Com’è cambiata la vita degli artisti durante la quarantena? Come sono mutate le loro abitudini, il loro sentire, il loro lavoro?
L’aria sospesa, gli spazi dilatati, i silenzi, il fluire sordo del tempo. L’attesa pervasa di un chiarore surreale e indefinito che scandisce le vite della quarantena. Abbiamo chiesto a una serie di artisti di raccontarci lo scorrere del tempo dalle proprie case, trasformate in temporanei atelier. La vita di un artista ai tempi della pandemia.
I tempi di Andrea Fontanari
Come passi la giornata, dove e come dipingi ora?
Sono riuscito ad andare in studio e dipingere fino all’ultimo momento, fino al 28 marzo. Ora sono in casa della mia compagna, Margherita Berlanda, lei è una fisarmoniicista contemporanea. Sono riuscito a occupare la sua ampia soffitta, dove ho allestito uno studio temporaneo. Uso libri vecchi come tavolozze, ho un tavolo su cui dipingo e buona luce naturale tutto il giorno.
Sto lavorando su formati ridotti (30 x 30 cm, 40 x 50 cm,100 x 70 cm), nati per necessità, ma che ora sono diventati di mio interesse… è una bella sfida, considerato che solitamente prediligo i formati monumentali. Credo sia fondamentale per un pittore cambiare e mettersi “i bastoni tra le ruote”, per vedere cosa è possibile combinare fuori dalla propria comfort zone. Per fortuna siamo umani e abbiamo una grandissima capacità di adattamento, questo vale, secondo me, anche nella pratica artistica. Ho pensato che dovrei smettere di dipingere tazze, fiori, ritratti di gente felice al sole e fare qualche dipinto oscuro, per dare una mia interpretazione di quello che sta succedendo intorno a noi. Ma pur lavorando da casa, riesco a fare quello che di solito faccio nello studio, cioè creo una bolla in cui esiste solo la gioia e la fatica del dipingere.
Per mia fortuna ho Margherita al mio fianco, ci sosteniamo a vicenda e diamo valore a quello che facciamo e tutto ci riesce molto più semplice e naturale.
Ora sto lavorando su una serie di ritratti e scene di vita quotidiana, donne che prendono il sole, bambini che urlano di gioia, immagini che mi danno una grande serenità. Comunque, non vedo l’ora di ritornare in studio e sporcare tutto senza paura.
Tempo, Spazio, Suono. Concetti ricalibrati, relativi, riformulati…
La cosa che è cambiata di più in questo momento è proprio il modo in cui percepisco il tempo. Non solo perché è evidente che ci sia tanto tempo da riempire che prima era occupato da cose che in questo momento non posso fare, ma anche perché il 2019 è stato un anno intenso e lo doveva essere anche questo. Con Boccanera Gallery stiamo lavorando bene e la mia testa si era calibrata su questi presupposti. Essermi ritrovato in questa insolita situazione mi ha costretto a rivedere le mie priorità.
Percepisco questo tempo che torna dilatato come un’opportunità per mettere ordine nei miei pensieri, affrontare questioni che magari avrei dovuto vedere più in là. Potermi concentrare con la dovuta calma su quello che sto facendo è un lusso che non ho spesso, e lo custodisco gelosamente.
Ovviamente, i miei primi pensieri non sono rivolti alla mia situazione ma anche alle persone che hanno perso tanto, come, nel peggiore dei casi, le persone care…
Se John Cage registrasse i suoni delle nostre città oggi, come fece a New York negli anni Settanta, ci sarebbe un brano di solo silenzio. È sicuramente piacevole e triste allo stesso tempo. Per mia fortuna condivido lo studio con Margherita e anche ora è così, lei suona, io dipingo. Avere il sottofondo musicale della fisarmonica era la normalità prima e lo è anche adesso.
Quindi, in fin dei conti, il mio spazio si è ristretto, dato che il mio studio si è rimpicciolito, e il tempo si è dilatato.
Leggere, scrivere, riflettere, altro…
Disegno più di prima, perché sono ritornato alla dimensione domestica, come quando ero adolescente. Mi è diventato naturale avere in mano un blocco notes dove imprimere pensieri, dipingere caricature e fare anche schizzi. Non leggo più di prima, ma con le edicole aperte, il fumetto di Tex Willer è diventata una lettura imprescindibile.
Le mie letture sul comodino in questo momento sono Tex e Rudolf Arnheim.
Ho ritrovato i documentari on-demand di Michael Blackwood Production, con innumerevoli e interessantissimi documentari d’arte.
Prima cosa che farai quando finisce la quarantena?
Andrò dal parrucchiere e poi mi unirò ai miei cari: mio nonno non sopporta vedermi con i capelli lunghi!