Due giorni fa, il 19 maggio, la Galleria Borghese di Roma ha riaperto al pubblico. Lo ha comunicato la direttrice Anna Coliva, in un annuncio video pubblicato sulla pagina Facebook del museo. “Una grande opportunità”, la definisce Coliva: quella di riscoprire la vera “aura” delle opere, l’intimo rapporto tra arte e spettatore. Dal punto di vista economico la Galleria né soffrirà. Al contrario, l’esperienza di fruizione individuale saprà di certo guadagnarne.
Dopo due mesi di lockdown, la riapertura di una delle più importanti istituzioni museali italiane assume a tutti gli effetti i connotati di un vero e proprio evento. “Sotto certi aspetti un paradosso”, sottolinea la direttrice. Se da un lato si è abituati a considerare la dimensione culturale ed espositiva una realtà appartenente alla quotidianità dei cittadini, aperta alla libera fruizione di ognuno, questi ultimi due mesi hanno marcatamente evidenziato quanto l’esperienza museale non rappresenti una semplice possibilità, un’opzione da considerare, ma un privilegio da non dare per scontato. Per quanto funzionali e ben realizzati, i diversificati contenuti digitali proposti da gallerie e musei in questi mesi sono forse stati utili, tra le altre cose, anche a ricordarci questo.
Istituzione di fama mondiale, la Galleria espone permanentemente la rinomata collezione del cardinale Scipione Borghese. Al suo interno è possibile contemplare capolavori dall’incommensurabile valore storico e artistico, realizzati da maestri illustri, tra i quali Caravaggio, Canova, Raffaello, Bernini, Tiziano, Antonello da Messina. Dopo un lungo e controverso periodo di chiusura forzata, le venti sale meravigliosamente affrescate riaprono al pubblico, in vesti nuove, per certi versi più “solenni”. Privata dei grandi flussi inevitabilmente legati a turismo, gruppi e visite guidate, la Galleria Borghese sembra poter finalmente rinascere, respirare.
Le misure di sicurezza
Al fine di garantire la massima sicurezza di personale e visitatori, sono state attivate tutte le misure necessarie. In primo luogo, è previsto l’ausilio di un termoscanner per la rilevazione della temperatura dei visitatori. Con l’obiettivo di limitare il tempo di permanenza all’interno della struttura, appositi box -posizionati lungo il viale esterno- accolgono i servizi di biglietteria, guardaroba ed il bookshop. Ad ogni visitatore è inoltre richiesto di segnalare, su un apposito registro, l’orario di arrivo e la durata della visita, in modo da consentire il tracciamento dei flussi in entrata ed in uscita dalla Galleria. Il biglietto è prenotabile online selezionando uno dei turni orari disponibili, per un massimo di 80 persone ogni turno. È fissato a due ore il tempo massimo di permanenza all’interno del museo. L’orario di apertura è rimasto invariato, dalle ore 9 alle ore 19, dal martedì alla domenica. Fondamentale indossare la mascherina e servirsi del distributore di gel igienizzante, a disposizione del pubblico all’inizio del percorso espositivo. Al momento stop alle visite guidate. Bloccate anche le proposte del settore Education e la mostra temporanea “CARAVAGGIO. Il suonatore di liuto”, la cui inaugurazione avrebbe dovuto tenersi in data 29 aprile. Un cambio di programma necessario e giustificato.
Riscoprire e reinterpretare
All’interno delle sale, il numero di visitatori è prevedibilmente contenuto. Si tratta perlopiù di addetti stampa e sinceri appassionati, tanto da scegliere di visitare la Galleria il primo giorno di concreto allentamento delle misure restrittive.
A regnare è il silenzio. Un silenzio straniante, contemplativo, che riempie l’atmosfera e restituisce alle opere d’arte la solennità propria dei capolavori. Persino il ronzio delle audioguide, in sottofondo, è solo un lontano ricordo: il servizio è momentaneamente sospeso.
