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È Raffaello! Clamorosa scoperta ai Musei Vaticani

La Iustitia dipinta ad olio da Raffaello La Iustitia dipinta ad olio da Raffaello Immagine da Vatica News
La Iustitia dipinta ad olio da Raffaello
La Iustitia dipinta ad olio da Raffaello, immagine da Vatica News

È proprio Raffaello! Il restauro della Giustizia e dell’Amicizia, dipinte ad olio tra gli affreschi del Salone di Costantino in Vaticano, svela l’inarrivabile genio del Divin Pittore. Probabilmente l’ultima impresa, interrotta a causa della prematura scomparsa nel 1520

Una scoperta clamorosa

In tempo di Covid-19, anche una notizia di grande importanza come quella svelata da Vatican News è passata in secondo piano. Eppure, l’attribuzione alla mano di Raffaello delle allegorie della Giustizia e dell’Amicizia – dipinte ad olio tra gli affreschi del Salone di Costantino in Vaticano – rappresenta forse l’omaggio ideale alla celebrazione dei 500 anni dalla morte dell’urbinate.

Proprio in relazione alla celebrazione di questo importante anniversario, i Musei Vaticani avevano organizzato una serie di prestigiosi eventi come la storica esposizione degli Arazzi  e la convocazione di un convegno internazionale dove rivelare al mondo questa sensazionale scoperta, avvenuta grazie all’imponente restauro iniziato nel 2015.

Purtroppo, l’emergenza sanitaria causata dal Covid-q9, ha impedito lo svolgimento del simposio. Ma presto, grazie alla prossima (ri)apertura dei Musei Vaticani, anche il grande pubblico potrà ammirare quelle che con ottime probabilità dovrebbero essere le ultime geniali sperimentazioni dell’artista.

Una scoperta di tale importanza, infatti, non può e non deve riguardare solo il dibattito tra i massimi esperti e addetti ai lavori.

La Comitas dipinta ad olio da Raffaello
La Comitas dipinta ad olio da Raffaello, immagine da Vatican News

Una storia interrotta

Per capire di cosa si tratta dobbiamo tornare indietro nel tempo, precisamente tra l’autunno 1518 e la primavera 1519. Quando il Sanzio riceve da Leone X Medici l’incarico di decorare l’Aula Pontificum Superior. La più grande delle Stanze dell’appartamento di rappresentanza al secondo piano del Palazzo Apostolico.

Come spiega il comunicato diffuso da Vatican News, “la prematura morte sopraggiunta all’età di 37 anni, dopo lunghi giorni di malattia, il 6 aprile 1520, non consentirono al Maestro di tradurre in pittura il dettagliato programma iconografico che aveva messo a punto, come documentano i numerosi disegni giunti fino ai nostri giorni. La decorazione venne infatti portata a compimento ad affresco da Giulio Romano, Giovan Francesco Penni e altri collaboratori di bottega”.

Incessantemente teso alla sperimentazione, Raffaello aveva deciso di utilizzare la pittura ad olio, tipica tecnica usata sulle tele e sulle tavole. Quindi un “olio su muro”. In cui a uno strato di colofonia (una resina naturale) applicata a caldo, è stato steso un sottile strato di preparazione bianca. Che rappresenta il supporto del dipinto, come se fosse una tela o una tavola.

Il primo ad accennare a due figure femminili dipinte ad olio nell’ultimo periodo di vita di Raffaello è Giorgio Vasari. Si tratta delle allegorie della Iustitia e della Comitas (Giustizia e Amicizia) che fanno parte del ciclo delle scene salienti della vita di Costantino raffigurate nelle grandi pareti del salone.

Sempre secondo le varie fonti, dopo morte di Raffaello, i suoi allievi decisero di optare per una tecnica meno complicata, affidandosi a  quella tipica dell’affresco. Nello smantellare la parete per applicare un nuovo intonaco, salvarono le due allegorie.

È proprio la mano di Raffaello!

In realtà, la raffinatezza tecnica delle due allegorie – che si distinguono per la cangiante bellezza anche all’occhio del non addetto ai lavori rispetto al resto della composizione – aveva già convinto numerosi critici d’arte che si trattasse del tocco inconfondibile del Divin Pittore. Tuttavia i successivi restauri avevano impedito una sicura attribuzione.

Non solo il passare del tempo dunque, ma anche alcuni restauri non proprio compatibili alla pittura originale, avevano impedito l’attribuzione a Raffaello. Nonostante le fonti storiche a sostegno di questa tesi.

Grazie ad alcune raffinate tecniche di pulitura all’avanguardia che si avvalgono dell’utilizzo di enzimi, è emerso l’inconfondibile tocco del Maestro. La scoperta, pertanto, si basa su fonti storiche e sui risultati delle analisi scientifiche.

Nonostante la drammatica situazione causata dal Coronavirus dunque, le celebrazioni dedicate al genio di Raffaello in occasione dei cinquecento anni dalla sua morte, seppur tra mille difficoltà, resistono in qualche modo alle avversità di questo surreale 2020.

Le Scuderie del Quirinale si preparano (il 2 giugno) a riaprire la grande mostra dedicata all’urbinate prorogandola fino al 30 agosto  mentre a partire dal 1° giugno, i Musei Vaticani accoglieranno di nuovo i visitatori che potranno così ammirare le due splendide allegorie di Raffaello tornate alla loro autentica bellezza.

Ovviamente l’ingresso ai Musei Vaticani sarà contingentato e dovrà avvenire secondo alcune regole di comportamento (cliccando sul link potete accedere direttamente alla pagina dedicata con tutte le istruzioni) come l’obbligo di prenotazione, l’uso della mascherina per tutta la durata della visita e la necessità di rispettare l’orario di prenotazione.

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