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Sante, eroiche, sensuali: tutte le donne nell’arte in mostra a Brescia

6. Giovanni Boldini, Calze nere. Collezione privata Giovanni Boldini, Calze nere. Collezione privata
5.Tiziano Vecellio, Maddalena penitente. Collezione privata
Tiziano Vecellio, Maddalena penitente. Collezione privata
Non si può dire che le donne non siano state rappresentate nell’arte. Non solo sante e madonne, ma donne nella loro laicità e nei loro mille ruoli: madri, eroine, dame, modelle e lavoratrici. Lo racconta la mostra bresciana di Palazzo Martinengo, riaperta al pubblico dal 22 gennaio 2022, dopo un precedente tentativo durato solo un mese, ma già con 22.000 visitatori. Colpa del Covid, si sa. Ma ora Donne nell’arte. Da Tiziano a Boldini, a cura di Davide Dotti (catalogo Silvana Editoriale), dovrebbe proseguire sino al 12 giugno.

L’intento della mostra è documentare l’importanza della rappresentazione femminile lungo quattro secoli, dal ‘500 al ‘900, attraverso otto sezioni cronologiche-tematiche e dipinti di collezione privata, poco visti e spesso inediti. Nel ‘500 c’è il grande Tiziano a ritrarre donne nelle più minute sfumature (a febbraio, a proposito, si aprirà a Palazzo Reale di Milano l’attesa mostra Tiziano e l’immagine della donna). L’artista è testimoniato da una suggestiva, carnale, Maddalena penitente del 1558-1563, firmata, replica di qualità di un’opera di grande successo dipinta in più versioni per i grandi d’Europa, da Filippo II di Spagna a vari nobili e cardinali.

Nel ‘500 e nel ‘600 le donne raffigurate sono soprattutto sante ed eroine bibliche, rappresentate in atteggiamenti ambigui, come allora andava di moda e piaceva ai committenti. Se la Sant’Agnese (1637) del Guercino e la Santa Caterina da Siena con Gesù Bambino (1645 circa) del Sassoferrato limitano l’eros a sguardi languidi e pose teatrali, la biblica eroina Susanna che si difende dai vecchioni (1628-1630) del tedesco Matteo Loves, attivo in Emilia, esibisce in tutta libertà il suo bel nudo dai capelli neri e l’orecchino di perla, mentre si asciuga un piede. Giuditta ed Oloferne, Ester ed Assuero, Dalila e Sansone popolano tutto il Seicento con nomi di grandi e piccoli artisti.

Francesco Cairo, Artemisia, collezione Koelliker
Francesco Cairo, Artemisia, collezione Koelliker

Grande fortuna hanno anche le donne del mito e della storia, affascinanti, tentatrici, tragiche. In mostra ne sono esposte di intriganti, a cominciare dalla algida Venere e Amore di Luca Longhi (1565), il corpo diafano e sensuale colpito da una luce fredda, per continuare con la bella Flora, protagonista di un importante quadro di Giovanni Giacomo Sermenti del 1635, mentre viene incoronata di rose da un amorino, in un fluttuare di fiori, putti, angioletti. Piacere e seduzione sono anche nella bella Diana e il satiro del 1670, che cerca di difendere la propria virtù dall’aggressione del satiro, in un dipinto attribuito al fiorentino Alessandro Rosi verso il 1670. Il Seicento pullula di donne opulente, che offrono sensuali le proprie nudità, come la Cleopatra morsa dall’aspide di Artemisia Gentileschi.

Nel Sette e Ottocento la figura della donna si muove tra idealizzazione e realismo. Da un lato infatti il ritratto celebrativo ed eroico immortala donne nobili, ingioiellate, eleganti, come Santa Lechi ritratta intorno al 1739 da Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto o come la bellissima Francesca Ghilardi Lechi immortalata nel 1803 da Andrea Appiani. Dall’altro cominciano a emergere le donne comuni nelle loro diverse mansioni, madri, mogli, modelle, lavoratrici. Si allarga la classe sociale, non solo aristocratiche, ma borghesi e contadine. Le popolane emergono col loro fascino, pur nella miseria, come Madre con i figli, dipinta intorno al 1730 dal Pitocchetto. Il lavoro femminile è esaltato nel capolavoro dello stesso artista con Ragazze che lavorano al tombolo del 1730 circa, in cui tutte le donne piccole e grandi di una famiglia lavorano, silenziose e impegnate.

L’Ottocento e il Novecento sono i secoli dei grandi cambiamenti nella rappresentazione femminile. Nell’Ottocento il tema della maternità prevale con decine di interpretazioni, come la Maternità di Egisto Lancerotto del 1880 circa, o Primo amore del 1889 di Cipriano Cei o ancora Gioie materne del 1890 circa di Vincenzo Irolli. Ma, a fine secolo, la donna riprende il suo ruolo nella vita quotidiana, mentre si diverte a Carnevale, o balla nei prati, o legge una rivista di moda come racconta Federico Zandomeneghi (Le Journal de mode, 1895-1890), per trasformarsi in una figura dinamica, moderna, ambiziosa, nei ritratti di Giovanni Boldini.

26. Giacomo Ceruti, detto Pitocchetto, Madre con i figli, collezione privata
Giacomo Ceruti, detto Pitocchetto, Madre con i figli, collezione privata
14.Federico Zandomeneghi, Alla toeletta. Collezione privata
Federico Zandomeneghi, Alla toeletta. Collezione privata
6.Giovanni Boldini, Calze nere. Collezione privata
Giovanni Boldini, Calze nere. Collezione privata

Informazioni

La mostra: DONNE NELL’ARTE. Da Tiziano a Boldini
Brescia, Palazzo Martinengo (via dei Musei 30)
22 gennaio – 12 giugno 2022

Orari:
mercoledì, giovedì e venerdì, dalle 9:00 alle 17:00
sabato, domenica e festivi, dalle 10:00 alle 20:00
lunedì e martedì chiuso
La biglietteria chiude un’ora prima

Sito internet:
www.amicimartinengo.it

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