Con queste premesse, non è difficile immaginare perché visitare la Galleria Borghese in queste giornate costituisca un’esperienza unica anche per chi, già in precedenza, ha frequentato il museo. Le opere d’arte veicolano un messaggio che può e deve cambiare al mutare della predisposizione nei confronti delle stesse, nonché delle circostanze in cui lo spettatore agisce e pensa. Il vissuto personale accompagna inevitabilmente il visitatore nel suo percorso museale: l’arte risponde da sempre a domande che spesso non ci si accorge di porle, e permette di reinterpretare la condizione attuale e personale del singolo alla luce della più generale condizione comune di esseri umani.
In un approfondimento disponibile sulla pagina Facebook del museo la direttrice Anna Coliva analizza il Davide e Golia di Caravaggio alla luce della complessa situazione attuale, soffermandosi in particolare sul tema del sacrificio. “In questo periodo difficile stiamo sacrificando sull’altare della sanificazione e della salute il nostro benessere economico, la nostra ricchezza. Allo stesso modo gli antichi, per placare gli dei, le pestilenze e le guerre hanno offerto sull’altare quanto di più prezioso avessero: vite umane, bestiame pregiato. Noi sacrifichiamo PIL e welfare.”
Immobile di fronte all’imponenza del Davide e Golia caravaggesco, lo spettatore assiste inerme al sacrificio, alla tragedia, senza prendervi attivamente parte, impotente di fronte al fatto compiuto. È interessante azzardare un parallelismo con i mesi appena trascorsi: ai cittadini è stato chiesto di non fare, non uscire, non viaggiare. La libertà del singolo è stata “sacrificata”, sull’altare di un bene ancora più grande, quello collettivo.
Ancora, nell’opera Santi Cosma e Damiano di Dosso Dossi, commissionata al pittore per l’Ospedale di S.Anna di Ferrara, i due santi medici presentano il risultato della loro ricerca, in un’atmosfera dai connotati esplicitamente domestici. Le drammatiche circostanze relative alla situazione Coronavirus permettono, anche in questo caso, di ravvisare forti rimandi alla contemporaneità.
Puntare sulla qualità
Indipendentemente dalla situazione di emergenza attuale, la Galleria Borghese sa, da sempre, distinguersi. Prima di altre istituzioni ha riconosciuto il valore intrinseco insito non solo nella diretta esperienza culturale in sé, quanto nella qualità della stessa, in termini di condizioni di visita e fruibilità. Gli ingressi in Galleria sono da sempre contingentati e organizzati in turni di due ore. Ridurre il numero massimo di visitatori per turno da 360 a 80 costituisce un’ulteriore inevitabile precauzione, funzionale al mantenimento del distanziamento interpersonale e a consentire un’adeguata sanificazione degli ambienti.
Inoltre, per quanto riguarda l’offerta di contenuti multimediali, la Galleria Borghese ha intrapreso strade alternative a quelle battute dalla maggioranza. Si è scelto di non incentivare un’interazione forzata e un coinvolgimento esasperato degli utenti. Alla “schizofrenica” pubblicazione di contenuti digitali su piattaforme pretenziosamente virtuali, la Borghese ha preferito l’attuazione, in ottica funzionale, di un ragionato quanto semplice piano di valorizzazione della collezione permanente del museo (vero punto di forza dello stesso), principalmente tramite la realizzazione di filmati di approfondimento girati all’interno delle sale espositive. Le iniziative intraprese non hanno voluto imporre come fine ultimo il raggiungimento di obiettivi di stampo puramente erogativo e commerciale. Il museo ha voluto, pur da remoto, avvicinare a sé il pubblico, affezionato e potenziale. Non una platea “virtuale”, ma un parterre reale che auspicabilmente sceglierà di visitare, anche fisicamente, la Galleria.
In questo senso, attribuendo grande valore alla fisicità dell’esperienza museale, la Galleria Borghese non ha semplicemente riaperto, ma ha scelto di riaprire, assumendosene i relativi rischi alla luce della piena consapevolezza dei propri punti di forza.
Dopotutto, quando il grande storico dell’arte Francis Haskell elogiò la “Meravigliosa confusione della Borghese”, non si riferiva alla folla di turisti.