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Tutti “pazzi” per la porcellana. Enrico Caviglia (Cambi) ce ne racconta la storia, tra leggenda e realtà

Enrico Caviglia (Direttore del dipartimento “Maioliche e porcellane” della casa d’aste Cambi) ci racconta la storia di come è nata la passione per la porcellana in Europa

«Si direbbe che gli europei siano da sempre “impazziti” per la porcellana. La passione per questa materia fu nel Settecento un fenomeno di portata europea, con riflessi economici, di costume, ma soprattutto dal punto di vista artistico, e la sua storia ha dei risvolti da vero giallo. Ma andiamo con ordine.

La porcellana ebbe origine in oriente, i cinesi la conoscevano sin dall’epoca T’ang (618-907 d.c.) custodendone gelosamente il processo di fabbricazione per secoli, in Occidente si riuscì a produrla solo nel 1710. Pare che i primi pezzi siano giunti sul Vecchio Continente nel 1295, portati da Marco Polo reduce dai suoi viaggi in Estremo Oriente.

Secondo la tradizione, una di queste sarebbe il vasetto custodito nel Tesoro della Basilica di San Marco a Venezia. In realtà non si conosce quando la porcellana cinese approdò per la prima volta in Europa, ma si sa che quando gli europei videro per la prima volta una porcellana rimasero folgorati da questa materia sconosciuta, bianca, purissima, luminosa come non se n’era mai vista.

La passione scoppia nelle corti europee

A partire dal XV secolo, attraverso innumerevoli difficoltà, giunsero alle corti europee pochissime stoviglie attraverso la via della seta prima e le rotte marittime poi. Si trattava di preziosissimi oggetti pagati prezzi favolosi o doni di principi orientali custoditi nelle “camere del tesoro” dei vari regnanti della fine del Medioevo e del Rinascimento. Gli scritti di Marco Polo, la novità e la rarità di questa meravigliosa materia purissima fecero esplodere presso le corti europee la passione per questa ceramica.

Il ruolo di cui sono investite le porcellane orientali in questo momento storico, si evince osservando alcuni dipinti ove questi oggetti appaiono sempre con funzioni particolarmente importanti. Un esempio su tutti: Giovanni Bellini nel suo “Festino degli Dei” del 1514, ora a Washington, National Gallery of Art, dipinge il piatto in porcellana quale contenitore per il nettare divino.

Giovanni Bellini con Tiziano e Dosso Dossi, Festino degli dei, 1514, olio su tela, 170×188 cm, National Gallery of Art di Washington.
Festino degli dei – Dettaglio di due piatti in porcellana

Il mistero della composizione e la rarità stessa di questi oggetti esotici favorirono il nascere di aneddoti curiosi, una serie di credenze e di leggende sulle presunte qualità magiche della porcellana. Si diceva che avrebbe dovuto proteggere dal veleno oppure preservare da determinate malattie. Queste credenze non erano però completamente assurde, infatti la porcellana si altera a contatto con sostanze alcaline caustiche e la pasta estremamente compatta non favorisce l’annidarsi di batteri come avviene invece nell’impasto poroso della maiolica e della terracotta.

Alla fine del Medioevo e nei primi anni del Rinascimento, alla porcellana si attribuirono magiche virtù, esattamente come per il cristallo di rocca e le uova di grifone. S’intrecciarono anche le più fantasiose ed inverosimili ricette su come ottenere la porcellana, già nel XIII secolo, Marco Polo scrisse che per ottenerne la pasta occorreva lasciare certe terre a depurarsi all’aria per trenta o quarant’anni.

Ma cos’é in fin dei conti questa nuova materia?

Altro non é che una ceramica durissima, a pasta bianca, traslucida e compatta, resistente agli urti, alle scalfitture e al calore, impermeabile e fortemente sonora. Composta da caolino, feldspato e quarzo, che formano un impasto che sopporta temperature altissime, fino a 1500 °C.

