Com’è cambiata la vita degli artisti durante la quarantena? Come sono mutate le loro abitudini, il loro sentire, il loro lavoro?
L’aria sospesa, gli spazi dilatati, i silenzi, il fluire sordo del tempo. L’attesa pervasa di un chiarore surreale e indefinito che scandisce le vite della quarantena. Abbiamo chiesto a una serie di artisti di raccontarci lo scorrere del tempo dalle proprie case, trasformate in temporanei atelier. La vita di un artista ai tempi della pandemia.
I tempi di Stefano Serretta
Come passi la giornata, dove e come lavori ora?
Vivo e lavoro tutto nella stessa stanza. Disegno, prevalentemente. Lontano da casa e dallo studio mi arrangio come tutti facendo quel che si riesce. Diciamo che ho dato un nuovo senso al’espressione “sono vivo e vegeto”.
Tempo, Spazio, Suono. Concetti ricalibrati, relativi, riformulati…
Le ore sono scandite dagli stimoli basici che mi governano: mangiare, pisciare, cacare, dormire, spostando le lancette dell’orologio biologico su un fuso orario tutto mio. Lo spazio è quello virtuale dello schermo e quello reale del tavolo, superfici piatte che rendo tridimensionali con il pensiero e il lavoro. Il silenzio non esiste. Quando non ascolto la mia musica sento quella dei vicini. I cani che abbaiano. Le famiglie che litigano. I bambini che strillano. Ma soprattutto, da qualche giorno, gli operai che rifanno il tetto, esattamente sopra a dove dormo. Incredibile come in un momento di isolamento totale si riesca comunque a coltivare una sociopatia già galoppante.
Leggere, scrivere, riflettere, altro…
In generale questo momento mi ha congelato in un limbo. Il più del tempo mi limito a osservare, come un voyeur alla finestra, aspettando un qualche sconvolgimento che probabilmente non arriverà. Leggo molto poco, e scrivo quasi solamente per rispondere ai messaggi e alle mail. Ho riflettuto molto sul valore dell’arte come farmaco personale (il ferramenta sotto da me che stoicamente e in barba alle leggi non ha mai chiuso mi raccontava che ha dovuto convincersi a ordinare tele e pennelli per l’enorme richiesta che ha avuto in questi due mesi) in confronto alla presunta e probabile inutilità dell’arte contemporanea in questo momento.
Prima cosa che farai quando finisce la quarantena?
Qualche giorno fa ti avrei risposto un massaggio al collo. Poiché settimane di postura scorretta e scarso movimento mi avevano reso un rottame. Da quando hanno permesso almeno le uscite per attività sportiva ho cominciato a lanciarmi sulle colline sopra Sampierdarena che dal Cimitero della Castagna arrivano fino a Forte Diamante. Con un caro amico di sempre e compagno di disastri in gioventù ci siamo decisi a mappare tutti i forti, fortini, ruderi e cascine che puntellano le colline e sovrastano genova, come da ragazzi abbiamo esplorato tutte le fabbriche abbandonate della città.