Com’è cambiata la vita degli artisti durante la quarantena? Come sono mutate le loro abitudini, il loro sentire, il loro lavoro?
L’aria sospesa, gli spazi dilatati, i silenzi, il fluire sordo del tempo. L’attesa pervasa di un chiarore surreale e indefinito che scandisce le vite della quarantena. Abbiamo chiesto a una serie di artisti di raccontarci lo scorrere del tempo dalle proprie case, trasformate in temporanei atelier. La vita di un artista ai tempi della pandemia.
I tempi di Paolo Pretolani
Come passi la giornata, dove e come dipingi ora?
Devo fare un piccolo preambolo: è mia abitudine ormai piuttosto consolidata trascorrere un periodo più o meno lungo di lavoro immersivo, completamente e totalmente a contatto continuativo con un ciclo di dipinti. Incastrato nelle immagini in via di definizione, bevo molto caffè, e i posacenere sono oltremodo sovraccarichi, mangio molto male, i miei rapporti interpersonali sono compromessi dal nervosismo e dall’urgenza. Senza retorica, lavoro letteralmente dalla mattina alla sera. Questi periodi che potremmo chiamare “produttivi” o meglio “claustrali” si concludono generalmente con una grossa incazzatura, che – sposata con la serenità che deriva dalla consapevolezza di aver comunque fatto più o meno tutto il possibile – mi fornisce la quiete e le energie necessarie per alternarli ad un periodo relativamente lungo di pace e intensa empatia, di disinibizione piuttosto acuta; un periodo che potremmo chiamare “improduttivo” o “swag” in cui sono in giro a qualsiasi ora del giorno e della notte e in cui non bevo caffè.
Questo preambolo serve a comunicare meglio che al momento mi trovo nel periodo “claustrale” quasi indipendentemente dalle normative vigenti in materia di salute pubblica, ma che mi mettono nella situazione di poter contare su ulteriori deterrenti legali per dedicarmi al mio lavoro.
Last but not least sono in compagnia di due artisti (un artista e un’artista), di cui non faccio il nome per non far ingelosire nessuno, che condividono le loro giornate e il loro lavoro con me nel piccolo studio che abbiamo in casa.
Ovviamente ci sono materiali o formati non adatti ad essere trattati in questo momento e in questo luogo. Ma come sempre del resto in una città come Venezia.
Tempo, Spazio, Suono. Concetti ricalibrati, relativi, riformulati…
Gli orari di lavoro si sono dilatati molto e di conseguenza il lavoro procede su ritmi più lenti e i quadri potrebbero non finire mai. Si tratta anche di autocontrollo, disciplina, ma mai di autoimporsi delle scadenze. A tutti gli effetti la verità è che a riportarmi su questo fuso orario ci pensano gli orari ristretti della tabaccaia sotto casa. C’è anche un grosso pappagallo all’ultimo piano del palazzo che emette urla agghiaccianti. Ma solo di giorno.
Leggere, scrivere, riflettere, altro…
Sto procrastinando la stesura della tesi in pittura che avrei dovuto sostenere il giorno stesso in cui Venezia è stata dichiarata zona rossa, se non dipingo quindi mi faccio consigliare su che film vedere, che libro leggere, ma questo è sempre successo. Sono nate le prime piante di peperoncino. Assisto il mio vicino di appartamento che è stato appena dimesso dall’ospedale in cui è stato ricoverato 10 giorni in seguito ad una brutta caduta accidentale dalla finestra del primo piano.
Prima cosa che farai quando finisce la quarantena?
Quando la situazione cambierà nuovamente, credo che potrò servirmi al negozio di tabacchi anche la domenica come tutta la settimana e fino alle 22:00, e riprenderò finalmente a mangiare male.