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Yoga e disciplina militare, la quarantena di Marina Abramovic

Marina Abramović Marina Abramović ritratto © René Habermacher (particolare)
Marina Abramović
Marina Abramović – ritratto © René Habermacher (particolare)

Nemmeno il Coronavirus sembra fermare the Grandmother of Performance Art. “Se pensi a quante cose pericolose ho fatto nella mia vita con la performance, avrei potuto essere già morta così tante volte”.  Impegnata a Monaco di Baviera con le prove di “7 Deaths of Maria Callas” ha impostato le sue giornate secondo una rigida disciplina quasi militare. “Non è la vita a cambiarmi ma le mie performance”, ha dichiarato la Abramovic alla rivista Domus

Quando il Coronavirus ha fatto capolino anche in Germania, Marina Abramovic si trovava già a Monaco di Baviera impegnata nelle prove del suo debutto operistico  dedicato a Maria Callas alla Bayerische Staatsoper. Un progetto che poi approderà a Firenze, al Maggio Musicale Fiorentino. Proprio all’Italia l’artista serba aveva dedicato un commovente messaggio d’incoraggiamento in seguito alla dramma

Quando è iniziata la quarantena in Germania non ci ha pensato un attimo a continuare le prove in teatro dello spettacolo con la musica di  Marko Nikodijević, seppur con tutte le misure di distanziamento sociale necessarie a non favorire il contagio del Coronavirus. Come riporta un articolo del New york Times, pare abbia dichiarato :

“Se pensi a quante cose ho pericolose ho fatto nella mia vita con la performance, avrei potuto essere già morta così tante volte”.

Nonostante le grandi difficoltà infatti, lo staff dello spettacolo ha deciso di continuare le prove seppur con tutte le precauzioni del caso, in particolare il distanziamento sociale di un metro e mezzo che prevede pertanto anche che a provare non siano più di due persone per volta.

Intervistata da Domus, Marina Abramovic  si dice fortunata di aver potuto continuare a provare in uno dei teatri più grandi del mondo.In “7 Deaths of Maria Callas” ciascuna delle arie è accompagnata da un cortometraggio in cui l’Abramovic recita al fianco dell’attore Willem Dafoe.

L’identità tra le due donne alla fine risulterò quasi confusa. Le analogie tra le due artiste del resto, non mancano. La più importante è indubbiamente la simbiosi con il pubblico, tale da rendere impossibile una delimitazione tra la sfera pubblica e quella privata:

“non è la vita a cambiarmi ma sono le performance che faccio che cambiano la mia vita”

Certamente misurarsi in una dimensione priva dell’energia del  pubblico che l’ha sempre spinta ad andare oltre i propri limiti fisici e mentali, è una sfida impegnativa anche per una come Marina Abramovic.

Per reggere mentalmente e fisicamente alle nuove regole dell’autoisolamento, ha deciso pertanto di programmare minuziosamente ogni ora della giornata. Uno schema rigido che ha rivelato durante l’intervista a Domus:

7:30, del mattino, sveglia. Esercizio sul tappetino da yoga.
8:15, fare una doccia, vestirsi
8:30, fare colazione.
9:00, fare una passeggiata.
10:00, andare a teatro. Provare fino alle 13:00.
Dalle 13.00 alle 15.00, andare a casa e preparare un semplice pranzo.
15:00, tornare a teatro e provare fino alle 17:30.
18:00, tornare a casa. Fare una doccia.
19:00, guarda il telegiornale. Prepara la cena.

20:00, parlare con il mio ufficio a New York.
22:00, andare a dormire.

Insomma, altro che la maledetta ‘vita da artista’. La giornata tipo dell’Abramovic versione quarantena sembra quella di una qualsiasi donna della sua età. Anzi, decisamente più noiosa.

Evidentemente darsi una ferrea organizzazione quasi ‘militare ‘durante le giornate di quarantena è stato un modo per dominare in qualche modo la situazione. O meglio, dominarsi per non farsi dominare dalla situazione.

In tante performance l’artista si è misurata con la costrizione della sua libertà. E anche se dava la sensazione di essere prigioniera delle sue idee, in realtà era una libera scelta attraverso la quale sfidava le sue capacità di autocontrollo. L’organizzazione maniacale della sua giornata tipo che si ripete ogni giorno come se fosse una delle sue estenuanti performance significa dettare, ancora una volta, le regole del gioco.  E una di queste è quella di continuare il suo progetto artistico attraverso le prove nel teatro di Monaco, in attesa di poter di nuovo contare sull’energia del suo pubblico:

“Più la situazione è difficile, più abbiamo bisogno di arte e cultura per sopravvivere”

 

 

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