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Steve McQueen alla Tate. In attesa della mostra a Pirelli HangarBicocca

Steve McQueen Tate Steve McQueen Charlotte, 2004 Fotogramma Film 16mm, proiezione continua © Steve McQueen. Courtesy l’artista, Thomas Dane Gallery e Marian Goodman Gallery
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Steve McQueen, Charlotte, 2004, Fotogramma, Film 16mm, proiezione continua, © Steve McQueen. Courtesy l’artista, Thomas Dane Gallery e Marian Goodman Gallery

Inagurerà il 13 febbraio la mostra antologica dedicata all’artista, nonchè Premio Oscar, Steve McQueen alla Tate Modern. Quattordici opere tra film, fotografia e sculture che ad ottobre saranno visibili a Pirelli HangarBicocca.

Negli ultimi venticinque anni McQueen ha influenzato in maniera decisiva il modo di utilizzare ed esporre il medium filmico. È stato autore non solo di alcuni dei più rilevanti lavori legati all’immagine in movimento, realizzati per spazi espositivi, ma anche di quattro lungometraggi per il cinema, Hunger (2008), Shame (2010), 12 anni schiavo (12 Years a Slave) (2013) e Widows (2018). Celebrato per la sua visione potente e senza compromessi, Steve McQueen (n. Londra, 1969) crea opere che affrontano questioni pressanti della rappresentazione, dell’identità e della storia. L’esposizione sarà un’occasione senza precedenti per sperimentare la profondità della carriera di McQueen nell’arte visiva, per la prima volta da quando ha ricevuto il prestigioso Premio Turner, nel 1999.

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Steve McQueen Static, 2009 Still da video Film 35 mm a colori, trasferito su video HD, suono, 7 min 3 sec, loop © Steve McQueen. Courtesy l’artista, Thomas Dane Gallery e Marian Goodman Galler

La mostra coprirà un arco temporale che parte dal 1992 con l’opera Exodus, una riflessione sulla migrazione e sul multiculturalismo di Londra, sua città natale, girato con una videocamera Super 8, e approda a Year 3, l’ultima opera realizzata dall’artista, un ritratto degli alunni del terzo anno di scuola londinese. Il percorso espositivo si snoderà attraverso opere intime come 7th Nov. 2001 nel quale il cugino dell’artista, Marcus, racconta il tragico giorno in cui ha sparato ferendo accidentalmente in modo grave il suo stesso fratello, fino a toccare tematiche più universali e pressanti come nel lavoro Ashes un commovente omaggio alla memoria di un giovane pescatore che l’artista ha incontrato e filmato a Grenada nel 2002, ucciso dai trafficanti di droga l’anno successivo.

 

 

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