In questi giorni, la Rai e la statunitense HBO hanno annunciato che si girerà la terza serie della fiction L’amica geniale. Potremo seguire le vicende di Elena e Lila secondo la sequenza dei romanzi di Elena Ferrante; quindi i prossimi episodi saranno basati sul terzo dei quattro libri, “Storia di chi fugge e di chi resta”.
Il comunicato dei produttori Rai-HBO non accenna, però, nemmeno indirettamente, alla situazione di pandemia in cui non solo l’Italia, Napoli, la Campania, il Lazio, luoghi del set dell’Amica geniale, ma il mondo intero è calato per non si sa ancora quanto tempo. Non ci sono date di inizio delle riprese, né ipotetiche messe in onda; ma si presume che il tutto non possa essere rimandato troppo in là, visto, ad esempio, che l’età delle giovani attrici protagoniste ripercorre quella descritta nei romanzi della Ferrante. Secondo la trama del terzo libro, “Storia di chi fugge e di chi resta”, le riprese dovrebbero avvenire a Napoli e a Firenze, oltre che nel Rione ricostruito appositamente in provincia di Caserta.
Non mancano i toni entusiastici anche da parte delle altre case di produzione della serie tv, Fandango, The Apartment e Wildside (parte di Fremantle), tutte con un portafoglio di film e fiction di grande successo; al momento non ci sono dichiarazioni da parte di Mowe e Umedia, realtà produttive più che consolidate, l’ultima delle quali con sede a Bruxelles.Quali soluzioni, a fronte di questi annunci trionfali, per lo svolgimento concreto della lavorazione della fiction? Come sarà possibile far recitare dialoghi, scene d’amore, litigi anche efferati, in tutta sicurezza, mentre il resto d’Italia è confinato, nel migliore dei casi, in un tran-tran fra casa e lavoro? Certo, l’occasione per far ripartire la macchina dell’audiovisivo è delle migliori: L’amica geniale è un prodotto di qualità eccellente, per il quale, nell’ultima serie trasmessa, sono stati spesi circa 40 milioni di euro; la fiction, in questo periodo, sta andando in onda negli Usa su HBO, gruppo televisivo storico statunitense di proprietà della Warner Media, società composta da Time Warner e da una delle più grandi aziende telefoniche americane, la AT&T, con sede, oltre che negli Usa e a Londra, a Torino, Roma e Milano. Prossimamente L’amica geniale sbarcherà anche in Cina, con un pubblico potenziale di oltre 250 milioni di spettatori,visto che il produttore e distributore globale Fremantle ha firmato un accordo con le tre principali piattaforme del paese, iQIYI, Youku (Alibaba) e Tencent Video.Metà del pianeta, quindi, davanti alla tv o ad altri device a vedere le belle piazze e i caratteristici vicoli di Napoli, la splendida isola di Ischia, la sabbia fine e le acque cristalline delle spiagge di Gaeta. Peccato che fra questi spettatori, tra qualche tempo, ci saremo anche noi italiani, chiusi nei nostri salotti a sognare Il Maschio Angioino e Ponte Vecchio.
Nei giorni scorsi è arrivato un altro autorevole annuncio legato al mondo delle produzioni audiovisive, quello del governatore del Lazio, Nicola Zingaretti (anche noto per essere il fratello dell’attore Luca, protagonista del Commissario Montalbano): dal 4 maggio (giorno di inizio della famosa “fase 2”) possono essere riaperti i set delle produzioni televisive e cinematografiche, a patto di seguire un protocollo i cui punti fondamentali riguardano l’uso delle mascherine per maestranze ed attori(questi ultimi ne avrebbero l’obbligo solo fuori dal set) la presenza di un medico durante la lavorazione, i tamponi prima e dopo le riprese. Tutto da confermare, soprattutto dopo gli incontri con le rappresentanze del settore che sono previsti per mercoledì 6 maggio. Ancora una volta, pur nella consapevolezza che si tratta di un settore strategico della nostra economia, sfugge l’aspetto concreto: perché sul set di una serie tv ci si bacia e abbraccia e in Campania, tanto per citare un caso eclatante, i baci e gli abbracci fino a poco tempo fa erano vietati perfino a casa propria?
Se per lavorare sul set tutto si risolve grazie a tamponi e test sierologici, lo stesso sistema si potrebbe estendere alla popolazione italiana, permettendo ai più di riprendere a vivere. Oppure quel che sfugge davvero è la prospettiva di quanto sta accadendo: siamo un popolo di futuri spettatori della vita? E non della nostra vita, come suggeriva Oscar Wilde, ma di quella che avremmo voluto fare e che invece vediamo mimata su uno schermo: strade, piazze, spiagge, rapporti umani, tutto solo guardato attraverso un vetro, per chissà ancora quanto tempo. Storie di chi fugge e di chi resta.