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Il nostro Gauguin? È un falso. L’onestà del Getty Museum sulla scultura Tête à cornes

Particolare della Tête à cornes finora attribuita a Gauguin Particolare della Tête à cornes finora attribuita a Gauguin
Particolare della Tête à cornes finora attribuita a Gauguin
Particolare della Tête à cornes finora attribuita a Gauguin

La scultura attribuita a Gauguin venne acquisita dal Getty nel 2002, per una cifra rimasta segreta, ma che molti ipotizzano vicina ai 4 milioni di dollari

Non è una bella figura, sia su un piano di immagine, sia da un punto di vista finanziario. Eppure un briciolo di onestà intellettuale, assieme alla presa di coscienza che tanto, prima o poi, la verità verrebbe a galla, porta un museo a fare quello che ora, obtorto collo, ha dovuto fare il Getty Museum di Los Angeles. Ovvero annunciare che un’importante scultura esposta con grande risalto nelle proprie sale, è falsa. Si tratta della Tête à cornes finora attribuita a Paul Gauguin, e come tale dal 2002 – anno in cui fu acquisita dal museo, e di conseguenza per certi versi accettata come autentica – esposta in molte mostre alla Tate Modern di Londra, alla National Gallery di Washington, al MoMA di New York e anche al Mudec di Milano.

La Tête à cornes finora attribuita a Gauguin
La Tête à cornes finora attribuita a Gauguin

Il museo californiano l’acquistò dalla galleria Wildenstein di New York, per una cifra rimasta segreta, ma che molti ipotizzano vicina ai 4 milioni di dollari. I primi sospetti si basarono sul fatto che l’opera, a differenza di altre pur rare sculture di Gauguin, non fosse firmata, e che fosse posta su un basamento, altro unicum nella produzione dell’artista. Poi alcuni ricercatori individuarono una fotografia che la ritraeva, scattata alle Isole Marchesi nel 1894, anno in cui però Gauguin era a Parigi. Ora Tête à cornes è stata tolta dal percorso espositivo, ma resta conservata nei magazzini del Getty, sottoposta ad analisi che si concentrano anche sul legno di Sandalo con cui fu realizzata, per cercare di stabilirne la provenienza.

http://www.getty.edu

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