In occasione del ventennale dall’apertura della prima sede delle Gallerie d’Italia a Vicenza, arriva dal Museo Statale di Belle Arti Puškin di Mosca, il capolavoro di Paul Gauguin Eiaha Ohipa del 1896. Visitabile fino l’8 marzo 2020.
“Parto per starmene tranquillo, libero dalla civiltà. Voglio fare dell’arte semplice, molto semplice; per questo ho bisogno di ritemprare le mie forze a contatto con la natura ancora vergine, di vedere solo selvaggi e vivere la loro vita, senz’altra preoccupazione che tradurre con la semplicità di un bambino le fantasie della mente con gli unici mezzi veri ed efficaci: quelli dell’arte primitiva”. Con queste intenzioni Paul Gauguin parte per Tahiti nell’inverno del 1891. La volontà di trovare e restituire nell’arte e nella pittura una condizione primaria dell’essere umano, alieno dal progresso tecnologico e quindi più vero nella sua condizione esistenziale era così profonda e radicata in Gauguin da spingerlo a lasciare a Parigi per trovare quello che stava cercando. L’impatto con quello che doveva essere un paradiso esotico e incontaminato si rivelerà deludente. L’isola e i suoi abitati erano già stati fortemente colonizzati e assoggettati ai costumi europei e la purezza che andava cercando il pittore era ormai contaminata e non più così visibile. Il soggiorno, inoltre, si rivelerà più complicato e travagliato del previsto a causa delle difficili condizioni economiche e di salute del pittore. Ma i capolavori trovarono comunque la strada, tramite la pittura, per arrivare sulla tela. Il dipinto Eiaha Ohipa (Non fanno nulla. Tahitiani in una stanza) del 1896, ospitato eccezionalmente alle Gallerie d’Italia in occasione della rassegna Ospiti Illustri per celebrare i vent’anni dall’apertura dell’istituzione museale, è certamente uno dei lavori più significati e importanti di quel periodo.
L’opera che attualmente fa parte della collezione del Museo Statale di Belle Arti Puškin, venne acquistata nel 1906 dal mercante e collezionista Sergej Ščukin, già titolare di una notevole raccolta di Monet, ma che a partire dal 1903 si appassiona all’opera di Cézanne e soprattutto Gauguin. Eiaha Ohipa risale al secondo soggiorno dell’artista a Tahiti ed è stato realizzato nella casa che si era costruito a Punaauia. Il taglio e la posa delle due figure sono presi in prestito da i bassorilievi del tempio di Boroboudour a Giava, nonostante questa iconografia composita e colta i protagonisti del dipinto sembrano completamente immersi nel mondo naturale che li circonda. I colori contrastati rendono la composizione favoleggiante e profonda. Un artificio artistico per ricostruire una esoticità sempre meno presente in quella popolazione. Nonostante ciò Gauguin sa non di far parte di quel mondo, che il suo è solo uno sguardo esterno. Infatti Eiaha Ohipa lo troviamo ritratto sullo sfondo, lontano, cosciente del suo ruolo e dei suoi limiti nella comprensione di una cultura così distante dalla sua e ormai, dal suo punto di vista, impura.
Paul Gauguin. Tahitiani in una stanza
30 novembre 2019 – 8 marzo 2020
Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari
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