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Please I Can’t Breathe: le ultime parole di George Floyd scritte in cielo

Please
Jammie Holmes’s “They’re Going to Kill Me (New York City)” (2020).Credit…Courtesy of the artist and Library Street Collective

La protesta dell’artista Jammie Holmes per l’uccisione di George Floyd si è alzata in cielo e non sulle strade. Mentre nella città di New York, sabato 30 maggio alle ore 12:30, i cittadini si raccoglievano in protesta a Battery Park City – quartiere di Manhattan – un piccolo aereo fendeva il cielo, lasciandosi la Statua della Libertà alle spalle e proseguendo specchiandosi sul fiume Hudson. Dietro l’uccello meccanico si gonfiava uno striscione che riportava le ultime parole di Floyd prima della morte: “They’re going to kill me” (mi stanno uccidendo).

George Floyd, lo sappiamo, è stato ucciso dall’agente di polizia Derek Chauvin, mentre era sotto la custodia del dipartimento di polizia di Minneapolis (la città principale dello Stato del Minnesota) il 25 maggio. Da quel fatidico lunedì, dalla città di Minneapolis si è diffusa una protesta sempre più violenta in tutto il paese.

Holmes ha diffuso il suo messaggio di solidarietà in cinque città americane, ogni volta cambiando il testo degli striscioni.

“Please I Can’t Breathe” (vi prego, non riesco a respirare) solca il cielo di Detroit. “My Stomach Hurts” (mi fa male lo stomaco) passa sopra Miami. “My Neck Hurts” (mi fa male il collo) sopra Dallas, riunita in una protesta pacifica. Nel cielo grigio di Los Angeles riecheggia “Everything Hurts” (tutto fa male).

Holmes’s “A Self Portrait of an Artist on Narrow Street” (2019).Credit…Courtesy of the artist and Library Street Collective

Jammie Holmes (Thibodaux, Louisiana, 1983) è un artista emergente di colore di Dallas. I suoi lavori raccontano l’odierna storia di vita di molte famiglie nere del profondo sud. Dopo aver assistito alla brutale scena del poliziotto Derek Chauvin col ginocchio premuto con forza sul collo di Floyd, inerme e supplicante sull’asfalto, si avvicina alla Library Street Collective, una galleria di Detroit che da aprile rappresenta l’artista. In 48 ore Holmes riceve l’appoggio finanziario della galleria.

L’artista ha affermato di aver voluto utilizzare per il suo “atto di coscienza sociale e protesta” i classici aerei con striscioni che vengono comunemente utilizzati nell’area in cui vive, per pubblicizzare tornei di golf o proposte di matrimonio. Eventi dunque finanziati sempre da persone ricche.

Holmes in his studio in Dallas. In the background, “Box Fan Heroes” (2019) and “Mama Raised Me” (2020).Credit…Emery Davis, courtesy of Library Street Collective

Essere neri in America è il tema principale nelle tele di Holmes. Cresce a Thibodaux, città nota per il massacro avvenuto nel 1887 quando dei vigilantes bianchi hanno trucidato decine di lavoratori agricoli neri in sciopero. “Quei corpi sono sepolti sotto le case in cui viviamo” – dice Holmes – “Quel sangue è nel terreno, quindi quel posto non è cambiato”.

Si descrive come un “bambino arrabbiato” che ha iniziato a dipingere per fuggire dalla realtà, disegnando ritratti o nature morte per decorare i biglietti di auguri di compleanno o per la Festa della Mamma. Successivamente inizia a ritrarre figure nere in scene di vita quotidiana, circondate da astrazioni grafiche e strisce di colore. In “Mama Raised Me” (2020), sua madre, sorridente e vestita di rosso siede su un divano beige accanto ad un ventilatore.

Dietro di lei una emoticon sorridente, una casa stilizzata, qualche schizzo di colore bianco e la frase barrata “We Happy Here” (qui siamo felici). “Endurance” (2020) ritrae Holmes mentre taglia i capelli a suo fratello minore davanti ad un pannello floreale. L’artista afferma di aver voluto inserire i fiori dietro le loro figure, in modo da attenuare “il nero in loro”. “Sono un metro e ottanta, barbuto e coperto di gioielli e tatuaggi. Volevo che sembrassimo più sicuri. È triste che dobbiamo vivere così. Per questo chiedo sempre: quando potremo vivere come te?”.

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The artist’s “Forgive Us” (2020).Credit…Courtesy of the artist and Library Street Collective

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