La Gulbenkian, imparentata con il celebre collezionista d’arte e petroliere Calouste, arrestata per una doppia accusa di furto. Oggetti, Andy Warhol e Yayoi Kusama
Che sta succedendo al mercato dell’arte? Sembra che i mesi di stop imposti dalla pandemia abbiano sì rallentato quando non del tutti bloccato scambi e vendite, aste e fiere, ma abbiano per contro lasciato spazio alle operazioni illecite. Oppure, più verosimilmente, gli investigatori hanno avuto più tempo per affinare e finalizzare le proprie indagini. Fatto sta che da qualche giorno non facciamo che dare notizia di sequestri o arresti.
La scorsa settimana ha fatto rumore la notizia dell’arresto di Inigo Philbrick, il giovane mercante d’arte scomparso nel nulla qualche mese fa dopo lo scoppio di uno scandalo su opere dal valore di 20 milioni di dollari. Giusto ieri – con un contesto ben diverso – vi raccontavamo del sequestro a Livorno di immobili e opere d’arte per un valore di 2 milioni di euro, frutto di una ipotizzata truffa assicurativa.
Ora l’obbiettivo torna a guardare alla scena internazionale, con la notizia dell’arresto a Lisbona di Angela Gulbenkian, collezionista e mercante tedesca. Che in realtà si chiama Angela Ischwang, ma ha cambiato il suo nome quando ha sposato Duarte Gulbenkian, pronipote del celebre collezionista d’arte e petroliere britannico-armeno Calouste Gulbenkian.
Stando alle notizie trapelate, la Ischwang era coinvolta due accuse di furto. Una mossa da un mercante d’arte londinese – sul nome c’è riserbo – per una stampa di Andy Warhol, da lei acquistata ma mai pagata. Sulla seconda vicenda torna un singolare parallelo con il caso Philbrick: visto che entrambe le situazioni ruotano attorno alla stesso artista, Yayoi Kusama. Al dealer arrestato a Vanuatu viene infatti contestata la gestione di una “Infinity Room”. Alla tedesca il consulente Mathieu Ticolat contesta di non aver mai consegnato una “Pumpkin sculpture”, sempre dell’artista giapponese, per la quale ha pagato 1,4 milioni di dollari.