Questo processo si è svolto nelle scorse settimane nell’Ambiente 2 del museo Macro mediante un laboratorio permanente, chiuso al pubblico: le performers hanno dialogato con un visitatore alla volta del museo, restituendo le elaborazioni tattili e realizzando ogni giorno molteplici performances aperte a tutti. I visitatori hanno dunque accettato di varcare la tenda che li separava dal resto, di rispettare il silenzio imposto e vivere un mutuo scambio fatto di corpi, insieme intimi ed alieni, che si sono incontrati ed accolti nella penombra, sperimentando il fenomeno di guadagnare un centro grazie al contatto con l’altro, guadagnare un abbandono ed un ascolto profondo del sé.

Chiara Mu, listen to me, Macro Asilo, Roma
Chiara Mu, listen to me, Macro Asilo, Roma

Le parole come CONTATTO e ASCOLTO sono fondamentali in questo contesto, ascoltare i corpi nel buio, percepire la tensione di una comunicazione non verbale, significa abbandonare la logica corrente e entrare in un flusso differente. Esiste un filone di arte cieca, esistono sperimentazioni tra le più disparate, da dialogo nel buio dell’Istituto dei Ciechi di Milano alle sculture per ciechi di Brancusi, dalle sperimentazioni eventualiste di Giovanni Di Stefano sulla deprivazione visiva a quelle di Nicoletta Braga, fino alle molte associazioni del libro parlato tutte incredibilmente interessanti. La cecità è metafora che cresce rigogliosa nel solco di una tradizione di poesia e letteratura che va da Omero a Mannerini, da Wells a Saramago ma questo ambiente della Mu coglie questa letteratura sviluppando e trascrivendo le sue energie nella danza del mondo oscuro, vivere quell’ambiente è stata una esperienza profondissima.

Massimo Mazzone

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