Com’è cambiata la vita degli artisti durante la quarantena? Come sono mutate le loro abitudini, il loro sentire, il loro lavoro?
L’aria sospesa, gli spazi dilatati, i silenzi, il fluire sordo del tempo. L’attesa pervasa di un chiarore surreale e indefinito che scandisce le vite della quarantena. Abbiamo chiesto a una serie di artisti di raccontarci lo scorrere del tempo dalle proprie case, trasformate in temporanei atelier. La vita di un artista ai tempi della pandemia.
I tempi di Elisa Muliere
Come passi la giornata, dove e come dipingi ora?
Lavoro in studio, che è una stanza della mia casa. All’inizio di questa quarantena l’ho riordinato, avevo bisogno di spazio e pulizia. Avevo tanti progetti in corso, che ho dovuto – come tutti – sospendere. Ho sentito la necessità di organizzare il lavoro daccapo, per mettere a tacere il senso di instabilità che mi è piombato addosso; perché la metodologia di lavoro degli ultimi anni, che si basa una pratica del fare immersiva e sensibile, mi era impossibile da attuare in uno stato di agitazione. Per scavare e poi riemergere, serve equilibrio. Quindi mi sono concessa dei fuori percorso. A due mesi dal lockdown, vivo oggi uno stato non voglio dire di grazia, ma di sicuro di attività molto viva.
Tempo, Spazio, Suono. Concetti ricalibrati, relativi, riformulati…
Dal 2017 la mia ricerca si basa sull’azione correlata a determinate musiche minimaliste e ritmi reiterati in maniera ossessiva. Una pratica che tocca quella meditativa se vogliamo, che ha come fine la trasposizione, attraverso l’atto creativo, di sensazioni, moti d’animo, energia – possibile solo in uno stato psicologico di armonia. Ho sospeso questa mia indagine per ora, affrontarla mi è diventato insostenibile. Ho ripreso a sperimentare spaziando tra i generi, con mezzi e materiali vari, talvolta addirittura in silenzio. Mi ha aiutato a superare l’impasse.
Leggere, scrivere, riflettere, altro…
Leggo, soprattutto poesia. Spulcio libri, saggi, riviste, racconti, passando da uno all’altro e prendendo solo brevi passaggi. Non riesco a dedicarmi alla narrativa, a lunghi romanzi. Forse anche questo è un meccanismo di difesa. Ho smesso quasi del tutto di vedere telegiornali et similia, di rincorrere dati e fare previsioni.
Siamo nel mezzo di un qualcosa di complesso del quale – personalmente –fatico a delineare la fine. Tutti alla ricerca di soluzioni, tra chi anela al ritorno alla ‘vita di prima’ e chi fa congetture e ipotesi sul prossimo futuro. Io cerco di stare fuori da questo coro; osservo, porto avanti il mio, analizzo. Non per questo priva di timori, soprattutto per quel che riguarda il nostro settore.
Prima cosa che farai quando finisce la quarantena?
Sinceramente, non ne ho la più pallida idea. Non so quale sarà la prima, né la seconda cosa che farò alla fine dell’isolamento. Ho la sensazione che non sarà un passaggio netto, ma un percorso lento di riappropriazione delle nostre abitudini, dalle piccole alle grandi cose di tutti giorni. Ho, però, tanta di voglia di viaggiare. Appena possibile, andrò a prendere un treno, per andare dove chi lo sa.