Quando nel 1498 Vasco de Gama tracciò l’apertura della via marittima per l’India, l’arrivo di porcellane orientali in Europa si incrementò. Poi con la fondazione della Compagnia Olandese delle Indie nel 1602, l’importazione di porcellane orientali mutò radicalmente e giunsero in Europa grandi quantità di merci. La compagnia olandese, tra il 1624 e il 1657, ne importò più di tre milioni di pezzi. Questa nuova realtà commerciale contribuì ad estendere la passione per gli oggetti orientali ad altre classi sociali, così da non essere più un lusso riservato alla sola nobiltà regnante.

Ne troviamo conferma anche nella ritrattistica: ricchi borghesi e commercianti olandesi, in particolare, posano accanto a porcellane e tappeti orientali, a damaschi, a cibi esotici raffinati: status symbol della loro condizione. Con i cibi esotici, da noi giunsero anche le nuove bevande che divennero presto di gran moda: il tè, il caffè e la cioccolata. Le ciotole in porcellana ne sono l’ideale contenitore.

Willem Kalf (1619–1693)
Still Life with an oriental Rug
The Ashmolean Museum of Art and Archaeology
Photo credit: Ashmolean Museum, University of Oxford

Ma rimane sempre il mistero della loro fabbricazione. Da questo momento gli europei intensificarono le ricerche per scoprire il segreto della ricetta della porcellana, tanto gelosamente custodito dai cinesi prima e dai giapponesi poi. I tentativi in Europa rimasero senza frutto per secoli. Già verso il 1470, a Venezia, i maestri vetrai cercarono di imitare la porcellana producendo il vetro lattimo: una specie di opalina bianca.

Il Vasari, nella seconda edizione delle “Vite”, cita un certo Giulio da Urbino attivo alla corte ferrarese d’Alfonso d’Este “… che fa cose stupende di vasi di terre di più sorte, ed a quegli di porcellana dà garbi bellissimi…”. Purtroppo nessun esemplare di questa produzione é giunto sino a noi. E’ ben documentata invece la famosa “porcellana medicea” fabbricata a Firenze verso il 1580, di cui ci rimangono una quarantina di pezzi. Le ricerche volute dal Granduca Francesco I de’ Medici portarono a produrre un impasto ibrido molto simile alla porcellana.

Piatto in “porcellana dei Medici” decorato in blu su fondo bianco. Firenze, 1580 c.

Nell’arco del Seicento pare si siano fatti dei tentativi a Milano e in Piemonte, ma le notizie non sono suffragate da ceramiche superstiti.
In Francia, nel 1673, Luigi XIV concesse a Louis Poterat di Rouen una patente per eseguire “porcellane simili a quelle della Cina”. Poco dopo, nel 1677, a Saint-Cloud apparvero altre porcellane ad opera di Pierre Chicaneau. Tutti questi tentativi condussero comunque sempre alla produzione di impasti detti “porcellana tenera” simili solo apparentemente alla vera porcellana, quella cinese, la cosiddetta “porcellana dura”, che verrà scoperta poco dopo a Meissen.

L’Europa tentò di avere una produzione autonoma di porcellane proprio per sottrarsi all’emorragia finanziaria delle importazioni provocate da questa nuova passione dilagante. Augusto il Forte, principe elettore di Sassonia e re di Polonia, ne fu talmente vittima che i suoi ministri soprannominarono i cinesi e i giapponesi “le sanguisughe di Sassonia”. Questo re barattò addirittura con Federico Guglielmo I di Prussia un reggimento di dragoni contro una partita di vasi orientali. Ed é proprio ad Augusto il Forte che si deve la scoperta della ricetta della porcellana in Europa.

La scoperta della ricetta

Alla fine di ottobre del 1701, l’intera Berlino fu in preda ad un’eccitazione mai vista. Un giovane alchimista, Johann Friedrich Böttger, sembrava fosse riuscito a fabbricare l’oro. Böttger scappò da Berlino e riparò in Sassonia, ma la sua fama lo precedette: salvo dai prussiani finì nelle mani dei sassoni. Qui, Augusto il Forte sperava di rimpolpare le casse dello Stato grazie alle conoscenze dell’alchimista. Gli venne affiancato un famoso scienziato Ehrenfried Walther von Tschinhaus.

Dopo anni di costosissimi tentativi andati a vuoto, quando ormai Böttger si sentiva il cappio al collo, Tschirnhaus si rese conto dell’inutilità di queste ricerche ed orientò il giovane alchimista verso lo studio delle terre colorate. Ed é così che nel 1707, questi scoprì la ricetta del grès rosso che nel XVIII secolo venne considerata porcellana.

