Print Friendly and PDF

Il ruolo del disegno nel cinema di Federico Fellini

Il disegno è stato, dopo il cinema, la grande passione di Federico Fellini. Grazie alle sue opere riuscì per la prima volta, da ragazzino, a collaborare con un cinema riminese e anche successivamente, da regista affermato, rimase la base d’ispirazione per i suoi film.

Giusto un secolo fa nasceva un artista del segno e del colore, regolarmente preso sotto gamba, in quanto ricordato solo per la struggente bellezza dei suoi film. Le opere su carta di Federico Fellini sono di numero tutt’altro che esiguo. Devono essere affrontate innanzitutto come interesse collezionistico, e al di fuori del feticismo per il personaggio. Fogli e foglietti, schizzi, bozzetti, disegni chiusi e conclusi, coscienziosi e divertenti. Anche se non fossero stati eseguiti dalla mano del grande regista italiano, sono di straordinaria attrazione visiva, dal linguaggio ludico, ammiccante, civettuolo, alla maniera di Mino Maccari.

Permangono sublimi divertimenti su carta dove Federico Fellini è fiabesco illustratore del disincanto, all’opposto di Roland Topor, con il quale aveva collaborato su alcuni progetti, tra cui La Città delle donne e Il viaggio di Mastorna. Per Topor c’era prima la meditazione sul foglio, poi avveniva l’esecuzione; per Fellini invece intuizione e realizzazione procedevano saldate insieme, senza soluzione di continuità. La critica d’arte non si è mai soffermata su Federico Fellini pittore ragazzino, che a diciassette anni, nella sua Rimini – proprio quella di Amarcord – si mette all’opera armato di botticini di china nera, rossa o verde, di matite e pastelli colorati, per guadagnare qualcosa. Così, fra le due guerre, il gestore del cinema Fulgor gli commissiona i ritratti caricaturali di attori famosi per attirare in sala il pubblico.

Nel 1938 va a vivere a Roma, dove continua a disegnare vignette talmente vivaci e significative, da aprirgli le porte di diversi quotidiani e periodici. Nel frattempo frequenta la Facoltà di Giurisprudenza, la abbandona dopo un solo esame. In compenso diventa giornalista professionista, esordendo con caricature sul settimanale satirico Marc’Aurelio, facendosi anche notare per alcuni suoi trafiletti graffianti. Sono inizi che nel 1943 che lo portano a collaborare con l’Eiar, la Rai di quei tempi, scrivendo copioni e gags. Ha quindi occasione di incontrare personaggi dell’avanspettacolo, come Aldo Fabrizi, Erminio Macario e Marcello Marchesi. Ma soprattutto Giulietta Masina, per la quale inventa il personaggio radiofonico di Pallina, protagonista, col fidanzatino Cico, di avventure in serie trasmesse per radio. La loro unione coniugale e professionale è poi durata, come è noto, tutta la vita.

Nel tempo Federico Fellini diventa il grande regista che sappiamo, ma il disegno rimane un’esperienza essenziale e funzionale alla sceneggiatura dei suoi film. Per lui – l’unico regista sul pianeta a ricevere cinque Oscar – il disegno rimane sempre l’amico fedele a cui chiedere soccorso prima, durante e dopo il lavoro dietro la macchina da presa. Sono micro-rivelazioni: personaggi in costume, con acconciature eccentriche di straordinaria efficacia. Sono spesso caratteristi e protagonisti dei suoi film. Tutti si muovono sulla carta al ritmo intrigante e divertito delle musiche di Nino Rota.

Commenta con Facebook