Gli Old Master sono sempre attuali. Prendendo come esempio una “Natura morta” di Giovanni Battista Recco, Antonio Gesino – direttore del dipartimento “Dipinti Antichi” di Wannenes – ci racconta come i dipinti antichi rimangano incredibilmente moderni
Il segreto per un rapporto privilegiato con il collezionista è condividere la curiosità di conoscenza per un artista, un genere pittorico che ha caratterizzato una o più stagioni della storia della pittura.
Competenza e passione sono valori imprescindibili per Antonio Gesino per condurre con eclettico vigore il dipartimento Dipinti Antichi di Wannenes: «L’insofferenza nei confronti delle mode, sempre più soggiacenti alla seduzione delle attribuzioni altisonanti, induce ad argomentare su una bella natura morta di Giovan Battista Recco battuta a 112.600 euro a Genova lo scorso 5 marzo (partendo da una valutazione di 8.000 – 12.000).
Genere pittorico oramai in disarmo, la “natura in posa” s’impone con difficoltà all’attuale situazione di mercato, ma in questo caso, abbiamo testimonianza che il collezionismo colto e attento alla qualità, riesce a sovvertire le parole d’ordine dettate dal glamour e a premiare dipinti oltre ogni aspettativa. Quindi, significa che la pratica della connoisseurship non è per nostra fortuna in abbandono e che ci sono non pochi appassionati in grado di leggere i testi pittorici valutandone la valenza artistica e storica.
È inevitabile rammentare la divertente satira di William Hogarth sul “tempo pittore”, polemica dettata dalla diffidenza nei confronti dei quadri anneriti dagli anni, eppure, Giovanni Battista Recco agevolato dal congenito invecchiamento delle vernici e delle preparazioni, è riuscito a condurre fino a noi la descrizione di una cucina della sua epoca.
Il pittore sembra aver preso alla lettera le parole di Caravaggio inerenti al significato di “valent’huomo” in pittura, ossia quell’artefice in grado “di esprimere tanta manifattura a fare un quadro buono di fiori, come di figure”. Verosimilmente, le parole del Merisi facevano riferimento al talento tecnico di un artista e non promuovevano il genere naturamortistico, tuttavia, la sua produzione dedita al ritrarre le cose al naturale e quindi a soffermarsi su dettagli considerati indecorosi all’arte, indusse a una inedita visione del mondo e del quotidiano.
E qui, Recco applica al meglio questa lezione, creando una regia luministica tenebrosa capace di indagare i diversi oggetti disposti sui rustici piani, evidenziando e scolpendo le forme, sagomando la granulosità dei limoni, la superficie serica degli ortaggi, delle maioliche e la consistenza dei cibi. La luce che scorre e modella, misura lo spazio scenico e prospettico, creando un fortissimo senso realistico, avvalorato dal fondale scuro che accentua la concretezza tangibile e al contempo liturgica della scena.
È con queste opere che inizia l’epopea della natura morta napoletana ed europea, una pagina sorprendente di franchezza descrittiva, capace di sovvertire la storia dell’arte e annullare di colpo le distinzioni dei generi e ai nostri giorni, di sorprendere ancora chi capisce, mentre i paladini del glamour fanno silenzio».