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My neighbors. Intervista a Donata Zanotti, che durante il lockdown ha fotografato (e conosciuto) i suoi condòmini

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La fotografia come mezzo per costruire rapporti umani nel momento in cui siamo più isolati che mai, il bianco e nero per relegare un momento difficile a qualcosa che è già memoria. A Milano, durante i due mesi di isolamento totale, Donata Zanotti ha chiesto ai suoi vicini di poterli fotografare, cogliendo l’occasione per conoscerli.

In una città come Milano, spesso chi abita nei condomìni a sei piani non ha nemmeno idea di chi occupi l’appartamento di sotto, o quello di sopra. Donata Zanotti, che nel suo ci abita da un anno e mezzo, ha approfittato del lockdown per stringere relazioni con il vicinato. Lo stesso con cui, prima d’ora, non era mai andata oltre un cordiale buongiorno nell’androne. Classe 1973, di origine bolognese, Donata Zanotti incontra la fotografia a Milano oltre 15 anni fa. Dal 2008 al 2019 frequenta l’International Center of Photography di New York. Oltre a insegnare storytelling, collabora a reportage sulla socialità e sul territorio, utilizzando il ritratto per progetti di studio comportamentale con psicologi e con le scuole. Ha esposto in diverse gallerie e partecipato a festival come Fotografia Europea e Savignano Immagini Festival.

© Donata Zanotti
Ciao Donata. Durante il lockdown, per circa due mesi, hai fotografato i tuoi vicini di casa: non solo chi abita nel tuo stesso palazzo, ma anche chi ti abita di fronte. Ci racconti la genesi di questo progetto?

Io abito da sola, perciò durante l’isolamento ho sentito il bisogno di un rapporto umano. Così ho guardato fuori, osservando gli angoli più suggestivi del mio orizzonte. Mi è sempre piaciuto il palazzo che ho di fronte, ma non lo avevo mai osservato attentamente. Durante l’isolamento ho iniziato a notare le persone, spuntavano alle finestre come pop-up. Così ho provato a parlarci, dalla mia finestra, e a conoscerle. Per quanto riguarda i vicini che abitano nel mio stesso condominio, li conoscevo soltanto attraverso un paio di assemblee, ma niente di più. Così ho cominciato a scrivere nella chat del condominio, che finora non avevo mai utilizzato, e a dar vita a queste specie di flash mob sui pianerottoli. Per me è stato un modo di cercare un contatto umano all’interno, non potendolo fare all’esterno.

© Donata Zanotti
Immagino che molti anziani non potessero essere raggiunti tramite WhatsApp. Come li hai coinvolti e che riscontri hai ricevuto?

Alcune persone le ho coinvolte suonando direttamente alla loro porta. Pian piano ho assimilato i ritmi di chi scendeva a fare qualche commissione o a buttare la spazzatura: come un segugio, sentivo un rumore e balzavo sulle scale a proporgli il progetto. Mi sono fatta aiutare anche dalla portinaia, Lucia. La mia anima emiliana, molto espansiva, mi è stata d’aiuto. Nel palazzo di fronte, invece, mi è bastato parlare a voce alta quando vedevo spuntare qualcuno. La maggioranza del vicinato si è dimostrata disponibile, ho ricevuto pochi no. Alcuni, magari, mi dicevano “Sì, ma non da solo. Fotografami con mia moglie”. Oppure c’è anche chi non era a Milano, e leggendo la proposta sulla chat del condominio mi ha detto che avrebbe partecipato molto volentieri.

© Donata Zanotti
Per quanto riguarda i vicini che abitano nel tuo stesso palazzo, alcuni sono ritratti dall’alto, altri dal basso. Alcuni ridono, altri appaiono molto seri e composti. Ci racconti il linguaggio visivo che hai scelto e perché?

Volevo fare qualcosa di poetico. Chiaramente è realistico, perché è reale. Ma ho tirato fuori dei caratteri che magari non corrispondono al carattere reale del soggetto, un po’ come se li avessi ridisegnati. Anche l’editing in bianco e nero partecipa in questo senso: non è quello che vede l’occhio, è la mia interpretazione. Non voglio dire: queste persone sono così. Ho catturato il momento per come lo percepivo io. Sono fotografa ritrattista, amo la gente. Sono abituata a relazionarmi con i soggetti che ritraggo. Molti dei miei progetti funzionano così: mi avvicino alla gente, la fermo per strada, e chiedo di poterla fotografare. È il mio approccio alla fotografia, che parte da un contatto. Non sono foto rubate, né reportage. In un periodo così pesante non me la sarei sentita di rubare degli scatti, come le persone in coda al supermercato: per me era troppo forte psicologicamente. Di solito preferisco l’obiettivo fisso, uso un 50mm, invece in questo caso ho scelto un teleobiettivo. Ho scattato con una fotocamera Olympus, che è piccola, così da rendermi il più invisibile possibile.

© Donata Zanotti
In genere fotografi a colori. Perché, in questo caso, hai utilizzato il bianco e nero?

Questo periodo per me era troppo strano ed è come se, attraverso una fotografia che sembra risalire al dopoguerra, l’avessi già confinato nel passato. Ho fatto questa scelta per sentirlo distante, per pensare di averlo già superato, dandogli una veste di diario.

© Donata Zanotti
Passare da un cordiale saluto sulle scale al coinvolgere i vicini in un progetto personale è un bel salto. Com’è cambiato il tuo rapporto con il vicinato?

È cambiato completamente. Con la signora Elena, un’anziana del palazzo di fronte, è nata una vera amicizia. Le ho chiesto di scrivermi il suo numero di telefono su un foglio e di mostrarlo alla finestra. L’ho fotografata, ho ingrandito l’immagine e l’ho chiamata. Abbiamo iniziato a parlare quasi tutti i giorni. Ieri è venuto suo figlio a pranzo e me lo ha fatto conoscere dal balcone. A Pasqua le ho portato un regalo, e lei me ne ha lanciato uno dalla finestra. Alla coppia che abita sotto di me ho comprato i confetti per festeggiare le nozze d’oro, poi gli ho dato la foto, che gli è piaciuta molto. Quando ho compiuto gli anni, alcuni vicini mi hanno portato dei regali a casa, un altro mi ha prestato la cyclette…

© Donata Zanotti
Pensi che queste nuove relazioni andranno oltre questo particolare periodo?

È un contatto. Mi sento di dire che qualcosa è cambiato, ma è tutto da vedere: non so se e quali relazioni si manterranno. Può anche essere stato solo un semplice siparietto.

© Donata Zanotti

* © Donata Zanotti

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