Ci sarà un B.C. e un A.C., before corona, after corona nei nostri A.D. anno domini da qui in avanti. La pandemia è una crisi sanitaria, sistemica, economica, psicologica globale che ha pervaso (anche) il sistema dell’arte e il suo mercato, con relative e logiche ripercussioni. Non sappiamo per quanto tempo saranno limitati movimenti, trasporti e spostamenti internazionali, sia delle persone che delle opere. Non abbiamo ancora idea di come e quando torneremo a girandolare per mostre, biennali, fiere e battute d’asta, perlomeno, riguardo a quest’ultime, fisicamente “in sala”, seduti con catalogo e paletta o semplicemente schiacciati nella calca sui lati o in fondo. Mentre fiere e gallerie (specialmente italiane), spiazzate dall’incombere degli eventi, provano a rincorrere soluzioni di visibilità e vetrine virtuali con proposte più o meno artigianali, le case d’asta, grazie al potenziamento degli incanti online e all’implementazione del marketing e degli strumenti digitali avviati in quest’ultimo decennio, riescono più efficacemente a tener botta alla crisi in atto.
Aspettando che ne sarà del nostro amato circo dell’arte, nelle ultime settimane abbiamo chiesto ai maggiori attori del sistema in Italia pensieri, previsioni e possibili scenari post-pandemia. Dopo aver passato al vaglio artisti, galleristi, curatori di musei e direttori di fiere, parola ora ai professionisti delle case d’asta. Appuntamento con Guido Wannenes, AD Wannenes Group.
BC, AC: prima e dopo il coronavirus. Prima domanda generale, cosa e come potrebbe cambiare globalmente il mercato dell’arte quando a settembre si proverà a tornare a una pseudo normalità (pseudo perché ancora senza vaccino). Come risponderà il mercato alla pandemia? Si ridimensioneranno i prezzi? Si spalancheranno definitivamente le porte dell’online…
Siamo convinti che il mercato dell’arte si confermerà anticiclico e che non ci sarà una particolare contrazione dei prezzi ma anzi ad una crescita legata alle collezioni che potranno uscire sul mercato. È quanto è successo nelle nostre aste di marzo – quando eravamo già all’inizio dell’emergenza COVID – che hanno registrato due world record price per Christoph Daniel Scheck (Costanza, 1633 – 1691) – con una struggente “Pietà” cesellata in avorio esitata a 350.100 euro – e Orazio di Jacopo (Bologna 1385 – 1449) – con una “Crocefissione con San Domenico e un devoto” aggiudicata a 162.600 euro – e risultati molto più alti della media: quando il mercato percepisce la qualità della proposta risponde sempre al meglio. In questo scenario, sicuramente il web diventerà centrale e tutti gli investimenti fatti negli ultimi anni troveranno piena realizzazione per garantire ai clienti le stesse emozioni di un’asta dal vivo.
Quali sono le strategie adottate o implementate dalla vostra casa d’aste? E quali strumenti digitali sono messi in campo per sopperire all’impossibilità di relazione e fruizione fisica, dal supporto ai clienti nell’acquisto e nella vendita alle piattaforme potenziate per le private sale…
Sono anni che investiamo in tecnologia e che lavoriamo per far entrare i clienti nel mondo Wannenes non solo tramite le nostre sedi di Milano, Genova, Roma e Monte Carlo ma anche e soprattutto tramite il nostro sito e la nostra piattaforma. Grazie a questi strumenti garantiamo un’offerta globale su tutti i dipartimenti, un servizio clienti sempre attivo, condition report ancora più precisi e dettagliati, tour virtuali delle esposizioni e un una galleria on line dove i collezionisti possono entrare, visionare le opere e avere tutti i dettagli necessari compresa una visione 3D. Questa crisi ci ha quindi trovati più che preparati come testimoniano i risultati del primo trimestre 2020 dove abbiamo realizzato un + 66% rispetto allo stesso periodo del 2019 e un + 172% sulle aggiudicazioni online.
Potrà cambiare il gusto passata la pandemia? Che settori potranno beneficiarne (Old Masters, Modern…)?
Prevediamo un incremento di interesse su tutti i settori dovuto al fatto che molte collezioni finiranno sul mercato e questo non potrà che creare entusiasmo e attenzione da parte di collezionisti, investitori e dealers. Potrebbe poi verificarsi un ritorno ai regionalismi perché questa crisi ci ha imposto di fermarci e di guardare non solo davanti a noi ma anche intorno. Così alla spasmodica ricerca di tutto ciò che è di gusto internazionale – trend dominante negli ultimi anni – potrebbe affiancarsi una maggiore attenzione anche verso opere più legate alle nostre radici.
Come è stato riprogrammato e riorganizzato il vostro calendario?
Abbiamo spostato il calendario da maggio/giugno a giugno/luglio, un sacrificio relativo perché la nostra stagione si prolungava già a luglio da due anni per il tradizionale appuntamento con Gioielli & Orologi a Monte Carlo. Prima di allora, nelle nostre sedi di Milano e Genova, toccheremo tutti i settori: dagli Arredi agli Argenti, dal Design all’Arte Moderna, passando per le Ceramiche, i Dipinti Antichi e del XIX Secolo, le Auto Classiche e Sportive. Un calendario ricco di proposte a conferma che Arte & Lusso non si fermano.