La tradizione ha voluto affidare al caso la scoperta della vera porcellana bianca. Si racconta che Böttger cadendo da cavallo, inzaccherò il mantello di fango bianco che indurendosi s’irrigidì. In realtà la scoperta della porcellana richiese lunghi anni di ricerche scientifiche. Il 28 marzo 1709, Böttger annunciò al re di aver inventato la porcellana bianca “di una perfezione tale che se non supera quella dell’Asia Orientale, é in ogni caso almeno equivalente”.

Infatti, poco lontano da Dresda, fu scoperta una cava di caolino che permise a Böttger di preparare finalmente la pasta per la porcellana europea. L’anno dopo, Augusto il Forte fondò a Meissen la prima fabbrica che é attiva ancora ai giorni nostri. La nascita della porcellana in Europa fu un fenomeno prioritariamente tecnico. Basti pensare alla ricerca delle terre adatte, delle mescolanze più opportune, alla costruzione dei forni per la cottura ed al relativo funzionamento.

(Asta 300 lotto 175) “Pagode” in porcellana di Böttger, Meissen, 1720 circa
Asta 373 lotto 178) Grande piatto proveniente dal primo servizio eseguito in porcellana europea che fu realizzato per Augusto il Forte a partire dal 1728. Meissen, 1730 circa

Presto però la porcellana s’impose diventando uno dei protagonisti dell’arte e del gusto del Settecento. Le nuove e molteplici possibilità di espressione che permetteva, furono intuite dai maggiori scultori del secolo. La porcellana divenne la materia prediletta per la scultura di piccolo formato, materiale più duttile che non il legno, l’avorio o il bronzo sino allora utilizzato.

(Asta 314 lotto 12) Rarissimo e importante gruppo. Meissen, 1740-1745 circa, modello di J.J.Kaendler

Non a caso, per esempio, Falconet fu direttore del reparto di scultura di Sèvres. In Italia, a Doccia, nella manifattura del marchese Carlo Ginori, alcune sculture del Permoser, del Foggini, e del Soldani Benzi furono addirittura eseguite in grandi dimensioni con risultati sorprendenti.

(Asta 373 lotto 239) Doccia, Manifattura Ginori, 1750-1765

Nelle manifatture, i maggiori artisti si occuparono pure della realizzazione di oggetti d’uso, sia per la forma che per la decorazione. I grandi servizi barocchi realizzati a Meissen vedono i pezzi di forma gareggiare con la scultura. E’ evidente che qui il servizio diventa pretesto per fare dell’arte.

(Asta 314 lotto 8) Particolare di un manico della terrina donata da Augusto III, re di Polonia ed elettore di Sassonia, ad un importante diplomatico. Meissen, 1745 circa

Benché la manifattura di Meissen fosse installata nella fortezza di Albrecht, considerata inespugnabile, e Böttger e i suoi collaboratori tenuti pressoché prigionieri per salvare i segreti di fabbricazione e non perdere il monopolio, alcuni lavoranti riuscirono a fuggire divulgando l’arcano. Già entro il 1740 si impiantarono altre manifatture: quella di Vienna e, in Italia, quelle di Vezzi a Venezia e di Doccia a Sesto Fiorentino presso Firenze.

(Asta 314 lotto 3) Rarissimo vaso a doppia parete. Vienna, 1730 circa

(Asta 300 lotto 196) Venezia, Manifattura di Hewelcke, 1761-1763

In seguito, nello spazio di pochi anni, si assisterà alla nascita di molte altre fabbriche. Un aspetto che le accomuna quasi tutte é che, nell’arco del Settecento, sono volute e finanziate da vari principi Elettori in Germania e da famiglie regnanti nel resto d’Europa.

La porcellana era dichiaratamente ritenuta “attributo necessario alla gloria ed alla dignità di un principe”, come afferma Carl Eugen del Württemberg nell’atto di fondazione della manifattura di Ludwigsburg nel 1758.

DIPARTIMENTO
MAIOLICHE E PORCELLANE ANTICHE
CAMBI CASA D’ASTE

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