L’arte rende eterni i ricordi, le situazioni, le vedute, gli oggetti… Una riflessione a parte merita il soggetto dei ponti, di cui tanto si è parlato in Italia negli ultimi anni. Da quelli già celebri per la loro bellezza architettonica e per il peso della storia, alle passerelle più umili e semplici, il pennello degli artisti li ha immortalati, rendendoli luoghi famosi nel mondo intero, siti del cuore e della poesia, anche quando sono esclusivamente immaginati. L’elenco dei capolavori è lunghissimo, ne citeremo solo alcuni, secondo il gusto e una selezione personale, partendo dal contemporaneo.
Nella serie Venezia New York, a cui l’artista milanese Aldo Damioli lavora dal 1992, torna sovente il ponte di Brooklyn. Maestoso e moderno, descritto in ogni minimo particolare, sia di giorno, sia di notte, assurge a simbolo della metropoli. Come un Canaletto del XXI secolo, l’autore dipinge la Grande Mela, la città emblema del progresso, partendo dalla maniera dei Vedutisti. Certo, all’uso della camera ottica preferisce una quadrettatura appena abbozzata, mentre ai sontuosi palazzi veneziani si sostituiscono i grattacieli e le storiche galee diventano motoscafi e barche a vela. L’effetto nell’osservatore è una sorta di corto circuito, ma l’intento è trasformare il consueto in un fatto estetico.
La costruzione surrealista di René Magritte, invece, Il Ponte di Eraclito (1935), non è che un sogno, un gioco mentale e filosofico. Un’impalcatura spezzata, magicamente completata soltanto nel suo riflesso acquatico, tra realtà e illusione. Al ponte pedonale di Langlois, così chiamato in onore dell’anziano custode che ne assicurava il funzionamento, Vincent Van Gogh dedica una serie, di cui ama in particolare la versione del 1888, oggi al Museo di Colonia. L’artista osserva la scena dalla sponda sinistra del fiume, dove una lavandaia risciacqua la biancheria. Sul ponte una donna con l’ombrello, mentre più avanti avanza un calesse. Il mondo è luminoso e coloratissimo, con il blu del cielo riflesso dall’acqua, il verde dell’erba e il giallo abbagliante.
Come dimenticare il ponte giapponese di Claude Monet nella sua tenuta di Giverny (1899), dipinto in più di un’occasione? Costruito per volontà del maestro sopra le acque variopinte del suo stagno di ninfee, trionfa in un tripudio di verdi, fiori e riflessi. In Italia, nel 1884, il pittore si era interessato alla splendida curva del ponte medievale del borgo ligure di Dolceacqua. Sempre di Monet le immagini dei ponti di Charing Cross, oggi Hungenford, e di Waterloo, che risalgono al periodo londinese tra il 1899 e il 1904.
Nel Settecento, Canaletto ha ritratto gli scorci più spettacolari dei veneziani Ponte dei Sospiri e di Rialto, che si stagliano contro la luce avvolgente della città e la vita vivace e brulicante dell’epoca, il tutto immerso nell’azzurro infinito e cristallino del cielo e del mare della Serenissima. Al padre del Vedutismo, con la sua profusione di dettagli, seguono invece nell’Ottocento i vapori cromatici del romantico William Turner e nel Novecento la sintesi lirica di John Singer Sargent.