L’iniziativa fa parte di Cosmo Digitale, sede virtuale del Castello di Rivoli, e prevede una diretta Instagram ogni mercoledì dal 6 maggio al 17 giugno 2020 che verrà poi pubblicata il giovedì. GLASS-NOST si ispira al termine russo glassnost, ovvero trasparenza, originariamente diffuso verso la fine del Settecento per sottolineare la necessità di trasparenza dei processi legali, e ritornato nell’uso corrente negli anni Ottanta in relazione alla politica di Gorbaciov e alla sua attitudine di “discutere con trasparenza” senza nascondere le difficoltà.
La scena è molto semplice: due persone, presenti fisicamente a Torino, si trovano una di fronte all’altra, separate dal vetro della Libreria Luxemburg, che accoglie tra le mura una delle due mentre l’altra si trova oltre la vetrina, in strada. Un terzo protagonista, che non si trova nella stessa città, è collegato da remoto e partecipa virtualmente al dialogo.
L’allestimento riflette sulla condizione di isolamento focalizzando l’attenzione sulla lontananza dei corpi a causa dell’emergenza sanitaria. I partecipanti quindi dialogano in una situazione di distacco e di separazione fisica che assume una duplice valenza: se, infatti, lo schermo del telefono elimina la barriera fisica della distanza, il vetro-glass della Libreria Luxemburg separa gli interlocutori ma, al tempo stesso, li unisce grazie alla sua trasparenza.
Il progetto è nato da una proposta dello scrittore e saggista Gianluigi Recuperati, curatore della sua stessa realizzazione con Carolyn Christov-Bakargiev, Direttore del Castello di Rivoli. Si avvale inoltre della collaborazione tecnica di Faust e rientra nel programma virtuale del progetto Cosmo Digitale del Museo, curato da Giulia Colletti. Il dialogo viene quindi trasmesso su Cosmo Digitale, dai programmi social del Museo e della Libreria Luxemburg interrogando alcuni tra i più importanti esperti del contemporaneo domandando e riflettendo su cosa significhi essere, vegetare e prosperare in questo periodo.
La prima diretta ha ospitato, da remoto, l’artista William Kentridge in collegamento dal suo studio di Johannesburg ed è stata un’occasione per riflettere sul lavoro dell’artista ma anche sulla condizione attuale che ci costringe in una bolla di insicurezza e paura, ripensando alla nostra presunzione di essere eterni e all’illusione della scienza di donare eternità. L’artista ricorda come il ruolo dell’artista e la natura dell’arte siano sempre stati legati all’incertezza e al dubbio ed ora, più che mai, l’arte deve essere centrale. Gianluigi Recuperati,inoltre,pone l’attenzione su alcune righe del libro “Archivio e camera oscura” in cui nella corrispondenza tra Benjamin e Scholen si legge: “Oggi è forse addirittura la cosa giusta essere separati da un piccolo oceano quando è arrivato il momento spirituale di abbracciarsi”.
La settimana successiva l’ospite è stato Adrian Villair Rojas da Rosario in un affascinante dialogo con Carolyn, Gianluigi e Andrea Viliani. Adrian ricorda come i suoi lavori siano incentrati sui nuovi inizi e non sulla fine, puntualizzando inoltre la necessità degli artisti di non essere ingenui in questo periodo di totale digitalizzazione e di prestare attenzione al potere della rete, focalizzandosi su come non sia importante decidere se accettare o rifiutare il digitale ma concentrarsi sulle relazioni interconnesse. Viliani inoltre ricorda a Villair Rojas un momento condiviso a Documenta 13 a Kabul: Adrian per quell’edizione era a capo di un seminario presso la Kabul University e durante la prima lezione lesse una storia riguardo la fine del mondo che tuttavia, al contempo, segnava l’inizio del seminario; l’artista inoltre, tra lo stupore degli studenti, iniziò a disegnare sulla finestra dell’aula sancendo quindi un’unione tra la luce all’esterno e lo spazio chiuso in cui si trovavano. Azione il cui significato e importanza sono ora più che mai attuali. La terza ospite di questo nuovo progetto è stata Anne Imhof dopo una breve introduzione di Gianluigi Ricuperati, Bakargiev nota come la divisione in due parti dello schermo per la diretta Instagram ricordi il “Narciso” di Caravaggio, quadro che ha sempre affascinato Anne. Bakargiev ricorda come questo lavoro sia per lei una metafora del narcisismo della nostra epoca, mentre l’artista si concentra sui connotati positivi ovvero l’espressione della possibilità di vedere e conoscere l’altro dentro di sé. La conversazione continua tra Anne Imhof e Marcella Beccaria raccontando la mostra dell’artista che avrebbe dovuto inaugurare questo Maggio al Castello di Rivoli e descrivendo la performance che vedeva l’artista protagonista ad apertura della mostra.
La Christov-Bakargiev descriveva così il progetto: “GLASS-NOST si potrà vedere da casa e segnerà un passo in avanti nella definizione di una nuova normalità perché avverrà in una condizione di compresenza tra reale e digitale, spazio fisico, embodied, e spazio virtuale. Il progetto rifiuta l’idea che la cultura si possa semplicemente tradurre su piattaforme digitali e suggerisce che quando torneremo all’esperienza fisica del museo, torneremo come cyborg – chimere fantastiche con protesi tecnologiche” ora che il Castello di Rivoli ha riaperto, con nuove modalità e misure di sicurezza, potremo addentrarci in questo nuovo mondo del vivere l’arte.