A Belfast, in Irlanda del Nord, oltre duemila murales raccontano la storia di un popolo spaccato a metà. Ma dopo aver parlato di guerra, questi dipinti a cielo aperto possono diventare simboli di pace? La risposta nel reportage di Arte in italiano.
Principale attrattiva turistica della città, a Belfast i murales colorano le pareti e ricordano al mondo il suo passato burrascoso. Nati come forma di protesta collettiva, si sono diffusi negli anni ’60, durante il periodo dei Troubles, il conflitto nordirlandese in cui hanno perso la vita oltre tremila persone. Dal 1998, con la firma dell’Accordo del Venerdì Santo, l’Irlanda del Nord è una delle quattro nazioni costitutive del Regno Unito ma ha ampi margini di auto-governo, cooperando sia con la Repubblica d’Irlanda che con il governo britannico.
Eppure, i murales continuano a rispecchiare le due anime della città, nonché del paese: il fronte repubblicano nazionalista, composto dai cattolici, sostenitore di un’Irlanda del Nord indipendente, e il versante lealista, protestante e unionista con il Regno Unito. La maggiore concentrazione di murales si trova nel Gaeltacht Quarter, vero e proprio campo di battaglia durante le tensioni politiche. I murales repubblicani hanno da sempre affrontato questioni politiche, eventi storici o leggende irlandesi mentre i lealisti ripropongono immagini militaresche a dimostrazione di un senso di fedeltà alla corona britannica.