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La nuova normalità dei musei. Intervista a James Bradburne, Pinacoteca di Brera

James Bradburne James Bradburne
James Bradburne
James Bradburne

Tra le numerose attività di questa Fase due che hanno potuto finalmente riaprire al pubblico ci sono anche i musei. Non tutti hanno potuto e/o voluto farlo dal primo giorno di via libera (lo scorso 18 maggio): le restrizioni e le nuove regole d’accesso impediscono un ritorno alla normalità. Ogni istituzione si è dovuta così adattare ai necessari parametri governativi per garantire una fruizione sicura dei propri spazi e delle proprie opere. Ma non è solo il distanziamento sociale la sfida dei nostri musei, molti altri aspetti dovranno essere ripensati, ricalibrati, cambiati. Ne abbiamo parlato con James Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera, riaperta giusto due giorni fa, il 9 giugno.

Com’è stato finalmente riaprire il museo al pubblico? Prime impressioni e feedback dalla ripartenza.

Ci siamo tutti commossi – i primi visitatori, la squadra, io. Il sistema di prenotazione funziona molto bene, e la gratuità, il nostro regalo alla città, piace a tutti.

Come si può ripensare l’idea di accessibilità? Come cambierà il rapporto tra museo e fruitore? Come sono organizzate le “nuove” visite nel suo museo? Come saranno rimodulati gli spazi e il percorso espositivo?

E’ un argomento che merita di essere smontato. Innanzitutto, la capienza della Pinacoteca è stata più che dimezzata, e invece di un totale di visitatori alla volta, dobbiamo anche limitare e segnalare la capienza di ogni singolo spazio. Dall’altro lato questa nuova fruizione rende la visita più preziosa, magica, trasformativa. Inoltre, dato che ogni utente deve prenotare online, questo ci permette di offrire vari elementi in preparazione della visita da scaricare. In questo modo il pubblico arriva già incuriosito. Il percorso non è cambiato tanto, a parte la chiusura delle piccole sale per la questione del distanziamento, e l’obbligo di seguire un percorso a senso unico.

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Meno numeri, più valore. Meno quantità, più qualità. Radicalizzazione sul territorio e rapporto con la comunità di cui fanno parte. Come sarà il nuovo museo d’arte (sia in senso lato che in senso stretto della sua istituzione)?

Ovviamente tutti noi dobbiamo sviluppare un piano aziendale meno vulnerabile, più agile, e cercare nuove fonti di ricavo. Non è detto che dobbiamo contare più sul sostegno pubblico, anzi, se avessimo più autonomia, possiamo immaginare una riduzione. Comunque il 2020 sarà una grande sfida, ed è quasi impensabile che possiamo evitare perdite importanti. Però, con un lavoro intelligente e lungimirante possiamo sperare di mettere il nuovo piano aziendale a posto entro tre anni.

L’utilizzo della comunicazione digitale e della condivisione di progetti online è stato cruciale, ma è parso altresì evidente che la fruizione fisica delle opere, degli ambienti, delle architetture non è in alcun modo sostituibile. Come possono essere integrate al meglio questi due livelli in modo che le specificità del digitale siano sfruttate come una ulteriore proposta museale?

Credo che la chiave sia infatti di separarli chiaramente, per offrire un’esperienza online ricca e interattiva, e un’ esperienza nel museo che porta l’oggetto opera d’arte al centro, in modo da non mescolare più la presenza di digitale e reale nel museo, come non possiamo mettere il reale online.

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Il governo sembra un essersi un po’ dimenticato delle istituzioni e dei professionisti del mondo dell’arte nonché degli artisti. L’attenzione è sempre parsa più rivolta al mondo dello spettacolo. Lei ritiene che si sia fatto abbastanza per aiutare anche il complesso e variegato panorama museale e i relativi lavoratori?

Secondo me, dobbiamo aiutarci l’uno l’altro. Stiamo lavorando su collaborazioni con il Piccolo Teatro, La Scala, per il teatro, la danza – tutte realtà culturali minacciate dell’impatto della crisi COVID. Per quanto riguarda i musei e le biblioteche, avremo bisogno di sostegno immediato per coprire le inevitabili perdite di introiti, e assicurarci che soprattutto le biblioteche non siano minacciate di chiusura. Ma non possiamo dimenticare che il nostro compito non è ricostruire il mondo come era pre-COVID, ma immaginare un nuovo mondo migliore.

James Bradburne
James Bradburne
06-Il-primo-allestimento-della--Pinacoteca-di-Brera-sala-21
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