Tra le numerose attività di questa Fase due che hanno potuto finalmente riaprire al pubblico ci sono anche i musei. Non tutti hanno potuto e/o voluto farlo dal primo giorno di via libera (lo scorso 18 maggio): le restrizioni e le nuove regole d’accesso impediscono un ritorno alla normalità. Ogni istituzione si è dovuta così adattare ai necessari parametri governativi per garantire una fruizione sicura dei propri spazi e delle proprie opere. Ma non è solo il distanziamento sociale la sfida dei nostri musei, molti altri aspetti dovranno essere ripensati, ricalibrati, cambiati. Ne abbiamo parlato con Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Presidente Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.
– Com’è stato finalmente riaprire il museo al pubblico? Prime impressioni e feedback dalla ripartenza.
Il 18 maggio, giorno di riapertura, è stato indimenticabile: persone di tutte le età hanno scelto di tornare alla vita sociale con una mostra, riscoprendo il contatto vivo con le opere. Grazie ai contenuti online, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo in questi mesi è sempre stata aperta, raggiungendo un pubblico nuovo, oltre a quello più conosciuto e fidelizzato. Proprio in questi giorni, molti visitatori stanno entrando per la prima volta in Fondazione, come racconta una bellissima mail che ci è giunta da poco. “Mi sono permessa di scrivervi perché tengo a raccontarvi in queste poche righe la mia prima esperienza alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, il primo luogo di aggregazione dove ho scelto di recarmi dopo il lockdown di questa dannata pandemia. Ho voluto portare con me anche i miei genitori, grandi amanti di musei e cultura in generale, ma da sempre poco propensi e cauti nell’avvicinarsi all’arte contemporanea ed è stata un’esperienza meravigliosa. Ho amato molto le opere di Berlinde de Bruyckere ma ancora di più, devo dirlo, l’eccellente accoglienza del personale che si è dimostrato super disponibile già in fase di prenotazione: cordiali e pronti ad accogliere tutti i visitatori nel pieno rispetto delle norme vigenti post-coronavirus”.
– Come si può ripensare l’idea di accessibilità? Come cambierà il rapporto tra museo e fruitore? Come sono organizzate le “nuove” visite nel suo museo? Come saranno rimodulati gli spazi e il percorso espositivo?
Grazie alla lunga esperienza con la mediazione culturale, introdotta nel 2002, ogni visita in Fondazione è un’esperienza riflessiva che ben si adatta al carattere di “Aletheia”, l’antica parola greca che allude alla verità come atto di scoperta e di svelamento e che intitola la bellissima personale di Berlinde De Bruyckere (prorogata fino al 12 luglio). Le visitatrici e i visitatori sono accolti ogni giorno dalle mediatrici culturali, secondo un approccio che da sempre privilegia la dimensione del piccolo gruppo e la partecipazione, in un dialogo fatto di domande e scambio di opinioni, suscitato dalle informazioni sulla mostra, le opere, gli artisti e ora naturalmente anche sulle norme di sicurezza, il segno più evidente dell’esperienza traumatica che abbiamo attraversato e che continuiamo a vivere nella quotidianità. Sono regole che applichiamo scupolosamente, nel segno della responsabilità e dell’ospitalità. L’accessibilità è uno dei nostri valori costitutivi: parte dallo spazio fisico e dall’architettura per estendersi al concetto più ampio di diritto di tutti alla cittadinanza culturale, con particolare cura per le persone vulnerabili. Oggi in Fondazione si fa ingresso attraverso la prenotazione, necessaria per garantire la compresenza in mostra di non più di quindici persone. Tra giugno e luglio, si svolgerà un percorso che abbiamo ideato per le persone afasiche seguite dalla Fondazione torinese Carlo Molo. Si intitola “Via di uscita” e, attraverso appuntamenti online e al museo, utilizza le opere d’arte contemporanea per accompagnare il risveglio del corpo e dell’immaginazione, la riconquista, in sicurezza, di uno spazio di socialità. Il 2 luglio avrà luogo la speciale visita in mostra concepita per persone con disabilità visiva, supportata da una mappa tattile scaricabile dal nostro sito. Nei prossimi mesi daremo molta attenzione anche alle famiglie con bambini, abitualmente accolte nelle Domeniche a loro dedicate. Il nostro Dipartimento educativo ha progettato il “Take Away Family Kit”, un nuovo strumento per esplorare le mostre e gli spazi della Fondazione. Grazie a mappe che invitano all’attività, distribuite in formato cartaceo imbustato o scaricabili nella versione web app gioco tramite QRC, l’arte entra ed esce dal museo, accompagnando genitori e figli in mostra, al parco, a casa, in vacanza.
– Meno numeri, più valore. Meno quantità, più qualità. Radicalizzazione sul territorio e rapporto con la comunità di cui fanno parte. Come sarà la “nuova” Fondazione?
La sicurezza sanitaria sta cambiando i comportamenti e le abitudini dei visitatori. Da sempre, in Fondazione, siamo impegnati nel coinvolgimento del pubblico di prossimità e delle comunità locali. Da sempre il museo fa leva su una rete di contatti costruiti nel tempo, da quelli istituzionali, alle associazioni, alle scuole, alle famiglie, ai singoli. Come tutti gli anni, e a maggior ragione in un anno così difficile, la Fondazione propone nei mesi di giugno e luglio l’”Attività per i centri estivi”, un’occasione importante per bambine e bambini, ragazze e ragazzi ai quali proponiamo di ritrovarsi in modo nuovo e consapevole e di sperimentare attraverso l’arte e il disegno. Lavoreremo con loro in micro gruppi e all’aperto, nel giardino pubblico davanti alla Fondazione, uno spazio che ci darà l’opportunità anche per dialogare con i nostri vicini e per costruire nuovi rapporti.
Intanto, continuiamo a implementare i contenuti sul sito e sulle piattaforme social, con il proposito di mantenere vivo e aperto il contatto con il pubblico nazionale e internazionale e stiamo progettando committenze digitali specifiche, mostre e programmi e-learning.
-Il governo sembra un essersi un po’ dimenticato delle istituzioni e dei professionisti del mondo dell’arte nonché degli artisti. L’attenzione è sempre parsa più rivolta al mondo dello spettacolo. Lei ritiene che si sia fatto abbastanza per aiutare anche il complesso e variegato panorama museale e i relativi lavoratori? Dal suo punto di vista, di cosa ci sarebbe bisogno?
Il Comitato Fondazioni Arte Contemporanea che presiedo dal 2014, in aprile ha lanciato un appello a Dario Franceschini, Ministro per i Beni e le Attività Culturali. Con questo appello, abbiamo auspicato che l’arte contemporanea sia considerata un settore strategico all’interno della governance culturale italiana e sia pertanto inserita tra i destinatari delle agevolazioni, dei sostegni e dei contributi oggetto della legislazione speciale in via di emanazione. In particolare, concordiamo con tutte quelle proposte che sollecitano l’attivazione di specifiche misure di sostegno alla liquidità per le Imprese Culturali, indipendentemente dalla loro forma giuridica, l’estensione dell’Art Bonus ai privati e di misure di detraibilità quali forme di sostegno ai consumi culturali.
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino
Berlinde De Bruyckere. Aletheia
1 novembre 2019 – 12 luglio 2020
info@fsrr.org
www.fsrr.org