Non è un buon compleanno quello che si sta prospettando per il Metropolitan Museum of Art di New York. Il 13 aprile infatti ricorre il centocinquantesimo anno dalla sua fondazione, ma a causa dell’emergenza Coronavirus anche una delle più importanti istituzioni al mondo è costretta a correre ai ripari.
È stato il primo museo americano, seguito a ruota da MoMA, Whitney e Guggenheim, ad annunciare il 12 marzo la chiusura, sicuramente fino a luglio, della propria attività. La dura decisione è stata così presa a un mese esatto da quella data che avrebbe inaugurato un’importante rassegna di celebrazioni in onore dei suoi 150 anni.
Tra le principali iniziative, annunciate sul sito ufficiale in data 8 ottobre 2019, Making The Met, 1870 – 2020, sicuramente il fulcro degli appuntamenti che avrebbero dovuto accompagnarne la ricorrenza. La mostra infatti avrebbe inaugurato il 30 marzo, con deadline il 2 agosto, esponendo circa 250 opere presentate secondo i momenti caratterizzanti della trasformazione e dell’evoluzione del Museo. Dalle figure visionarie che ne hanno voluto la fondazione alle forze culturali che lo hanno spinto in nuove direzioni, dalla realizzazione dell’Ala americana al ruolo del Museo durante la guerra e l’evoluzione di un approccio sempre più globale al collezionismo.
Oltre alla fitta programmazione di appuntamenti speciali ed eventi pubblici, 4 – 6 giugno, importanti donazioni da più di 100 collezionisti che hanno portato alla realizzazione di mostre dedicate e altrettante temporanee grazie a prestiti internazionali, altro atteso evento è stato l’apertura -per pochi giorni, 2 marzo- delle British Galleries. Oltre 700 opere tra arti decorative, design e scultura britanniche dal 1500 al XIX secolo (con un notevole numero di recenti acquisizioni), presentate nei nuovi spazi Annie Laurie Aitken Galleries e Josephine Mercy Heathcote Gallery, da circa 11 mila metri quadrati. Istituite nell’ultimo decennio del Novecento, entrambe le gallerie sono alla loro prima ristrutturazione completa.
Non ci sarà dunque nessuno spettacolo musicale nella Great Hall il 12 aprile e nemmeno il tanto atteso Met Gala il primo lunedì di maggio. Ma a spaventare non sono tanto gli appuntamenti che prima o poi, ci auguriamo, saranno recuperati, quanto le cifre che il Met si prepara a perdere. Secondo quando riportato dal New York Times infatti su una previsione ante Coronavirus il Museo avrebbe perso nel 2020 circa 3/4 milioni di dollari mentre ora le stime arrivano sino a 100 milioni. E se dal macro si passa al micro è impensabile la fine che potrebbero fare la maggior parte di istituzioni museali che sicuramente non hanno i fondi del colosso americano. Infatti, come dichiarato da Laura Lott, presidente e amministratore delegato dell’American Alliance of Museums, circa un terzo dei musei negli USA operano in rosso o al limite, facendo affidamento principalmente sulle entrate.
Tuttavia, mentre è in corso un’adunanza di musei statunitensi che richiedono un salvataggio federale al governo di 4 miliardi, lanciando una campagna social identificata dall’hashtag #CongressSaveCulture il Metropolitan risponde alla crisi in tre fasi. Seguendo quanto affermato da Daniel H. Weiss e Max Hollein, rispettivamente CEO e direttore del Met, fino al 4 aprile i dipendenti, in smart working, saranno regolarmente pagati mentre per i mesi successivi, e fino a luglio, ci sarà un’importante riduzione di spese e costi operativi. La programmazione verrà poi ripresa con il contagocce fino a ottobre riducendone gli appuntamenti.