Simone Peterzano, allievo e maestro. Inaugura a Bergamo Tiziano e Caravaggio – in Peterzano, dedicata all’artista dall’Accademia Carrara. Grazie a prestigiosi prestiti nazionali e internazionali, dal 6 febbraio al 17 maggio sarà possibile ammirare la prima mostra incentrata sulla figura di un artista troppo spesso oscurato dalla fama dei suoi noti predecessori e successori.
L’Accademia Carrara di Bergamo apre l’anno con una mostra frutto di studio, di una riscoperta iniziata relativamente poco tempo fa con un colpevole ritardo. Sotto i riflettori Simone Peterzano, allievo di Tiziano a Venezia e maestro di Caravaggio a Milano, poco considerato o addirittura dimenticato per anni, tanto che tra le fonti il suo nome ricorre più volte riportato in modo errato, nonostante non manchino le notizie sul suo magistero nelle Rime composte nel 1587 dallo storico milanese Giovan Paolo Lomazzo.
Una riscoperta iniziata nel ‘900 con Roberto Longhi che, oltre ad avergli attribuito il ciclo pittorico della Certosa di Garegnano (fino ad allora considerato opera di Daniele Crespi), dedicò la sua attenzione a Peterzano in un saggio sui precedenti di Caravaggio (1929). A questi primi segni di riconoscimento sono poi seguiti gli studi di Mina Gregori, che nel 1990 è arrivata ad attribuire a Peterzano Venere e Cupido con due satiri in un paesaggio. Una riscoperta nata inizialmente come conseguenza dello studio di Caravaggio, che ha però poi assunto una sua autonomia nel momento in cui è divenuto evidente quanto il suo contributo sia stato originale e fondamentale nello sviluppo dell’arte italiana successiva.
Simone Peterzano (1535 circa – 1599) nasce da una famiglia bergamasca ma inizia la propria formazione a Venezia, dove entra nella cerchia di Tiziano, a cui rivendica con orgoglio l’appartenenza, firmando i propri quadri come “Titiani alumnus”. Sono anni ferventi nella Serenissima, e il giovane Simone entra in contatto con i grandi maestri del tonalismo veneto, Veronese, Paris Bordon e Tintoretto. Al periodo veneziano è dedicata una delle nove sezioni della mostra, dove si ripercorrono gli anni di formazione del pittore. L’influsso dell’Annunciazione di Tiziano è evidente in quella di Peterzano, anche se i tratti peculiari di quest’ultimo risultano già riconoscibili. Il carattere algido e raffinato delle sue figure emerge chiaramente dai confronti proposti in mostra, come quella tra la sua Venere addormentata, collocata tra quella decisamente più sensuale di Tintoretto (Venere Vulcano e Marte, 1551/52) e una mesta Madonna col Bambino di Veronese (1555/60).
Dopo la giovinezza passata a Venezia, nel 1572 Peterzano lascia la laguna alla volta di una Milano pienamente avvolta dal clima controriformista, il cui portavoce si identifica nella figura di Carlo Borromeo. È qui che si trasforma da un semplice “alumnus” a maestro affermato, avviando una sua bottega e dedicandosi a grandi opere pubbliche. Nonostante l’immediata adesione al canone lombardo, fatto di attenzione per il dettaglio e resa naturalistica dei soggetti, Peterzano non rinnega quanto appreso in gioventù, e la sua arte diventa una sorta di ponte tra Milano e Venezia, tra il tonalismo dei Tiziano e le eleganti scene di genere di Bernardino Licinino, tra due maniere apparentemente agli antipodi e inconciliabili.
Oltre ai temi letterari (Angelica e Medoro) ed erotici, Peterzano si dedicò anche alla rappresentazione di scene religiose. Un meraviglioso esempio sono i due telerei creati per la chiesa milanese dei santi Paolo e Barnaba che aprono il percorso espositivo di Bergamo. Freschi di restauro, le monumentali opere raccontano episodi tratti dalle storie dei santi con un’efficacia narrativa e una ricchezza coloristica degne di nota. Per quanto riguarda invece le scene di genere, sembra che Peterzano sia stato un vero e proprio pioniere di quelle a tema musicale, inventore di un’allegoria della musica come donna con lo sguardo rivolto verso l’alto accompagnata da un putto musicante.
Il ruolo di ponte -tra Venezia e Milano, tra il Cinquecento e il Seicento- che Peterzano ha svolto si può capire considerando l’opera del suo allievo più celebre. Entrato a bottega nel 1584, Caravaggio studia con Peterzano per quattro anni, durante i quali fa propri lo stile e i temi del maestro, sviluppandoli poi per dar vita alle opere rivoluzionarie universalmente riconosciute come assoluti capolavori.
Una parabola ricca di citazioni e rimandi, che i quattro curatori (Simone Facchinetti, Francesco Frangi, Paolo Plebani e Maria Cristina Rodeschini) hanno saputo mostrare in tutta la sua complessità. Tra le sezioni della mostra emergono tutte le diverse sfaccettature della pittura di Peterzano, dalla formazione alla maturità, dalle scene erotiche a quelle letterarie, dai disegni alle grandi pale. Una riscoperta degna di essere intrapresa e portata avanti, aggiungendo un tassello fondamentale e prima mancante nella nostra storia dell’arte.
*Venere e Cupido con due satiri in un paesaggio, 1570
Informazioni utili
Tiziano e Caravaggio – in Peterzano
Dal 6 febbraio al 17 maggio 2020
Accademia Carrara, Bergamo