10 A.M. ART presenta la mostra Marina Apollonio. “Dinamiche Virtuali”. Visitabile sul sito della Galleria dal 25 giugno al 30 luglio, l’esposizione raccoglie i principali cicli di lavori dell’artista appartenente al Movimento Cinetico.
Spesso si fatica a considerare l’Arte Cinetica come un’espressione artistica a tutti gli effetti. Sarà forse per via della sua inclinazione al movimento, che scuote la ieratica immobilità del dipinto o della scultura; oppure è dovuto all’anaffettiva mancanza di sentimento, che la porta lontano dalle romantiche temperature a cui la pratica artistica è avvezza; o, ancora, non le viene probabilmente perdonato un innegabile ammiccamento al mondo scientifico, consolidato tanto nello studio che nella realizzazione di molte opere optical.
Poi però, superato l’inganno iniziale, si inizia prendere confidenza con la natura di uno stile artistico che, forse chiarendo ulteriormente le perplessità, prende proprio spunto da questo suo intento generale: comprendere l’ambiguità delle apparenze. Consci – o almeno vicini ad acquisire consapevolezza – possiamo allora iniziare a trarre qualche considerazione maggiormente critica e contestualizzata sull’Arte Cinetica, realizzando come spesso questa, a dispetto dell’errata sensazione iniziale, riesca a pieno titolo a inserirsi in qualsiasi discorso artistico. Per esempio, analizzando linguaggio e intenzioni, è impossibile non notare una certa affinità con l’Impressionismo. Siamo certamente distanti sul piano dell’espressione tecnica, eppure d’altro canto è innegabile una comune visione volta all’indagine della percezione. La ricerca dell’effetto visivo, l’analisi della luce, la variazione della percezione di un elemento a seconda del contesto luminoso (pensiamo per esempio a Monet che ha dipinto la Cattedrale di Rouen 31 volte in diversi momenti della giornata), la prospettiva di intendere il reale oltre l’immediato percettibile. Un altro punto di vista, altrettanto valido, può indurci a collocare l’arte cinetica sul percorso dell’Astrattismo come passaggio chiave nell’espulsione dell’immagine, del simbolismo, dell’espressione intima e personale. Potremmo intenderla, in definitiva, come una strada verso la purezza formale. L’Arte Cinetica non attinge da un immaginario comune, ma da un ricombinabile alfabeto di forme geometriche.
Dove può condurre una prospettiva di questo tipo ce lo può dire, per esempio, Marina Apollonio, il cui percorso artistico viene ricostruito da 10 A.M. ART. L’occasione è la mostra online Marina Apollonio. “Dinamiche Virtuali”, visitabile nella Viewing Room della Galleria dal 25 giugno al 30 luglio. L’esposizione virtuale si configura come un compendio dei principali cicli di lavori dell’artista, realizzati dal 1964 ad oggi: le opere in alluminio, le Gradazioni su tela, le Dinamiche Circolari, i Rilievi a Diffusione Cromatica e le recenti Dinamiche Ellittiche e Fusioni Circolari. Prima di immergerci nell’elicoidali ribaltamenti delle opere di Apollonio, lasciandoci anche solo suggestionare dai titoli dei suoi cicli operativi, notiamo subito una propulsiva inclinazione al movimento – dinamiche, diffusione, circolari – che introduce l’intenzione della sua opera di ribaltare l’approccio statico dell’arte classica.
In questo senso, ovvero quello di arte anti-classica, è effettivamente possibile considerare le sperimentazione ottiche e cinetiche distanti dal comune senso artistico. Questa considerazione è tanto applicabile al momento della creazione – Marina Apollonio, per l’appunto, riassume nei suoi lavori un complesso studio dondolante tra arte e scienza, calibrato su una seduzione visiva ricercata, intessuta nelle trame dell’inganno ottico e del gioco percettivo – quanto in sede di fruizione – l’osservatore è infatti chiamato a spingere il proprio impegno oltre lo sforzo visivo, prestandosi a un coinvolgimento più ampio dei sensi. Caleidoscopici pattern, battiti effimeri, immagini pulsanti, illusioni paradossali, visioni distorte dello spazio. Queste sono solo alcuni dei riconoscibili segni di un alfabeto rigoroso ma allo stesso tempo imprevedibile. Prendiamo, a titolo esemplificativo, Dinamica Circolare 6B Ruotato 4 II. L’opera è chiaramente frutto di un ragionato sistema di movimenti opposti e alternati, ma che ad ogni modo sembrano vivere di un’astuta autonomia, in grado di strappare l’occhio di chi lo guarda e trasportarlo in una dinamica ulteriore.
Il segreto per apprezzare appieno l’Arte Cinetica risiede forse proprio qui: essa tramite i suoi labirintici effetti ottici è capace di trascinare l’osservatore in una dimensione che trascende l’esperienza sensoriale. Non è mai facile descrivere condizioni di questo tipo, di certo è meglio esperirle, ma sforzandoci di farlo potremmo immaginare un profondo e completo coinvolgimento di tutti i sensi, in ultima istanza di tutto il corpo; un abbandono così completo che nel suo ipnotico avvolgerci può trascinarci via dalle sponde del reale per condurci sui lidi di una riflessione ulteriore. Non male per uno stile considerato anaffettivo (spesso, dobbiamo dirlo, anche dagli artisti cinetici stessi).
Un’eloquente dimostrazione di questo la troviamo in una delle opere più celebri di Marina Apollonio, forse la più celebre in assoluto. Ci riferiamo all’installazione a pavimento che l’artista presentò nella mostra The Illusive Eye presso El Museo Del Barrio di New York nel 2016. Sempre giocando sulla polarità bianco-nero, tipica del suo stile, Apollonio ha installato Spazio ad Attivazione Cinetica 6B sul pavimento di una stanza dalle pareti scure (la riproduzione dell’opera è anch’essa presente in mostra). L’opera consiste in una composizione di cerchi concentrici decentrati, di 5 metri di diametro complessivo. Camminandoci sopra i cerchi sembravano oscillare e spiraleggiare in vertiginosi effetti ottici. Una totale immersione, fisica e mentale. Questo richiede l’Arte Cinetica per essere compresa appieno, o se preferiamo è questo che l’Arte Cinetica dovrebbe fare per comunicare al meglio: ottenere il completo abbandono dei sensi, una feconda resa meditativa.
Una nota di merito nei confronti di questa mostra online: a differenza di altri esempi vissuti in queste settimane, l’Arte Cinetica, soprattutto per via del suo carattere dinamico, meglio si presta all’esposizione virtuale rispetto ad altri generi artistici, inevitabilmente sofferenti nella gabbia digitale. Certo, installazioni come Spazio ad Attivazione Cinetica 6B meriterebbero la compresenza dell’osservatore. Ma di questi tempi non possiamo che accontentarci. E accontentarci in questo modo è un lusso.