Intellettuale e poeta visionario, Ezra Pound ha supportato Mussolini e aderito al Nazifascismo. Ma chi ancora ne sfrutta il nome esacerbandone l’ideologia, come Casa Pound, conosce realmente il suo pensiero?
Lo scorso 4 giugno un giudice per le indagini preliminari di Roma si è finalmente mosso nei confronti di sedici esponenti di Casa Pound. Sono indagati per odio razziale e per l’occupazione abusiva del palazzo in via Napoleone III, proprietà dello Stato e ora sotto sequestro. Questo meritevole atto giudiziario era in sospeso dal 2003. Inutile e lacunoso il mantra a commento rivolto ai media dal leader Di Stefano: “È un attacco politico”. A nessuno è venuto in mente di chiedergli se non si trattasse anche di un attacco “culturale”, considerando che da alcuni decenni il suo movimento si fregia del nome del poeta americano Ezra Pound, uno tra i più importanti e stimolanti protagonisti dell’Ermetismo del secolo scorso. Ma queste ragazzette rabbiose e questi camerati rapati a zero, dai bicipiti virili e ampiamente tatuati che abbiamo visto in televisione, lo sanno chi era?
Il profilo di Ezra Pound è quello di un intellettuale visionario fuori dal tempo e dalla storia. Ha prodotto in inglese un importante corpo lirico. I suoi Cantos sono di un seducente ermetismo. Riteneva che la scomparsa delle regole medioevali che definivano i rapporti fra la nobiltà e il mondo contadino, e quindi del messaggio poetico della cultura Provenzale – perfettamente integrata in quel contesto sociale – rappresentasse un incolmabile vuoto dello Spirito. Dichiarandosi di fede sincretista, aveva introiettato due antiche culture filosofiche e spirituali, che considerava salvifiche per la corrotta società occidentale. L’espressività lirica dei poeti della Provenza e quella del teatro giapponese Nō rappresentavano per lui la purezza assoluta; la prosa, al contrario, era una costruzione artificiale. Ezra Pound conosceva la lingua giapponese, aveva curato un’antologia di testi Nō, e scriveva liriche utilizzando gli ideogrammi. Inoltre, della filosofia cinese, aveva fatto sua la forza sacrale e immanente di Confucio, per il quale l’uomo si eleva praticando un percorso di purificazione.
Chiuso ostinatamente nel suo microcosmo, ha fatto del male solo e soprattutto a se stesso, infettando la sua creatività con l’adesione al Nazifascismo, convinto che rappresentasse la purezza in chiave politica. Ne ha condiviso il feroce antisemitismo; odiava il popolo ebraico, in quanto dedito all’usura, e quindi alla più ripugnante fra tutte le impurità; il suo pregiudizio comprendeva, ovviamente, anche il mondo finanziario americano. Ha vissuto più in Europa che negli Stati Uniti e considerava l’Italia suo paese d’elezione. È stato fortemente attratto dal carisma di Mussolini; durante la guerra, ha parlato più volte alla radio italiana, elogiando i paesi dell’Asse, e deplorando l’intervento americano; come ultimo approdo, ha aderito alla Repubblica di Salò.
A mio avviso, chiuso com’era nei suoi deliri, non ha compreso i motivi per i quali, alla vigilia della Liberazione, i partigiani lo abbiano arrestato e consegnato al comando dell’esercito degli Stati Uniti, vicino a Pisa. Accusato di alto tradimento, per tre settimane è stato rinchiuso in una gabbia all’aperto nel campo prigionieri delle forze alleate in Italia. Le condizioni erano orribili e indegne; dormiva per terra, e faceva i suoi bisogni in un contenitore, davanti a tutti. In quella cella Pound ha composto una gran parte dei Canti pisani, forse il suo capolavoro. Ha potuto scriverne solo una parte – carta e matita gliele aveva procurate un sorvegliante impietosito; il resto lo ha redatto a mente e memorizzato. Trasferito in America è stato poi processato e condannato all’internamento in un ospedale psichiatrico, date le sue condizioni mentali sempre più nebulose. Nel1958, considerato non pericoloso, è stato rilasciato e ha potuto tornare in Italia.
Ritornato ad essere un intellettuale errante, tra Venezia, Rapallo e Zoagli, ha infine raggiunto a Trento la figlia e il genero fino alla sua morte, nel 1972.
Nel 1968 Pier Paolo Pasolini lo ha intervistato per una trasmissione della RAI. I due poeti si sono perfettamente intesi. Entrambi avevano rimpianti per l’antico mondo contadino.