Print Friendly and PDF

Il dimenticato valore di Simone Peterzano: la mostra a Bergamo ne riscopre la complessità

Simone Peterzano, Venere e Cupido
Simone Peterzano, Venere e Cupido

Ricordato generalmente come “maestro” di Caravaggio, Simone Peterzano (Venezia 1535-Milano 1599) è stato ben di più. Un ottimo pittore, un grande capo bottega, una complessa personalità che ha conciliato motivi veneti e lombardi con un linguaggio caratteristico e riconoscibile.

Oggi finalmente ha il meritato riconoscimento in una bella e intelligente mostra in corso all’Accademia Carrara di Bergamo (sino al 17 maggio 2020), che nasce dopo accurati studi e si presenta con un esaustivo apparato documentario. Sessantaquattro opere, tra cui sei inediti dell’artista, capolavori di Tiziano e Caravaggio e di altri nomi di spicco, portano nel percorso di questo veneziano di origine bergamasca attivo, dopo Venezia, in Lombardia, Milano e città limitrofe. Così finalmente viene chiarito il suo apprendistato presso Tiziano – “Titiani alumnus” si definiva con orgoglio – attraverso confronti tra le reciproche opere. Vengono esaminati non solo i rapporti con Tiziano, ma anche con Tintoretto e gli scambi con altri pittori veneti. Illustrata bene l’attività milanese, i cicli di affreschi nelle chiese, i dipinti sacri e profani per collezionisti, il suo atelier. E poi i disegni, suoi e dei collaboratori, le iconografie delle opere con i riflessi della grande letteratura del tempo e infine l’eredità passata a Caravaggio, che ora appare quasi tattile.

Tiziano Vecellio, Marte, Venere e Amore

Peterzano nasce a Venezia da un padre orefice e nella Laguna compie i primi passi sino ai primi anni Settanta del Cinquecento. Guarda al maestro Tiziano, come rivela il confronto tra la sua Annunciazione del museo francese di La Fère, del 1560, e l’omonimo soggetto di Tiziano della Scuola Grande di San Rocco a Venezia. Un piccolo gruppo di Madonne e Sacre Famiglie con angeli e santi, di collezione privata, raccontano gli scambi con Veronese e la formazione di uno stile lineare, dolce, con attenzione al colore, alla luce, alle forme morbide. Nella Sacra Famiglia con san Giovannino e un angelo si notano tangenze con El Greco, che proprio nel 1567 si trasferiva da Creta nella Serenissima. Si saranno conosciuti? Probabile. Un’ipotesi da approfondire.

Lo stretto rapporto con Tiziano emerge da alcune strepitose opere profane a tema erotico. Il Concerto del museo di Schwerin del 1555-1565 con quella bella donna, dalle spalle generosamente scoperte, che canta e suona il liuto tra un flautista e un suonatore di organo, ai piedi un piccolo Cupido che legge lo spartito, si ispira ai grandi nudi contemporanei di Tiziano come Marte, Venere e Amore (con interventi di bottega) giunto da Vienna. Ma insieme a Peterzano a dipingere procaci e seminude musiciste, tra Cupidi e altre bellezze, c’erano artisti come Parrasio Micheli, Paris Bordon, Tintoretto. E Peterzano non era da meno, basta guardare la sua maestosa e sensuale Venere con Cupido e un satiro di Copenaghen per cogliere la portata del pittore e la sua originalità.

Tintoretto, Venere, Vulcano e Marte

La lezione veneta sarà fondamentale per il pittore anche dopo il trasferimento a Milano, dove si trova nel 1572 per fermarsi sino alla fine. Nella Milano spagnola, grazie alla sua bravura e all’appoggio del mercante milanese Gerolamo Legnani, l’artista ha importanti commissioni di cicli ad affresco nelle chiese cittadine, ma anche di Como, Pavia e Monza. Dipinge tele e teleri imponenti e dinamici. E, per lo stesso Legnani, il bellissimo dipinto con Angelica e Medoro, ispirato all’Orlando Furioso dell’Ariosto. Ai ricordi veneti si intrecciano in Lombardia nuovi motivi naturalistici grazie ai contatti con Giovanni Ambrogio Figino e i cremonesi Campi, Antonio in particolare, di cui è esposto un magnifico e maestoso San Sebastiano, firmato e datato 1575.

Nel 1584 il dodicenne Caravaggio entra nella bottega di Peterzano con un dettagliato contratto di apprendistato per quattro anni. E qui comincia un altro capitolo di fascino, con il ragazzo geniale che si fa le ossa in quella culla lombarda che lo distinguerà per tutta la breve esistenza. Un confronto tra le sue prime opere romane, il Bacchino malato (1595-1596 ca.) della Galleria Borghese di Roma, I musici (1597) del Metropolitan Museum di New York, e disegni e dettagli di opere di Peterzano fanno toccare con mano dove nasca il genio.

Simone Peterzano, Deposizione di Cristo

Commenta con Facebook