Tra le numerose attività di questa Fase due che hanno potuto finalmente riaprire al pubblico ci sono anche i musei. Non tutti hanno potuto e/o voluto farlo dal primo giorno di via libera (lo scorso 18 maggio): le restrizioni e le nuove regole d’accesso impediscono un ritorno alla normalità. Ogni istituzione si è dovuta così adattare ai necessari parametri governativi per garantire una fruizione sicura dei propri spazi e delle proprie opere. Ma non è solo il distanziamento sociale la sfida dei nostri musei, molti altri aspetti dovranno essere ripensati, ricalibrati, cambiati. Ne abbiamo parlato con Carolyn Christov-Bakargiev, direttrice del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e della Fondazione Francesco Federico Cerruti a Torino.
Com’è stato finalmente riaprire il museo al pubblico lo scorso 19 maggio? Prime impressioni e feedback dalla ripartenza.
È stato molto bello ed emozionante riaprire il Museo, con i suoi grandi spazi che constano sia della Residenza Sabauda, realizzata su progetto di Juvarra nel XVIII secolo, che anche di vasti spazi all’esterno e dei giardini. Inizialmente abbiamo avuto pochissimi visitatori, il primo giorno 18, ma il numero è cresciuto costantemente fino a 180 visitatori.
Come si può ripensare l’idea di accessibilità? Come cambierà il rapporto tra museo e fruitore? Come sono organizzate le “nuove” visite nel suo museo? Come saranno rimodulati gli spazi e il percorso espositivo?
Il Museo è stato ripensato come uno Slow Museum. Il Piemonte, con Carlo Petrini, ha inventato lo Slow Food grazie al quale siamo noti in tutto il mondo e adesso al Castello di Rivoli lavoriamo a un progetto di Slow Museum. Il numero dei visitatori è certamente diminuito per poter offrire il distanziamento fisico necessario alla tutela dal contagio, di conseguenza abbiamo un visitatore ogni 40 metri quadri con un massimo di 96 visitatori nell’edificio principale del Museo, mentre è soltanto di 6 visitatori nella molto più piccola Villa Ceruti che ospita la Collezione Cerruti. La Manica Lunga del Castello al momento è chiusa e riaprirà in autunno. Ogni persona deve restare a 2 metri di distanza dagli altri visitatori, fatta eccezione per il proprio nucleo familiare, ma può stare fino a 3 metri e mezzo di distanza perché il rapporto tra visitatori è appunto uno ogni 40 metri quadri. Il flusso dei visitatori, come da indicazioni della Regione Piemonte viene direzionato, per cui abbiamo inserito della segnaletica precisa che indica un itinerario stabilito. Tutto ciò è stato realizzato in modo naturale perché l’edificio juvarriano permette con grande facilità la creazione di percorsi da seguire. Relativamente alla grafica non abbiamo voluto usare uno stile autoritario ma ci siamo serviti della metafora musicale, attraverso l’utilizzo di leggii per gli spartiti, sui quali abbiamo posizionato le diverse frecce per l’orientamento, come a dire che la visita è molto piacevole seguendo uno spartito. Quindi ne risulta che più che degli ordini si tratta di eseguire una musica. Ci sono delle regole sanitarie alle quali attenersi anche nel bookshop, per esempio gli oggetti vanno maneggiati con i guanti. Inoltre, dato che le mascherine stanno diventando oggetti da collezione, nel bookshop si possono acquistare delle mascherine brandizzate con il logo del Museo.
