Gesto, materia e superficie. In occasione di TEFAF Maastricht (7-15 marzo), Mazzoleni si interroga sui diversi modi in cui gli artisti del ‘900 italiano (e non solo) si sono confrontati la materia e i problemi posti da questa, da Giacomo Balla a Forma 1.
Allo stand 443 della fiera olandese si affollano alcuni tra i nomi più noti dell’arte dello scorso secolo, da Pablo Picasso a Marc Chagall, senza dimenticare Pierre Soulages e Giacomo Balla. Quest’ultimo, fin dalle origini della sua carriera, ha fatto dello studio della luce -e della sua scomposizione- uno dei propri cavalli di battaglia, dando vita a opere uniche e rivoluzionarie. Quadri in cui Balla ha saputo sintetizzare colori e dinamismo, poi presi a modello da generazioni di artisti, dando vita a numerosi esprimenti. Uno tra tutti quello del gruppo Forma 1, il cui intento è stato quello di cercare una sintesi tra realismo e astrazione, come emerge dai lavori di Piero Dorazio, anch’essi esposti a Maastricht.
Diverso approccio è stato quello di Lucio Fontana, la cui celebre serie dei Concetti Spaziali segna la volontà di trascendere il reale verso una terza dimensione. A ciò si aggiunge poi l’utilizzo di sassi e polveri applicati alla tela, segno di una sempre maggior importanza conferita alla materia. Parallelamente, si nota come il lavoro nel campo della ceramica si avvii sempre di più, a partire dagli anni ’50, verso un’astrazione che echeggia l’esperienza spazialista delle tele.
Spazio anche ad Alberto Burri, altro artista che, tra gli anni ’50 e ’80, ha fatto della manipolazione materica uno dei punti centrali della propria carriera. A fianco delle sue superfici bruciate e ricucite, gli esperimenti dell’Art Informel di Pierre Soulages, Hans Hartung e Jean-Paul Riopelle irrompono sulla scena con tutta la carica gestuali di cui questi artisti le hanno create.