L’imperdibile orazione di Massini rivendica a scrittori, artisti, attori, musicisti un’utilità “metafisica”, il costruire l’identità di un popolo, che però nella società attuale non viene mai riconosciuta
Nell’era delle urla e degli schiamazzi, vi sembra impossibile vedere lo studio di un talk televisivo restare nel silenzio più assoluto per 7 minuti e 42 secondi? Ad ascoltare uno solo degli ospiti invitati? Sì, sembra impossibile: ma è successo, ieri sera, e lo possono testimoniare quanti seguivano “Piazza pulita”, su La7.
L’ospite era lo scrittore Stefano Massini, e l’oggetto della sua appassionata filippica era il ruolo della cultura, nelle sue diverse espressioni, in un momento topico come questo dell’emergenza da pandemia Coronavirus. “Mai come adesso l’arte, la cultura, la bellezza sono state minimizzate e retrocesse a categorie inutili. La cui ripresa lontana nel tempo non è fra le priorità”, è il sunto dell’intervento.
Che poi si è addentrato sul senso profondo dell’”utilità”. Rivendicando a scrittori, artisti, attori, musicisti un’utilità “metafisica”, il costruire l’identità di un popolo, che però nella società attuale non viene mai riconosciuta. Una prolusione incalzante, a tratti emozionante. Dove la delusione nel constatare la freddezza e la chiusura sociale non oscura però mai l’orgoglio di un ruolo vitale, che ha costruito la storia dell’umanità, e dell’Italia in specie.
Sono tanti gli aneddoti che costruiscono l’imperdibile l’orazione di Massini. Che tuttavia trova un contrastante specchio nelle parole di colui che è chiamato a governare la cultura italiana, il Ministro dei Beni Culturali. Dario Franceschini, il quale ieri, in una nota nella quale si sollecitavano più risorse europee per sostenere la cultura nell’emergenza Coronavirus, notava come l’attuale situazione stesse devastando il nostro “fragile ecosistema culturale”.
Fragile? La terra di Giotto, Dante, Michelangelo, Ariosto, Leonardo, Leopardi, Verdi, de Chirico, Fontana – e chi vuole aggiunga ad libitum -, ora si definisce “fragile ecosistema culturale”? E proprio con le parole di chi questo “ecosistema culturale” lo dovrebbe sostenere, potenziare, proteggere, rilanciare?
Massimo Mattioli