Come volevasi dimostrare. Lo sapevano tutti, l’avevano auspicato tutti, almeno le persone con un briciolo di sale nel cervello. Si attendeva solo la conferma ufficiale dalla Svizzera, è arrivata stamattina. Art Basel, la più importante fiera d’arte al mondo, ha deciso di annullare l’edizione 2020, l’edizione numero 50, a causa della pandemia da Coronavirus.
In un primo tempo l’evento, previsto inizialmente per giugno, era stato spostato a settembre (dal 17 al 20 con preview operatori il 15 e 16). Ma niente, inutile continuare l’agonia del posticipare, temporeggiare, aspettare il miracolo dal cielo. Arrivederci al prossimo giugno, precisamente dal 17 al 20 giugno 2021. La decisione è stata presa “in stretto contatto con un ampio ventaglio di galleristi, collezionisti, partner ed esperti esterni”, hanno spiegato oggi gli organizzatori della manifestazione che dal 1970 si svolge annualmente a Basilea, in Svizzera. E poi, come abbiamo già scritto più e più volte negli scorsi articoli, chi mai si sarebbe preso il rischio di un investimento potenzialmente a perdere? Mettere decine se non centinaia di migliaia di euro per partecipare a una fiera per forza di cose “locale”, senza platea americana, asiatica, mediorientale, e con un altissimo tasso di incertezza (e relativa paura) serpeggiante su ogni fronte possibile. La cancellazione della kermesse è certamente la soluzione più saggia. Poche storie.
La palla passa ora a miart, l’unica fiera internazionale prevista per settembre, all’inizio del mese. Si parla di un’edizione ridimensionata, nazionale… ma lo ripetiamo, ha proprio senso farla?
Sull’annullamento di Art Basel. Troppa incertezza, stupido e inconsapevole un salto nel buio del genere. Fattori decisivi per l’annullamento sono stati i rischi per la salute e la sicurezza di tutti gli interessati, i rischi finanziari per gli espositori e i partner, gli ostacoli ai viaggi internazionali e il fatto che il contesto normativo delle grandi manifestazioni in Svizzera non è ancora regolamentato.
La situazione era chiara fin da tempo, noi l’avevamo raccontato oltre un mese fa qui: