Com’è cambiata la vita degli artisti durante la quarantena? Come sono mutate le loro abitudini, il loro sentire, il loro lavoro?
L’aria sospesa, gli spazi dilatati, i silenzi, il fluire sordo del tempo. L’attesa pervasa di un chiarore surreale e indefinito che scandisce le vite della quarantena. Abbiamo chiesto a una serie di artisti di raccontarci lo scorrere del tempo dalle proprie case, trasformate in temporanei atelier. La vita di un artista ai tempi della pandemia.
I tempi di Alice Faloretti
Come passi la giornata, dove e come dipingi ora?
Ormai è quasi un mese che porto avanti il mio lavoro da casa, a Venezia. Ho a disposizione una porzione di spazio limitata, costituita da una parete bianca, dal pavimento e da un piccolo tavolo; diciamo che sono un po’ alle strette. Purtroppo lo studio si trova a circa 2 km da dove vivo, quindi è stata una scelta obbligata.
Le passeggiate giornaliere che facevo per recarmici, costituivano momenti di riflessione essenziali e altrettanto importante era il fatto di cambiare ambiente, passare dalla dimensione domestica a quella lavorativa. Ora trascorro comunque la maggior parte delle mie giornate a lavorare, anche se in misura e in quantità ridotte, dipingo un po’ meno e prevalentemente ad acrilici per evitare l’uso di solventi per me indispensabili insieme alla pittura ad olio. Nonostante ciò sto scoprendo soluzioni interessanti dalla combinazione di tecniche differenti, che solitamente non ricercavo. Penso poi ai prossimi progetti, preparo degli studi, continuo, anche se in modo diverso a portare avanti quello che stavo facendo.
Parallelamente a questo, ho ripreso in mano delle carte dipinte diversi anni fa, recuperate tra le mura di casa, per ritagliarle e assemblarle secondo la tecnica del collage. Non solo si è rivelata una soluzione pratica per sopperire alla mancanza di materiale nei primi giorni di lockdown, ma anche una nuova interessante modalità di approccio alla mia ricerca. “Frantumare” qualcosa per trasformarlo in altro, attraverso un susseguirsi di relazioni che si instaurano spontaneamente. Mi sono accorta di quanto naturalmente un dipinto ne richiamasse un altro realizzato anni dopo, come se lo stesse aspettando per completarsi. Data la quantità limitata di carte si tratta di un ciclo destinato ad esaurirsi in poco tempo, come spero lo sia anche questo periodo.
Tutto sommato, anche se ho dovuto rallentare i ritmi abituali e adattarmi a dei nuovi limiti, mi ritengo fortunata, posso continuare a fare quello che più mi fa star bene.
Tempo, Spazio, Suono. Concetti ricalibrati, relativi, riformulati…
Il tempo si è dilatato e lo spazio che abbiamo a disposizione si è ridotto al minimo.
I giorni sono permeati da un silenzio direi piacevole, interrotto talvolta dal suono delle campane e dal verso dei gabbiani. Mi ricorda l’atmosfera che respiro ogni volta che torno nel piccolo comune bresciano dove sono cresciuta, in cui questo tipo di quiete è la normalità.
Sicuramente è un nuovo modo di percepire una città come Venezia, che sembra stia approfittando di questo momento per prender fiato. Sto imparando a cogliere e ad apprezzare gli istanti “vuoti” nello scorrere del tempo, cosa che prima spesso mi infastidiva. A tal proposito ho appena concluso due libri che toccano questi aspetti: il silenzio, lo spazio circoscritto della casa e quello illimitato della nostra mente.
Leggere, scrivere, riflettere, altro…
Leggo un po’ di più, spesso all’aperto in altana che si trova al sesto piano del palazzo in cui vivo; c’è una vista stupenda, si scorgono anche le Dolomiti in lontananza quando l’aria è limpida. Poi sto guardando molti film girati tra gli anni ’60 e ’80, soprattutto italiani.
Prima cosa che farai quando finisce la quarantena?
Vorrei andare a trovare la mia famiglia a Brescia e fare lunghe passeggiate immersa nella natura.