La pandemia è diventata spesso l’ennesimo strumento di propaganda politica cui appellarsi, dal caso di dati strumentalizzati a proprio piacimento alle fake news. In America, a dare sostegno alle folli dichiarazioni del presidente Trump, spiccano uomini potenti come Tony Shafrazi (Iran, 1943), storico gallerista newyorkese.
Il 16 aprile Tony Shafrazi ha ritwittato il messaggio di un utente che aveva pubblicato un video delle proteste anti-chiusura, per motivi di sicurezza durante la pandemia da Covid-19, avvenute a Lansing (Michigan). Shafrazi, il gallerista famoso per aver vandalizzato Guernica e per aver lanciato le mostre di artisti (all’epoca ancora non così famosi) come Jean-Michel Basquiat, Kenny Scharf e Keith Haring, ha recentemente iniziato a usare il suo account Twitter per esprimere le proprie opinioni politiche. Il testo di Shafrazi che accompagna il video indica che il gallerista iraniano non stava solo appoggiando le proteste, ma si stava unendo effettivamente a loro.
Nel suo amato stile, rigorosamente in “caps lock” (lettere maiuscole) – lo stesso utilizzato per vandalizzare Guernica con la vernice spray rossa – Shafrazi ha scritto: “Assolutamente giusto! RISPETTO E FIDUCIA per LE PERSONE che, con cautela, devono TORNARE A LAVORARE perché NE HANNO BISOGNO e perché DEVONO FARLO! Far tornare L’AMERICA al lavoro, questo è il SEGNO, L’ATTO DI LIBERO ARBITRIO, LA LIBERTA’ INDIVIDUALE e LA GRANDE FEDE con cui VINCEREMO QUESTA BATTAGLIA!”
Le parole di Shafrazi, dai toni complottisti, suonano come quelle di un perfetto filotrumpiano, piuttosto che affermazioni di un personalità che per anni ha fatto parte del jet-set del mondo dell’arte.
Shafrazi, nelle ultime settimane, ha twittato e ritwittato con frequenza alcuni messaggi rivolti a “globalisti di sinistra e ai FAKE media”, accusando anche il comico, commentatore politico e conduttore televisivo Bill Maher, noto per il suo programma satirico a sfondo politico sulla HBO (Home Box Office, rete televisiva americana) di essere un sobillatore. Shafrazi ha poi ri-twittato il presidente Trump circa una dozzina di volte e ha persino fatto riferimento a una conversazione che avevano avuto negli anni ’90 quando frequentavano gli stessi circoli culturali.
Così, il 13 aprile Shafrazi twitta, sempre a lettere cubitali: ““You can DO IT TO IT & DO IT GOOD! Thank you Mr. President” (una cosa del tipo “visto che puoi farlo, fallo alla grande”! Grazie, signor Presidente). Dopo essersi nuovamente schierato a favore del divieto di immigrazione, ha ritwittato il meme pubblicato dall’attore repubblicano James Woods che suggeriva di gettare Hillary Clinton in prigione, unica promessa lasciata incompiuta. Ricollegandosi al video di Anderson Cooper (il giornalista, conduttore televisivo e anchorman di grande successo) in cui intervista Carolyn Goodman, il sindaco di Las Vegas sulla decisione di riaprire i casinò, Shafrazi accusa i “socialisti” di essere “Alarmist Panic driven FASCIST PROPAGANDA bullshit LIE used as WEAPON of Fear” (degli allarmisti che guidano una propaganda fascista menzognera e la usano come arma per seminare la paura).
Su Instagram Shafrazi è meno insistente, ma il suo comportamento sui social lascia comunque costernati sia gli artisti che i collezionisti con cui lavorava. È il caso di quello che sembrava un messaggio dall’aspetto neutro ma che ha scatenato una violenta pioggia di commenti. “[…] cerchiamo di essere più gentili” ha scritto Shafrazi, commento al quale il collezionista Andy Hall ha risposto definendo Trump un aspirante dittatore, che utilizza l’arma dell’odio e della divisione.
Di tutta risposta Shafrazi ha accusato Hall, in difesa del presidente, di essere lui a diffondere col proprio veleno l’odio e le divisioni. A pensarla come Hall è Sharf che commenta “TruckFump” (un gioco di parole per mandare il presidente Trump “a quel paese”, commento a cui il gallerista Leo Koenig e l’artista Enoc Perez hanno messo il proprio like). La battaglia di commenti si è conclusa con Shafrazi che ha risposto indignato e ironico affermando che quel tipo di commenti non fossero affatto di aiuto. E si potrebbe dire altrettanto di Shafrazi.