La nostra caffetteria è aperta con il dehor, quindi i visitatori possono godere anche di un’amabile sosta. Le visite guidate con le nostre guide che si chiamano Artenaute, sono state incrementate e si svolgono utilizzando un sistema tecnologico tale da permettere loro di stare lontane dalle persone a cui si rivolgono. Le visite, che prima erano previste solo il sabato e la domenica, adesso si svolgono in tutti i giorni di apertura, da giovedì alla domenica e sono un’esperienza che possiamo definire di conversazione e di dialogo, non di unilaterale descrizione delle opere. Chi invece vuole visitare da solo il Castello può usufruire delle audioguide gratuite registrate che si trovano sul nostro sito. Per utilizzarle non è necessario eseguire il download di una app, basta andare sulla home page del sito dove si può scegliere tra il circuito sul tema della Residenza Sabauda oppure il circuito sull’arte contemporanea, o entrambi. Abbiamo potenziato anche le visite all’esterno, dei giardini e delle opere esterne all’edificio, tra cui un bellissimo Pistoletto, un lavoro molto importante di Luciano Fabro e uno di Pier Paolo Calzolari, un’opera sonora di Max Neuhaus, e una di Susan Philipsz oltre al bellissimo albero di Giuseppe Penone, allestito di fronte alla facciata dell’edificio nel 2019. Per la festa della Repubblica abbiamo inoltre restaurato l’opera Cinquantasei nomi di Marco Bagnoli, una fontana colorata molto poetica che si aggiunge al parco delle sculture. A pochi minuti di distanza dal Castello di Rivoli si trova inoltre Villa Cerruti, anch’essa ha spazi con giardino e una bellissima collezione, visitabile esclusivamente con la con la guida. La navetta che collega il Castello di Rivoli e Villa Cerruti, anziché portare 12 persone al momento ne trasporta 6 e vengono eseguite delle attività di igienizzazione ad ogni uso.
Tutte le nostre visite possono essere prenotate on-line ma, nel caso in cui rimangano alcuni posti liberi, i biglietti si possono acquistare anche senza prenotazione. Poiché non tutte le persone sanno destreggiarsi con i mezzi digitali, abbiamo creato un ingresso apposito, separato da quello utilizzato dai visitatori che hanno prenotato on-line. All’entrata del Museo c’è un termoscanner, sia per il personale che per i visitatori, per rilevare la temperatura corporea; se questa risulta superiore a 37.5° C non è possibile accedere al Museo e si viene invitati a recarsi dal proprio medico. Anche la comunicazione visiva per spiegare il comportamento da osservare nel Museo è fortemente sostenuta, sia grazie a un video appositamente realizzato dall’artista Irene Dionisio sia attraverso l’utilizzo di altri supporti digitali e cartacei. Sostanzialmente la visita è un’esperienza bella, rilassante, sicura e piacevole sia nei nostri ampi spazi interni che esterni.
Meno numeri, più valore. Meno quantità, più qualità. Radicalizzazione sul territorio e rapporto con la comunità di cui fanno parte. Come sarà il nuovo museo d’arte (sia in senso lato che in senso stretto della sua istituzione)?
Il nuovo Museo, essendo uno Slow Museum, ha certamente meno visitatori di prima, però non si tratta di visite occasionali, del cosiddetto mordi e fuggi bensì di persone interessate davvero a questa esperienza. Certamente all’inizio saranno visitatori locali, di Torino o del Piemonte, poi dell’Italia e successivamente si tornerà anche a ricevere visitatori dall’estero. Il nostro Museo è particolarmente famoso a livello internazionale ed è fatto di appassionati d’arte che arrivano dall’Australia, dal Giappone, dalla Cina, o da Buenos Aires specificatamente per visitare il Castello di Rivoli, perché è uno dei musei d’arte contemporanea più famosi al mondo. Inoltre con la Collezione Cerruti, che contiene importanti opere che spaziano dal tardo medioevo al contemporaneo è diventato anche una visita cult, un must per tutta una serie di turisti che vengono per vedere capolavori come il bellissimo Modigliani, i quattro Picasso, i numerosi Kandinsky, il Renoir, oppure le opere di Pontormo, Gentile da Fabriano e molti de Chirico: si tratta della collezione con più de Chirico che esiste al mondo, ce ne sono dieci concentrati nella sala da pranzo.
Abbiamo una collezione strepitosa e spesso le persone che vengono a trovarci lo sanno,quindi questa esperienza risulta di approfondimento. Possiamo anche parlare di un approfondimento degustativo, perché abbiamo la fortuna di essere stati il primo Museo al mondo con uno chef stellato della guida Michelin, che è il nostro Davide Scabin. Anche lui sta preparando un nuovo tipo di ristorante, più accessibile e che utilizzerà ampiamente lo spazio del dehor, quindi molto sicuro e piacevole. Credo inoltre che il Castello di Rivoli sia anche una meta che si visita in base ad altri percorsi per esempio sulla via della Sacra di San Michele, all’imbocco della Val di Susa, oppure prendendo l’autostrada in poco tempo si arriva ad Alba e alle Terre del Barolo: molte persone passano dalla famosa Cappella vicino ad Alba che i collezionisti, la famiglia Ceretto, ha fatto dipingere da Sol LeWitt un artista contemporaneo che è nella nostra collezione.
