Palazzo Strozzi annuncia la riapertura di Aria, mostra dedicata a Tomàs Saraceno, e delinea i programmi futuri: Jeff Koons slitta all’autunno 2021, mentre la primavera dello stesso anni sarà dedicata ad American Art 1961-2001.
C’è bisogno d’Aria ora più che mai. Se nelle ultime settimane abbiamo avuto modo di riaffacciarci al mondo e respirare nuovamente l’atmosfera cittadina – oltretutto meno inquinata rispetto a quanto fossimo abituati – è giunto il tempo di approcciare anche le soglie dei nostri musei, tutti in graduale ma determinata riapertura. Non fa eccezione Palazzo Strozzi di Firenze, che si appresta a riaprire una delle mostre più importanti e attese del 2020: Aria, appunto, di Tomàs Sareceno. Dall’1 giugno all’1 novembre 2020 lo storico museo fiorentino concede una seconda esistenza all’esposizione dell’artista argentino, le cui tematiche ben si allineano con questa inaspettata depurazione che l’ambiente si è trovato a vivere.
Le emissioni di carbonio riempiono l’aria, il particolato galleggia nei nostri polmoni, mentre le radiazioni elettromagnetiche avvolgono la terra. Tuttavia è possibile immaginare un’era diversa, l’Aerocene, caratterizzata da una sensibilità proiettata verso una nuova ecologia di comportamento.
Polvere, ragni, piante. Questi le componenti delle visionarie installazioni di Saraceno, di nuovo a disposizione di un pubblico che si spera essere numeroso nonostante le difficoltà del momento. Arturo Balansino, Direttore di Palazzo Strozzi, conferma che il museo ha predisposto ogni misura di sicurezza necessaria e attrezzato struttura e organizzazione in modo efficiente per gestire un flusso di pubblico che si spera possa essere significativo. Se lo spettro degli ingressi contingentati e di una debole movimentazione turistica (soprattutto dall’estero) incombe inevitabilmente sulle attività e previsioni del museo, dall’altra la direzione si dice fiduciosa in virtù dell’usuale composizione del suo pubblico: circa il 40% dei visitatori annui è infatti rappresentato da sostenitori locali, fidelizzati, che ci si augura abbiano disponibilità e occasione di tornare al Museo; un altro 35% è costituito da turisti nazionali, dunque potenzialmente in grado di raggiungere Firenze con meno difficoltà; solo il restante 25%, quello rappresentato dai turisti stranieri, potrebbe verosimilmente venire a mancare.
Risulta ovviamente prematuro ipotizzare stime sulle perdite, ma possiamo immaginare che siano e saranno ingenti, come per molte alte realtà del territorio e non solo. Considerando solo i mancati introiti causati dall’interruzione della mostra di Tomàs Saraceno e gli esborsi necessari per prorogarla e predisporre delle alternative online, il direttore Balansino ha parlato di 1 milione di euro di danni. Una ferita che Palazzo Strozzi proverà a risanare con coraggio.
Programma 2021: American Art 1961-2001 e Jeff Koons
Particolarmente ambizioso, infatti, il programma che l’istituzione fiorentina ha in mente per il 2021. Dovendo considerare il 2020 come un anno di transizione, il Museo pensa già al successivo con due mostre di livello internazionale.
La prima, programmata per la primavera dell’anno nuovo, è una vera novità: American Art 1961-2001, unisce le testimonianze dell’arte americana negli ultimi quarant’anni del secolo scorso. Da Andy Warhol e la Pop art a Matthew Barney e il postmoderno, l’esposizione affonda con qualità e piglio inedito in un periodo la cui storicizzazione, almeno dal punto di vista artistico, è ancora in divenire. Per questa ragione la mostra, organizzata in stretta collaborazione con il Walker Art Center di Minneapolis, intende inserirsi in una rilevante operazione di ricerca.
La seconda mostra è forse ancora più attesa della precedente, se non altro per il posticipo inevitabile che ha subito: Jeff Koons. Shine, prevista inizialmente per il 2020, slitta infatti all’autunno del prossimo anno. Una mostra senza precedenti in Italia che prosegue sull’importante percorso internazionale e contemporaneo che Palazzo Strozzi ha già intrapreso con successo (pensiamo solamente a Marina Abramovic e Ai Weiwei). Un’attesa che non può che accrescere la curiosità di vedere le splendenti sculture di uno dei più importanti (e cari) artisti contemporanei dialogare con gli spazi rinascimentali del Museo.
Rimane da definire nel dettaglio ciò che accadrà tra novembre 2020 (quando terminerà la mostra dedicata a Saraceno) e la primavera 2021. Se sicuramente questi mesi saranno in parte dedicati al disallestimento di Aria e una fisiologica pausa dall’attività espositiva, dall’altra ci aspettiamo che, soprattutto in vista del periodo natalizio, qualche iniziativa verrà attivata.