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Il coraggio di ripartire. Immagini delle due mostre inaugurate a Venezia da Marignana Arte

Giulio Malinverni, Offside, 2018, oil painting and resin on canvas, 200 x 250 cm Giulio Malinverni, Offside, 2018, oil painting and resin on canvas, 200 x 250 cm
Giulio Malinverni, Offside, 2018, oil painting and resin on canvas, 200 x 250 cm
Giulio Malinverni, Offside, 2018, oil painting and resin on canvas, 200 x 250 cm

I dreamed a dream: un sogno che assume il significato di sogno della normalità, del superamento di questa tragedia che ha paralizzato il mondo. E nella project room di Marignana Malinverni by Capra

Nei due scritti di Aristotele sul sogno (‘De divinatione per somnium’ e ‘De somniis’), esso è già diventato oggetto della psicologia: non è inviato dalla divinità, e la sua natura non è divina”. In questo particolare momento storico il sogno – così delineato da Sigmund Freud nella citazione che apre il testo che introduce questa mostra – assume un significato contingente molto reale. Il sogno della normalità, del superamento di questo evento che ha paralizzato il mondo, lasciando una triste eredità di morte e depressione.

E, fra le prime gallerie d’arte italiane, Marignana Arte di Venezia fa un passo deciso, un segnale forte verso questo bisogno di tornare a vivere. Inaugurando esattamente la mostra programmata prima del blocco, ma con due mesi di ritardo: dal 21 marzo al 22 maggio. I dreamed a dream – questo il titolo – è il secondo capitolo del progetto curatoriale concepito da Domenico de Chirico. “Il contenuto di un determinato sogno mai rivelato in cui svariate immagini si avvicendano. Come la riproduzione fantastica che si compie nella coscienza del contenuto di un’esperienza sensibile o la libera elaborazione di ciò che potrebbe essere il contenuto di tale esperienza”, come puntualizza il curatore.

I dreamed a dream, views at Marignana Arte, room 1bis
I dreamed a dream, views at Marignana Arte, room 1bis

A dare sostanza a questo sogno le opere di 10 artisti diversi per storie personali e biografiche. Ma accomunati dalla pregnanza del pensiero e dalla cura dell’opera. Da Arthur Duff – che “utilizza combinazioni di parole accoppiate casualmente per creare manifestazioni verbali accidentali, potremmo dire quasi dadaiste” – a Serena Fineschi. Che “indaga sull’importanza delle relazioni interpersonali, e riflette, mediante l’utilizzo di diversi media, sulle trasformazioni che tali legami producono”. E poi Maurizio Donzelli, Aldo Grazzi, Silvia Infranco, Giulio Malinverni, Maurizio Pellegrin, Quayola, Donatella Spaziani, Marco Maria Zanin.

Ad aumentare il peso specifico di questa coraggiosa ripartenza – che documentiamo nella fotogallery – c’è la project room di Marignana Arte, dove il curatore Daniele Capra ordina un focus espositivo personale di Giulio Malinverni, con una selezione di lavori recenti su tela, velluto e ardesia. Lo sguardo di Giano – questo il titolo – “fa riferimento alla presenza, nell’opera di Malinverni, sia di generi pittorici e situazioni iconografiche che appartengono alla storia dell’arte, che di un gusto e una sensibilità verso l’elaborazione dei contenuti tipici della nostra più stretta contemporaneità”.

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www.marignanaarte.it

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