Shozo Shimamoto in mostra alla galleria Cardi di Milano dal 19 febbraio al 10 luglio 2020.
Potrebbe ricordare la scena della bambina che butta vernice su una tela nel film “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino. Ma qui non siamo in un film. Siamo alla Cardi Gallery di Milano e l’artista non è una bambina bensì Shozo Shimamoto (Osaka, 1928-2013). In mostra opere della tarda produzione dell’artista, tra cui alcuni dei più interessanti esiti delle performance svolte nel 2008 alla Certosa di Capri e a Punta Campanella.
I suoi quadri si caratterizzano per colori saturi e accesi. Shimamoto vuole ricondurre il colore alla dimensione di materia, alla fisicità di elemento cromatico non più percepito come veicolo della rappresentazione. Per la composizione delle sue opere sceglie oggetti come una bottiglia o un bicchiere di plastica pieni di colore che, infrangendosi sulla tela, fanno da tramite tra lui e il risultato finale. In questo modo si mette da parte e lascia spazio al caso, che diventa protagonista della creazione annullando la personalizzazione artistica.
Il lancio della bottiglia, chiamato bottle crash, crea una vera e propria esplosione di colore. Questo gesto crea un forte rapporto tra evento e opera ma, sopratutto, dà valenza alla dimensione emotiva connessa all’azione. Si tratta infatti di momenti rappresentativi e spettacolari, veri e propri atti sociali, che prevedono la produzione di quadri quale loro esito. Il risultato è frutto del caso, ma il gesto e la sua spettacolarizzazione sono calibratissimi.
“Probabilmente io mi discosto parecchio dal concetto di artista che si ha in generale.
Il fatto di voler vivere un’esperienza nata dal caso va ancora più avanti della semplice ricerca della libertà,
è una realtà fissata nel mio cuore. Sono alla ricerca della verità.”
SHOZO SHIMAMOTO
Shimamoto fonda insieme a Jiro Yoshihara il movimento Gutai nel 1956 (Manifesto Gutai), al quale si può ricondurre la tecnica del crash bottle usata dall’artista per le sue opere. Questo filone vuole rompere radicalmente con le tecniche usate fino ad allora. Si ispira alle avanguardie europee ma le supera dando origine a un nuovo modo di fare arte. Il Manifesto Gutai prende come riferimento l’action painting di Pollock: l’arte è azione, non è più fine a sé stessa ma si fa evento. E’ un vocabolario che perde ogni valenza ideologica e va alla ricerca di una via espressiva alternativa.
Le performance di Shimamoto coinvolgono lo spettatore facendolo partecipe dell’evento. E’ proprio questo coinvolgere che trasforma il processo creativo in una vera e propria opera artistica a 360°. L’opera, quindi, non è solo il risultato finale, ma comprende tutto il cammino fatto, dal primo all’ultimo schizzo che compone il quadro finale.
Rosanna Chiessi è stata una figura fondamentale per quanto riguarda la diffusione di alcune delle avanguardie più influenti del secondo Novecento (Fluxus, Arte Concettuale italiana, Azionismo Viennese e altro). Negli ultimi anni di vita, Rosanna ha preso particolarmente a cuore il movimento Gutai e l’opera di Shimamoto. Oltre a instaurare con lui una forte amicizia, lo ha supportato organizzando molte performance che hanno reso famoso l’artista in tutto il mondo. E’ stata, inoltre, fondatrice e presidente dell’Associazione Shozo Shimamoto.
Shimamoto durante la sua vita ha esposto in importanti mostre, tra le quali quelle al Solomon Guggenheim Museum di New York, al MOCA di Los Angeles, al Jeu de Paume di Parigi, e trova posto nelle collezioni permanenti di importanti istituzioni internazionali quali la Tate Modern di Londra, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma e il Museo d’Arte Contemporanea di Tokyo. E’ stato nominato per il premio Nobel per la pace nel 1996.
Informazioni utili
Cardi Gallery Milano dal 19 febbraio al 10 luglio 2020
Orari: dal lunedì al venerdì 10.00-19.00
sabato 11.00-18.00
Corso di Porta Nuova 38