Emma, l’eroina di Jane Austen prevenuta sull’amore vive di nuova luce nel film di Autumn de Wilde
Dopo Gwyneth Paltrow (nel 1996), Romola Garai (nel 2009), è arrivato ora il turno di Anya Taylor-Joy. È lei, la giovane attrice già vista in The Witch e Split a diventare la nuova Emma del grande schermo. Il film, nuovo adattamento del classico di Jane Austen, avrebbe dovuto uscire in sala l’11 giugno. Dal 19 marzo è invece già disponibile per il noleggio online su CHILI e Infinity.
Emma. (col punto) segna il debutto al cinema di Autumn de Wilde, fotografa e videomaker già al lavoro con artisti come Fiona Apple, Back e Arcade Fire. Dopo esser passata attraverso le reinvenzioni più ardite (da Austenland a PPZ – Pride + Prejudice + Zombies), l’opera della scrittrice britannica torna, con Emma. – un film intelligente, fedele e ambizioso, nel suo habitat naturale.
Quella di Jane Austen è un’invenzione letteraria che funziona ancora oggi come perfetta commedia romantica (la perfezione non ha tempo probabilmente), la sua eroina è una modernissima donna indipendente. Emma non ha problemi economici, non ha fretta di sistemarsi e preferisce pensare ad accoppiare gli abitanti della comunità che la circonda piuttosto che perdersi in romanticherie per sé. Fa da mentore alla giovane Harriet Smith, presentata come “la figlia naturale di qualcuno”, ed è intenzionata a farla convolare a nozze col miglior partito possibile. Harriet si innamora di un agricoltore, ma Emma la fa desistere. Meglio puntare più in alto: ci pensa lei.
Ovviamente va tutto storto, e come nel migliore dei coming of age (a suo modo lo è) Emma scoprirà nuovi inaspettati lati del proprio carattere, nuove aspirazioni e nuovi sentimenti.
La messa in scena è impeccabile, una vera e propria gioia per gli occhi. Sullo schermo è un tripudio di immagini cariche di sconvolgente delicatezza e compostezza. Toni pastello delicatissimo descrivono un mondo frivolo e artificiale, bellissimo. I costumi sono eccentrici (perfettamente in stile con i gusti Regency dei nobili inglesi di campagna), ovunque tappezzerie floreali ed esotiche, pietanze prelibate in tinta con gli arredi ricchi di stucchi e lacche brillanti; le tavolate sono sempre imbandite con vassoi di confetti, gelatine e dolcetti, non mancano ovviamente composizioni floreali di grande rigore e vivacità. È l’Inghilterra dei primi dell’800 come la immaginerebbe Wes Anderson, un giardino paradisiaco abitato da figurine scappate dai quadri di Adam Buck.
La regia di Autumn de Wilde è vivace, gioiosa e intelligente, ha il ritmo giusto e la dose di fascino necessaria per rendere sempre gustosissimo il carosello amoroso della trama, rendendo giustizia a tutti i personaggi del racconto. A darle man forte un cast più che azzeccato.
Anya Taylor-Joy è una perfetta Emma Woodhouse, a volte snob, spesso comica (involontariamente, per via del mondo irreale in cui vive), a volte – ingenuamente – crudele, sempre armata (dal suo punto di vista) delle migliori intenzioni.
A suo fianco Johnny Flynn (Beast, Vanity Fair) nei panni di George Knightley, Callum Turner (Glue, Animali fantastici: I crimini di Grindelwald) è lo scaltro Frank Churchill, Josh O’Connor (La terra di Dio) il vicario arrivista Philip Elton. Tanya Reynolds (Sex Education) è perfetta nel ruolo dell’insopportabile Mrs. Elton, a Connor Swindells la parte di Robert Martin (anche lui in Sex Education), l’agricoltore che fa palpitare il cuore di Harriet Smith (interpretata da Mia Goth).
Emma è moderna perché è prevenuta (molto prevenuta, ci tiene a specificarlo) verso l’amore, ma ci fa tenerezza perché è ignara di tutto quello che l’aspetta e – a dispetto da quanto aveva preventivato la stessa Jane Austen – non possiamo che volerle bene: tutte le sue certezze crollano e il lieto fine che l’attende (in compagnia dei comprimari, tutti più o meno felicemente accasati) ci fa tirare un sospiro di sollievo (come nella più classica delle commedie con Julia Roberts). Emma siamo noi, che ci crediamo furbi, ma siamo solo dei babbei.