Vicino l’Ambasciata d’Egitto a Roma compare un murale di Laika. La street artist romana chiede ai media di tenere alta l’attenzione sul caso di Patrick George Zaki: abbracciato da Giulio Regeni
L’appello di Laika
I giornali ne parlano pochissimo ma la polizia egiziana ha arrestato un ragazzo di nome Patrick George Zaki @patrickoo91, ricercatore dell’ @unibo, noto per il suo impegno nel campo dei diritti umani e #LGBT. È accaduto venerdì scorso mentre si trovava in Egitto e, stando a quanto riferito dal suo avvocato, Patrick è stato sottoposto a torture da parte della polizia. La paura che accada ciò che hanno fatto a #giulioregeni è tanta. #freepatrick #veritapergiulioregeni
Questo il messaggio attraverso il quale la street artist Laika ha presentato sul suo account Instagram il suo ultimo murale apparso a pochi passi dall’Ambasciata d’Egitto, in via Salaria.
Nei mesi scorsi la street artist – che indossa una maschera, quindi della sua identità al momento non si sa molto – era già stata protagonista di varie incursioni sui muri della Capitale. A partire dal murale di maggio dedicato all’allora Capitano della Roma Daniele De Rossi, fino a quello di qualche giorno fa in difesa della comunità cinese di Roma.
“Stavolta andrà tutto bene“, questo il titolo dell’opera, si riferisce al legame tra la vicenda di Patrick – ricercatore dell’Università di Bologna – e Giulio Regeni. Alla speranza che la comunità internazionale e ogni cittadino nel suo piccolo, facciano sentire la propria voce. La parola araba davanti le due figure di Patrick e Giulio è “hurryia“, ovvero “libertà”.
La petizione di Amnesty International
Il ricercatore di 27 anni era partito da Bologna, dove frequenta un master sugli studi di genere, alla vota della sua città natale in Egitto (Mansoura) per un periodo di vacanza ma poi è stato bloccato all’alba di venerdì. L’accusa – a quanto si apprende dalle poche notizie in circolazione – sarebbe quella di diffondere “false notizie che disturbano l’ordine sociale”, e altri capi d’imputazione. Lo riferisce Amnesty International, che riporta la nota stampa dell’associazione Iniziativa egiziana per i diritti della persona (EIPR).
In queste ore si moltiplicano le iniziative affinché quell’abbraccio immaginario si traduca in qualcosa di reale. Su change.org è possibile firmare una petizione.
La presa di posizione più importante è però appunto quella di Amnesty International, che ha chiesto a tutti di firmare un appello (anche attraverso Facebook). Potete leggere il testo QUI
In molti, soprattutto tramite i social, chiedono che l’Italia e l’Università di Bologna facciano sentire la propria voce. In particolare hanno chiesto un intervento del governo italiano molti studenti di Bologna, che per l’occasione hanno organizzato un flash mob.
Anche la pagina Facebook “Giulio siamo noi” sta cercando in tutti i modi di dare il proprio apporto. Un gruppo di volenterosi che da quattro anni, ogni giorno, non smette di chiedere verità e giustizia per Giulio Regeni.