Com’è cambiata la vita degli artisti durante la quarantena? Come sono mutate le loro abitudini, il loro sentire, il loro lavoro?
L’aria sospesa, gli spazi dilatati, i silenzi, il fluire sordo del tempo. L’attesa pervasa di un chiarore surreale e indefinito che scandisce le vite della quarantena. Abbiamo chiesto a una serie di artisti di raccontarci lo scorrere del tempo dalle proprie case, trasformate in temporanei atelier. La vita di un artista ai tempi della pandemia.
I tempi di Beatrice Gelmetti
Come passi la giornata, dove e come dipingi ora?
Trasformo quotidianamente le mie necessità artistiche, adattandomi ai confini domestici. Non avendo la possibilità di dipingere in studio, ho ricavato una piccola postazione di lavoro su un tavolino da salotto quadrato nell’appartamento in cui abito, nella provincia di Treviso. Dipingendo e ragionando prevalentemente con immagini di grandi dimensioni, il cambiamento radicale e restrittivo dello spazio di lavoro è stato inizialmente spiazzante.
La ricerca dei materiali si è trasformata in una vera caccia, tutti i miei pennelli e colori sono rimasti bloccati in studio dove mi è stato impossibile recuperarli, il telefono ha iniziato a non funzionare, il computer si è rotto, gli ostacoli si precedevano ai successivi. Con il mio ritrovato istinto predatorio trovai in un minimarket della carta, in un tabacchino un po’ di china, poi dei pennelli e così via... giorno dopo giorno ho accumulato il necessario per ricominciare a lavorare e il mio cuore si è alleggerito.
La modifica di formato è stata inevitabile, ma rivelatrice della necessità di affrontare con una processualità più sintetica e rapida la mia pratica artistica quotidiana, durante questa quarantena.
Questa condizione di isolamento è il momento ideale per pormi di fronte a formati e tecniche poco considerati finora, scoprendo così nuove affinità con alcuni materiali, come l’inchiostro.
Ho dato così inizio ad una serie di dipinti con inchiostri vari su carta, unicamente in formato A3. Un filone presenterà la visione, dalla mia veranda, di un particolare albero del mio giardino che sto decidendo di rappresentare varie volte, una ripetizione ossessiva la quale non so ancora quando terminerà se alla fine di questa quarantena o domani. Le altre immagini che sto andando a realizzare vogliono aiutarmi a far chiarezza nei contenuti delle mie ultime grandi tele e installazioni, come un meccanismo a ritroso vado a ricapitolare giorno dopo giorno gli elementi più istintivi del mio immaginario, voglio scavarci dentro e scoprirne i segreti che sono celati anche a me stessa. Sono settimane ricche di silenzi, nei quali decido di ascoltarmi ed ascoltare le mie immagini in maniera più riflessiva, quasi fingendo che non siano opera mia.
Tempo, Spazio, Suono. Concetti ricalibrati, relativi, riformulati…
Il tempo e lo spazio sembrano sovrapporsi, come onde in continuo movimento si dilatano e restringono a seconda di quale piede è sceso dal letto per primo al mattino, sto perdendo l’abitudine di controllare l’ora e riscoprendo i miei ritmi naturali. I suoni sono imprevedibili, abito in una zona residenziale affollata, i bambini ridono e giocano tra loro nei propri giardinetti, i cani abbaiano e le campane suonano ogni ora, ma d’improvviso la quiete domina le strade, incrocio del timore nei pochi scambi con gli sguardi dei passanti, sono sguardi sfuggenti; ma ecco ritornare al mio orecchio la risata dei bambini a me vicini, li vedo ballare dalle finestre e li osservo sorridendo, i cani abbiano, il vicino mi chiama alla finestra e tutto cambia in un istante.
Leggere, scrivere, riflettere, altro…
Prima cosa che farai quando finisce la quarantena?
Immagino che questa quarantena finirà per gradi e non improvvisamente, anche se spero di sbagliarmi, di conseguenza mi sarà possibile prima iniziare a dipingere nel mio nuovo studio a Mestre, ma appena potrò andrò ad abbracciare la mia famiglia a Verona.