V-A-C Zattere rimanda al 2021 Non-Extractive Architecture, il grande progetto di Joseph Grima e Space Caviar presso la sede veneziana della Fondazione.
V-A-C Foundation (Dorsoduro, Venezia) ha deciso di rimandare alla prima metà del 2021 il grande progetto “Non-Extractive Architecture”, un’approfondita indagine sulle implicazioni materiali, sociali, economiche e ambientali della pratica architettonica del ventunesimo secolo. La ricerca, guidata da Joseph Grima e Space Caviar, prevede una mostra, una residenza e un ciclo di conferenze e sarà accompagnata da una pubblicazione in inglese ed italiano.
L’entrata in vigore del decreto che permette la riapertura dei musei offre comunque a V-A-C Foundation l’opportunità di riavviare il dialogo con il pubblico della Fondazione e di ringraziare tutta la città di Venezia, i visitatori di V-A-C Zattere e coloro che hanno seguito i progetti espositivi, in particolare chiunque abbia preso parte alle attività di DK ‘Zattere’ ’19 – ’20, costrette a chiudere con l’arrivo dell’epidemia.
“Riapriremo nel segno della solidarietà verso il contesto locale così fortemente provato”, annuncia V-A-C Foundation. Lo spazio della Fondazione ed il personale si impegneranno a lavorare insieme alla città, agli artisti, alle associazioni per aiutare Venezia a ritrovare la dimensione e la pratica della comunità. Nel 2017, dopo un rapporto già consolidato con la città grazie ai progetti realizzati nei cinque anni precedenti, la Fondazione ha aperto la sua sede permanente comunicando di aver scelto di stare a Venezia per diventare veneziani. Da quel momento l’istituzione si è sempre impegnata a dimostrare quanto la città fosse importante per loro anche e soprattutto fuori dal ritmo della Biennale.
Ogni autunno, V-A-C Foundation produce progetti sotto il marchio di DK (Casa della Cultura in russo Dom Kultury), trasformando lo spazio di V–A–C Zattere in una piattaforma di sperimentazione e offerta culturale principalmente per chi vive in città. Se l’emergenza sanitaria impone al mondo un cambio di passo, è doveroso che ogni istituzione culturale si interroghi, oggi più che mai, su come debba cambiare il modello di produzione e di consumo della cultura. “Dobbiamo riuscire a trovare nelle macerie che la pandemia ci lascerà, lo stimolo per un nuovo rinascimento. Ci sembra, quindi, inderogabile abbassare oggi la nostra voce istituzionale e metterci a disposizione della comunità nella quale operiamo. Abbiamo, pertanto, deciso di rimandare al prossimo anno il progetto di Architettura Non Estrattiva, che avrebbe dovuto inaugurare a marzo scorso. Non appena sarà reso possibile, scegliamo di aprire alla città”.
L’intento della Fondazione è quello di non occupare lo spazio con una proposta culturale elaborata da loro, bensì di utilizzarlo per attuare esperienze di collettività, per non disperdere il patrimonio di solidarietà che la tragedia ha generato. L’istituzione culturale pertanto farà un passo indietro per mettere a disposizione della città di Venezia lo spazio, l’infrastruttura, il know-how così che si possa ritrovare una modalità del vivere insieme, attraversando insieme il trauma. La Fondazione V–A–C invita Venezia a creare cultura insieme nello spazio in Fondamenta delle Zattere, utilizzando la pratica partecipativa come via maestra per sostenere il contesto locale.
Questa metodologia viene applicata a tutte le iniziative V–A–C, che si svolgono non solo negli spazi veneziani, ma anche nel futuro centro per le arti e la cultura di Mosca, il GES-2. V–A–C Zattere è il quartier generale veneziano della Fondazione (inaugurato nel 2017), con base in un edificio ottocentesco completamente rinnovato che si affaccia sul Canale della Giudecca e situato alle Zattere (lungo tratto di strada che costituisce il limite meridionale della città).
La Fondazione ha commissionato ad Alessandro Pedron, dello studio apml architetti, il compito di realizzare il più recente progetto di ristrutturazione, che ha trasformato il Palazzo delle Zattere in nuovo centro di cultura contemporanea per la città di Venezia. L’intero spazio copre una superficie di 2000 metri quadri distribuiti su quattro piani, metà dei quali destinati a spazio espositivo.
Joseph Grima è un architetto e curatore che vive a Milano. È direttore creativo di Design Academy Eindhoven e curatore del settore Design della Triennale di Milano, oltre a essere cofondatore (insieme a Tamar Shafrir) di Space Caviar, uno studio di architettura e ricerca che si occupa dei punti di contatto tra design, tecnologia, teoria critica e ambito pubblico. In passato è stato direttore di Domus e di Storefront for Art and Architecture, una galleria d’arte indipendente di New York. Nel 2014 è stato nominato cocuratore della prima Biennale di architettura di Chicago, e nel 2012 ha codiretto la prima Biennale di design di Istanbul. Nel 2019 è stato inoltre il direttore artistico di Matera capitale europea della cultura. Ha tenuto lezioni e interventi in numerose università europee, asiatiche e americane, tra cui lo Strelka Institute of Media, Architecture and Design di Mosca, ed è stato membro di svariate giurie internazionali, tra cui quella della Biennale di architettura di Venezia, diretta da Kazuyo Sejima nel 2010.