La Purezza della Misericordia, La Libertà della Compassione, La Rinascita della Vita, La Liberazione della Passione. Dal 21 dicembre la Cappella del Pio Monte della Misericordia accoglie l’allestimento permanente di quattro sculture in corallo rosso di Jan Fabre (Anversa, 1958). Il progetto, a cura di Melania Rossi, conferma l’interesse da parte dell’istituto di porre in dialogo antico e contemporaneo.
Dopo il recente successo, il Pio Monte della Misericordia di Napoli propone un poker di installazioni in corallo rosso sempre a cura di Melania Rossi (reduce dal successo di critica e visitatori per Oro Rosso). L’istituzione ha deciso di ripetere, questa volta in modo permanente, un allestimento scultoreo che si fonde così bene sia dal punto di vista estetico-formale sia in senso spirituale con la chiesa.
Le opere sono state concepite da Jan Fabre appositamente per l’istituzione napoletana, pronte per essere posizionate nelle quattro nicchie già esistenti nelle cappelle laterali. Le sculture sono in corallo rosso, un colore dalle connotazioni simboliche ben precise, che acquisisce ancora più valore in uno stimolante dialogo con i dipinti seicenteschi in loco. Anche la scelta del corallo – materiale naturale e al contempo prezioso – non è casuale, ma rimanda alla produzione artistica della storia di Napoli. Il focus tematico delle opere è il cuore, elemento simbolico che incarna perfettamente la doppia valenza della religione: fisicità e spiritualità.
Le sculture riproducono, infatti, quattro cuori, ognuno dei quali è legato a un soggetto differente. La Purezza della Misericordia con il giglio, attributo dell’immacolata purezza di Maria e la mascella d’asino come metafora direttamente prelevata dalle Sette Opere di Misericordia di Caravaggio (1606 -1607) per indicare l’atto di “dare bere agli assetati”. La Libertà della Compassione presenta la colomba, simbolo dello Spirito Santo, e rinvia al San Paolino che libera lo schiavo di Giovan Bernardo Azzolino (1626-1630).
La Rinascita della Vita con l’edera, figura della resurrezione e della vita eterna, che avvolge la croce, simbolo centrale del cristianesimo e albero della vita, intende porsi in dialogo con la Deposizione di Luca Giordano (1771). La Liberazione della Passione nella quale la torcia, emblema di illuminazione e di speranza, e la chiave, simbolo di San Pietro e della porta del regno dei cieli, si pongono in rapporto con il San Pietro che resuscita Tabithà di Fabrizio Santafede (1611).
La pubblicazione che affianca il progetto espositivo, edita da Electa Mondadori e a cura di Melania Rossi, contiene testi di Luigi Pietro Rocco di Torrepadula, Gianfranco D’Amato e Vincenzo Liverino, saggi di Stefano Causa, Bianca Cerrina Feroni, Dimitri Ozerkov, Melania Rossi, Els Wuyts, oltre ai disegni collage realizzati dall’artista.