Mercoledì 20 maggio 2020 presso la Colasanti Casa D’Aste di Roma passerà sotto il martello del banditore l’opera “Martenità tradita”, il dipinto realizzato da Gina Lollobrigida nel dicembre scorso. Parte del ricavato della vendita sarà devoluto in beneficienza.
L’opera mette a nudo l’attrice e la sua amarezza nei confronti del figlio Milko e del nipote Dimitri con i quali non ha più rapporti da moltissimi anni. Questa volta non ha fatto un ritratto (nella sua casa romana ha già firmato ritratti a sanguigna di Nureyev, Giovanni Paolo II e Fidel Castro), ma un dipinto su tela essenziale, con cui ancora una volta è riuscita a trasformare il dolore in speranza. Il dipinto, tecnica mista su tela, è minimalista: una linea nera su fondo bianco, il profilo della maternità e una macchia d’oro impressa dal lancio di un sasso, che qui rappresenta lo sfregio della ricchezza, l’avidità che non rispetta nemmeno la figura materna.
Gina Lollobrigida ha rappresentato la femminilità “made in Italy” per tutta una generazione: donna forte, dai molti talenti, rimane uno dei miti del cinema nel mondo, diva senza tempo e artista a tutto tondo. È però nella pittura, nella scultura e nella fotografia che trova le espressioni della sua intimità.
La vita di Gina Lollobrigida si dispiega come una vera opera d’arte: vincitrice di una borsa di studio, ha frequentato sin da giovanissima l’Accademia di Belle Arti di Roma, dove studiava pittura e scultura. Come attrice e star del cinema mondiale, è stata diretta da grandi registi come John Huston, Renato Castellani, Mario Monicelli, Luigi Comencini e Vittorio De Sica in più di sessanta film fino ad ottenere una delle onorificenze più simboliche del cinema, una stella sulla celebre Walk of Fame di Los Angeles.
Negli anni ’70, la pittura e la scultura tornano prepotentemente nella sua vita, così come il suo nuovo amore per la fotografia. Lentamente si ritira dalle scene e si fa assorbire completamente dalle altre arti. Molto versatile nell’arte figurativa, ha prodotto un’impressionante documentazione fotografica sui molteplici aspetti della vita dell’uomo, mostrando un costante interesse verso l’infanzia. Ha frequentato artisti contemporanei come Francesco Messina, Giacomo Manzù, Ilia Glazunov, Giorgio De Chirico, Salvador Dalì, Jacob Epstein. Quando posava per loro osservava con attenzione il loro lavoro, cercando di carpire il segreto del loro talento e della loro arte.
Proprio osservando Giacomo Manzù che la ritraeva, decise di riprendere in maniera definitiva a scolpire:
È lui che mi ha comunicato l’umiltà e la passione indispensabili per scolpire”, ha dichiarato l’artista.
Per molto tempo il suo talento è rimasto nascosto, privato. Dobbiamo infatti aspettare il 2003 per vedere la prima grande esposizione delle sue opere prima presso il Museo Puškin delle Belle Arti di Mosca e poi a Venezia.