Si può fare tour gastronomico o enogastronomico con l’arte, andando da Rivoli verso il Cuneese, per esempio con le mostre che il Castello di Rivoli organizza in autunno nella chiesa di San Francesco a Cuneo e nella chiesa di San Domenico ad Alba. Andando nella direzione opposta, si può visitare il parco di sculture di Giuseppe Penone, un progetto del Castello di Rivoli realizzato nei giardini della Venaria molti anni fa. Ci sono diverse traiettorie e il Castello si trova proprio al centro di una rete di luoghi da visitare.
L’utilizzo della comunicazione digitale e della condivisione di progetti online è stato cruciale, ma è parso altresì evidente che la fruizione fisica delle opere, degli ambienti, delle architetture non è in alcun modo sostituibile. Come possono essere integrate al meglio questi due livelli in modo che le specificità del digitale siano sfruttate come una ulteriore proposta museale?
Noi eravamo già all’avanguardia nell’uso del digitale come Museo, tanto è vero che appena è iniziato il lockdown abbiamo potuto aprire il Cosmo digitale che è una vera e propria sezione digitale del Museo; è uno spazio che ospita opere d’arte che non sono documentazioni, ma opere fatte appositamente per essere fruite tramite il proprio cellulare o il proprio laptop, opere acustiche, opere video, immagini, realizzate dagli artisti proprio per questo tipo di esperienza.
Il Castello di Rivoli non considera questa sede come una documentazione della propria collezione, che comunque a livello digitale esiste e si trova sul nostro sito insieme alle schede sulle opere appartenenti alla collezione stessa, ma come un’esperienza da fare la sera da soli: i brevi video di Giuseppe Penone o i brevi video di William Kentridge sono particolarissime opere realizzate per spazi di meditazione, spazi di solitudine. L’esperienza corporea è, diciamo, alternativa alla sede digitale ed è molto importante perché noi crediamo nella sensualità.
In conclusione noi teniamo moltissimo all’esperienza vitale, sensuale, sensoriale dell’arte nella visita reale, però intendiamo anche proseguire con il Cosmo digitale e con l’ampliamento di tutto quello che offre il digitale, anche l’estensione del nostro archivio su tutte le opere, dati, questi, che non sono fruibili dalla visita reale, mentre per la Collezione Cerruti stiamo anche pensando, vista la ristrettezza dell’ambiente, a delle visite a 360°virtuali.
Il governo sembra un essersi un po’ dimenticato delle istituzioni e dei professionisti del mondo dell’arte nonché degli artisti. L’attenzione è sempre parsa più rivolta al mondo dello spettacolo. Ritiene che si sia fatto abbastanza per aiutare anche il complesso e variegato panorama museale e i relativi lavoratori? Dal suo punto di vista, di cosa ci sarebbe bisogno?
Il mondo dello spettacolo ha bisogno di fondi più consistenti; l’opera lirica, il teatro, e soprattutto il cinema hanno bisogno di fondi più ingenti in generale, per cui è normale avere prestato una particolare attenzione a quei settori. Ciononostante, il mondo dell’arte, i musei, i lavoratori dei musei e chi produce la cultura contemporanea, cioè gli artisti, sono stati molto colpiti durante questa pandemia e ci sono state perdite gravissime.
Certamente gli artisti che lavorano come liberi professionisti non hanno potuto fare mostre, non hanno potuto essere seguiti dai loro galleristi, vendere e produrre opere e di conseguenza si tratta di una situazione grave, in cui il governo deve intervenire. Il Decreto Rilancio prevede dei sostegni per le istituzioni museali statali e non statali, quindi se tutto questo verrà implementato con giustizia, con correttezza e con il rispetto delle reali necessità potrà funzionare. Adesso stiamo aspettando di capire le modalità per poter chiedere e ricevere questi sostegni a compensazione delle perdite. I sostegni ai musei d’arte contemporanea sono anche aiuti agli artisti perché siamo noi che commissioniamo le opere d’arte site-specific legate a un contesto, legate un luogo, attraverso i curatori.
Quindi non serve assistenzialismo all’artista, serve in effetti la possibilità di mettere in condizione tutti i musei, le fondazioni e le gallerie di produrre e di commissionare opere d’arte. Se ciò accadrà e potremo usufruire di questi fondi senz’altro noi commissioneremo opere d’arte e questo sarà un aiuto agli artisti; senza tutto ciò è chiaro che non potranno lavorare quest’anno in Italia.