Com’è cambiata la vita degli artisti durante la quarantena? Come sono mutate le loro abitudini, il loro sentire, il loro lavoro?
L’aria sospesa, gli spazi dilatati, i silenzi, il fluire sordo del tempo. L’attesa pervasa di un chiarore surreale e indefinito che scandisce le vite della quarantena. Abbiamo chiesto a una serie di artisti di raccontarci lo scorrere del tempo dalle proprie case, trasformate in temporanei atelier. La vita di un artista ai tempi della pandemia.
I tempi di Kamilia Kard
Come passi la giornata, dove e come dipingi ora?
In questo periodo di “confinamento” passo le giornate in casa a lavorare a nuovi progetti e a scrivere la tesi di dottorato. Ho trasformato il soggiorno in uno studio o meglio in un laboratorio tra computer, stampante 3D, penna 3D, filamenti, prototipi, visori, e device vari. Ho da poco concluso due lavori: I’m thinking of You è una serie di fotografie dell’appartamento di Parigi in cui ho dovuto trascorrere la mia prima quarantena. Alle foto ho sovrapposto dei disegni di sagome colorate di un corpo femminile impegnato a vivere, in differenti pose, l’ambiente asettico di un appartamento affittato su Airbnb, che non sente nemmeno suo. Questo lavoro lo sto esponendo nella mostra instagrambased @artistsinquarantine curata da Giada Pellicari. L’altro lavoro è un video, He Ate Me Everything, realizzato su commissione per un festival di New York: la storia di una relazione di lunga data nel quale una persona ha metaforicamente mangiato tutto all’altra persona lasciandola emotivamente vuota.
Al momento sto lavorando a un progetto che unisce due attività che in questo periodo di quarantena hanno raggiunto picchi molti alti: sexting e videogaming. Analizzando un corpo di chat di natura esplicitamente sessuale, ho selezionato dei testi che evidenziano un linguaggio proprio dei gamer. L’abbinamento di questo lessico con il contenuto intimo produce un risultato interessante da interpretare. Il risultato finale sarà un lavoro testuale in cui alcune parole chiave verranno enfatizzate visivamente cercando di far emergere il sentimento che è alla base di chi le ha scritte. La mia ricerca in generale è focalizzata su come le nuove forme di comunicazioni online e l’iperconnettività abbiano influenzato e modificato la percezione dei nostri sentimenti, emozioni e del nostro corpo.
Tempo, Spazio, Suono. Concetti ricalibrati, relativi, riformulati…
Introdurrei il concetto di RITMO (che ingloba tempo, spazio e suono). Muoversi, fare, disfare, quella serie di azioni e impegni talvolta anche frenetici che mi tengono attiva: il segreto è mai scendere di tono, non perdere il ritmo.
Durante i primi dieci giorni di quarantena, ero contenta di avere del tempo per fare le mie cose, non dover andare in giro a insegnare o fare altri progetti che avrebbero tolto del tempo alla mia attività artistica. Ho cercato di organizzare la giornata in maniera tale da avere un nuovo “ritmo” concentrato solo su attività indoor. Ma non ha funzionato per più di dieci giorni. Per farla breve: mi manca vedere il paesaggio che si muove veloce attraverso un finestrino…
Leggere, scrivere, riflettere, altro…
Leggo, faccio ricerca per la mia tesi di dottorato in Digital Humanities, e penso molto. Gioco e faccio Yoga e attività fisica con la PS4. Non sempre però. Ci sono giorni in cui mi faccio prendere dallo sconforto e fisso per ore il soffitto. La plafoniera della camera da letto, per essere esatti. Pensavo di fare un lavoro anche su quella prima o poi.
La Lombardia, la regione in cui vivo, è stata messa in ginocchio da questa situazione di necessità. Potrei ricollegarmi ancora al concetto di ritmo e frenesia parlando della mia città, Milano, una città sempre in movimento che adesso è immobilizzata. Non l’ho mai vista così da quando sono nata. Amo la mia città, con tutti i suoi difetti, e per me è uno shock vederla così silenziosa e inerme.
Prima cosa che farai quando finisce la quarantena?
In tutta onestà non so cosa farò, non riesco a immaginare come sarà la ripresa progressiva alla “normalità”. Suppongo che mi toglierò qualche piccolo sfizio, e poi comincerò a tentare di riprogrammare le mille cose lasciate in pausa questa quarantena. Sicuramente andrò a trovare mia mamma, che ho tenuto a distanza per paura di contagiarla.